Ieri sera è stato presentato nella sede del FAI a Milano il nuovo libro di Fulvio Ervas: Si fa presto a dire Adriatico, edito da Marcos y Marcos. Sul piccolo palco a dialogare con l’autore c’era Annamaria Testa, mentre ai tre attori Fabrizio Bianchi, Matteo De Blasio e Daniele Turconi della compagnia Quelli di Grock è stata affidata la lettura di alcuni brani dell’ultima indagine dell’ispettore Stucky.
Alla domanda “Perché un insegnante si mette a scrivere?” Ervas ha risposto di essere un professore di chimica e biologia con la passione per la lettura. Si considera un lettore forte e si sente la testa piena di tutto quello che legge, costituito per l’ottanta per cento da testi di saggistica e solo in piccola parte da narrativa. Cerca di capire la realtà che lo circonda e poi di “scaricare file” di quanto ha letto. La sua scrittura nasce dunque come tentativo di mettere ordine e considera i suoi romanzi “surrogati” di quanto scrivono i grandi scienziati, alle prese con i misteri della natura.
E il suo ispettore? Perché l’ha creato mezzo persiano e mezzo veneziano? Da anni conosce un iraniano che è diventato col tempo il suo migliore amico: fin dall’inizio l’ha colpito la sua estrema cortesia e Stucky è stato un modo per omaggiarlo. Ha anche voluto far digerire ai suoi concittadini trevigiani (Ervas, originario di Venezia, vive in un paesone alle porte di Treviso) due rospi per loro altrettanto indigesti: i “foresti” (gli stranieri) e i Veneziani.
Per scrivere i suoi libri Ervas si alza molto presto alla mattina: segue il ciclo del sole e andrebbe sempre a letto appena l’astro tramonta. Di mattina ha le idee migliori che poi nel pomeriggio mette per iscritto, andando avanti e indietro dall’orto senza però cambiarsi le ciabatte, con grande disappunto della moglie. “Ma le idee stanno nelle ciabatte, non nella testa!” ha scherzato lo scrittore.
La storia si sviluppa mentre la scrive, non ce l’ha in mente ben chiara fin da subito. “È come se scrivendo tu percorressi la tua storia” commenta l’intervistatrice chiedendogli poi come è nata l’idea di questa nuova avventura dell’ispettore Stucky che finisce in un campeggio per nudisti, accompagnato dal fido cane Argo.
L’idea era di raccontare il lato B dell’Adriatico, un puzzle di paesi e popoli a pochi chilometri di distanza ma per noi quasi ignoti. La guerra è stata scandita per lui dal rombo dei caccia che partivano, con cadenza regolare, ventiquattro ore al giorno, dalla base militare a pochi passi da casa. Il territorio è fortemente presente nei suoi libri, ma in questo ha voluto ampliare l’orizzonte, anche dal punto di vista storico. La pirateria a cui si dedicano i pescatori chioggiotti rinverdisce un’antica tradizione adriatica, anzi mediterranea.
Ervas ha poi raccontato la genesi del suo precedente libro, Se ti abbraccio non aver paura, che ha riscosso un enorme successo, e svelato l’origine dell’ispettore Stucky: il primo libro è stato una sfida con se stesso. Fu l’incendio della De Longhi con il lungo silenzio dell’azienda sui pericoli per la salute dei cittadini dei fumi fuoriusciti a convincerlo a scrivere la seconda storia. Adesso per Stucky è arrivato il momento di andare in vacanza. Ma il lavoro lo raggiungerà anche in Croazia.
Saul Stucchi
Fulvio Ervas
Si fa presto a dire Adriatico
Marcos y Marcos
336 pagine, 17 €