A partire dallo scorso 19 luglio, per tutta l’estate, il quotidiano La Nuova Sardegna pubblica la rubrica “PHOTOMOLESKINE – Appunti Visivi dalla Sardegna Contemporanea”. L’artista multimediale Gianluca Vassallo (classe 1974) realizza un doppio ritratto (con la macchina fotografica e con una penna che tanto assomiglia a uno scalpello) di “imperterriti interpreti della possibilità di costruire opportunità che nascono da un approccio globale anche sull’Isola”. Parole sue. L’Isola è ovviamente la Sardegna e le opportunità sono di genere squisitamente culturale. Ho scoperto per caso la rubrica e subito mi ha conquistato. Ecco l’intervista che Vassallo ha gentilmente concesso ad ALIBI Online.
Com’è nato il progetto PHOTOMOLESKINE?
È nato per completare il percorso iniziato con il documentario Hope: Le nuove migrazioni, ovvero portare a termine un ragionamento complesso su cosa esprime oggi l’Isola, dentro e fuori i suoi confini. Ma già al secondo giorno di lavoro, si è trasformato in qualcosa di più intenso e impegnativo: una vera e propria mappatura di cosa vuol dire “cultura contemporanea” in Sardegna, grazie alla straordinarietà degli incontri, alla profondità degli scambi e al fatto che si è reso evidente il bisogno, degli artefici del presente, di entrare in comunicazione tra loro, seppur con la diffidenza, un misto di invidia e rispetto, tipiche delle caratteristiche dei sardi.
Come hai scelto le persone che ritrai nelle tue foto?
Avevo una numero sostanzioso di persone in mente, una quarantina circa, che a loro volta mi hanno segnalato esperienze interessanti, protagonisti silenti del rinnovamento dell’Isola. Ma, tra questi, l’incontro con Cristiana Collu, direttrice del MAN (Museo d’Arte della Provincia di Nuoro) – (vedi immagine qui sotto, ndr) ha messo in moto relazioni che hanno reso più interessante la direzione del messaggio, il significato del lavoro complessivo. Ad oggi ho incontrato sessanta persone circa tra cuochi, artisti, musicisti, scrittori, utopisti e uomini comuni. Il progetto finito ne conterrà novanta circa, in una varietà, per me prima di questo “viaggio” impossibile da mappare, fatta di storie straordinarie, di incontri che stanno tracciando la mia vita.
Ogni giorno pubblico una foto e un testo breve sul Blog dedicato e sulla Nuova Sardegna, per lasciare a chi sta seguendo il progetto, la possibilità di godere di una esperienza quotidiana, che non bruci in una singola fruizione un lavoro così complesso. Tra l’altro va dato onore al giornale che con una scelta di grande coraggio, e offrendomi una libertà editoriale rarissima oggi in Italia, ha sfidato se stesso e il suo pubblico, innovando i contenuti di un giornale che di certo non ha necessità di mercato di essere diverso.
Quali sono state le reazioni delle persone che hai fotografato?
In verità sono tutti stranamente contenti. E dico “stranamente” perché le mie fotografie non puntano a esaltare il lato estetico delle persone. Io cerco più di tirare fuori una storia, quando c’è. E nonostante questa scelta di “invecchiare” un po’ le persone o, a mio avviso, di restituirle così come sono, il riscontro è sempre estremamente positivo perché è come se i fotografati ritrovassero in quello che vedono una parte nuova di loro stessi.
Come scrivi i profili, la parte testuale che accompagna ogni ritratto fotografico?
Un po’ tutto quello che faccio come artista parte dalla parola. In questo caso c’è un la parola viva in relazione all’immagine e l’immagine è costruita per rendere “leggibile” il testo: ogni foto, ogni volto per me deve mettere in crisi il rapporto tra osservante e osservato. I protagonisti del mio lavoro, difatti, guardano in macchina quindi, in ultima analisi, negli occhi e nella vita di chi li osserva. Questo rapporto di crisi serve a rendere comprensibile, ad un livello altro della lettura, un testo che è fatto esclusivamente di sensibilità, senza nessuna pretesa di una narrazione realistica.
In buona sostanza il mio lavoro non vuole restituire al lettore il profilo di un personaggio. Quanto più la possibilità di messa in relazione.
Quali sono, invece, le reazioni da parte dei lettori, del blog e del giornale?
Sto ricevendo moltissime email. A volte mi è un po’ difficile starci dietro, ma rispondo a tutti coloro che si prendono la briga di scrivermi, per ringraziare dell’attenzione che mi offrono. Le reazioni sono molto positive e per me è interessante e inquietante al contempo perché il consenso mi fa sempre pensare alla velleità. In questo caso mi rendo conto che il consenso deriva dal fatto che la fotografia ha in sé linguaggio universale, fatto di più livelli di fruizione, in cui ciascuno può trovare uno spazio di bellezza.
Una curiosità: mi puoi spiegare l’espressione “con buona pace della tradizione” con cui concludi la presentazione del progetto sul tuo blog?
Diciamo che è un po’ la provocazione alla base di tutto il mio lavoro. Io non credo affatto che la tradizione sia un male. Ma penso che venga proposta sempre in una chiave retorica, mai come strumento di comprensione del presente e di costruzione del futuro.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sono moltissimi. Una mostra a Porto Cervo presso lo Showroom Kenzo Maison, dal titolo Celebrities, un viaggio tra i potenti del mondo visti con un certo cinismo. Ho un progetto editoriale su New York: un reportage fotografico che sarà in libreria, spero a settembre. La produzione di 12 video d’arte dal titolo Metafilms (un’anteprima è già visibile sul sito www.gianlucavassallo.com).
In ultimo il progetto PhotoMoleskine diventerà un libro curato da Sonia Borsato, per la casa editrice Soter, strettamente legata al Museo Fotografico “Su Palatu” di Villanova di Monteleone.
Intervista a cura di Saul Stucchi
Ultima modifica: 8 agosto 2011
DIDASCALIE:
– Gianluca Vassallo
– Cristiana Collu ritratta da Gianluca Vassallo
– Maria Lai ritratta da Gianluca Vassallo
Il sito di PHOTOMOLESKINE