L’accoglienza è spettacolare. Una teca posta di fronte alla porta d’entrata della mostra Animali e faraoni, visitabile fino al 23 agosto al CaixaForum di Madrid, ospita alcuni uccelli impagliati, come un falco pellegrino, un imponente grifone, un ibis, un gufo, un’anatra e un’oca, ma anche un intruso: un Mormyrus Kannume o più comunemente Pesce-elefante (noto anche come Pesce di Ossirinco, ma la città prese il nome proprio dal pesce dal “naso aguzzo”).
Arrivano in prestito dai musei di Scienze Naturali di Barcellona e della stessa capitale spagnola. Quasi tutto il resto, invece, proviene dal Louvre di Parigi e dalla sua sede distaccata di Lens. Parliamo di oltre quattrocento reperti, ovvero un immenso, variegato e affascinante “zoo” selezionato dai curatori per raccontare la strettissima relazione tra il popolo dell’Egitto e i suoi compagni di vita animali.
Attraverso la prima teca si ha una visione, parziale ma intrigante, della sala alle sue spalle, caratterizzata da gigantografie che riproducono l’ambiente egiziano, fatto di deserto e vegetazione nilotica.
Gli animali erano onnipresenti nella vita e nella cultura degli egizi (e per certi aspetti tuttora lo sono in quella dei loro discendenti) e il percorso espositivo è stato pensato per raccontare ai visitatori tutte le declinazioni possibili di questa coabitazione.
I reperti sono statuette, steli, frammenti di pitture murali, modellini, papiri, oggetti di uso quotidiano, amuleti, gioielli e mummie a cui si aggiungono i bei disegni di Hyppolite Boussac, architetto francese con studi di egittologia e zoologia che tra il 1891 e il 1920 partecipò a sei spedizioni nel paese dei faraoni con il compito di riprodurre le pitture parietali delle tombe.
Possiamo considerarlo un epigono dei Savants portati in Egitto dal generale Bonaparte: quella spedizione fu un fallimento dal punto di vista geostrategico, ma un successo da quello culturale, dando vita alla scienza dell’egittologia e rinfocolando la mai del tutto sopita egittomania europea.
La figurina di ippopotamo in faïence azzurra è una delle mascotte del Louvre che infatti la propone nei suoi negozi nella versione peluche, mentre i piatti con disegni di pesci sembrano aver anticipato di migliaia di anni l’estro di Picasso!
Ma come venivano trattati gli animali nell’antico Egitto? Ce lo spiegano le sezioni del percorso, raccolte attorno a titoli sintetici ma espliciti. Gli animali erano di volta in volta – o contemporaneamente – osservati, ammirati e temuti; cacciati, allevati e mangiati; utilizzati, impiegati nei lavori e sfruttati; ma anche spiritualizzati, sacralizzati e trasformati; e ancora venerati, sacrificati e mummificati e in ambito familiare adottati, personificati e caricaturizzati.
In una teca, per esempio, sono esposti una statuetta lignea di una offerente, un uccello essiccato, un uovo deposto come offerta e il corpo di un capretto anch’esso essiccato. La parte del leone (ops!) la fanno naturalmente le divinità, dalle forme miste (antropomorfe con testa di animale o viceversa) o ibride (quando mischiano più animali insieme e possono includere attributi umani, come la postura eretta: la dea Tueris, protettrice dell’infanzia e delle donne incinte, aveva un corpo di ippopotamo, zampe di leone e coda di coccodrillo…).
Eccezionale, anche per il peso, il gruppo statuario dei babbuini che faceva parte della base dell’obelisco orientale del tempio di Luxor. Gli egizi credevano che queste scimmie avessero una particolare venerazione per il sole, colpiti dalle urla e dai movimenti esaltati che fanno quando sorge l’astro che porta la luce e la vita al mondo.
Accanto è esposto un ureo dell’epoca bassa (664-332 a.C.), dalle forme sinuose ed eleganti, ma fate attenzione alla Sfinge Borghese: la testa umana è un’aggiunta del XVIII secolo! In una teca sono state raccolte decine di amuleti e un foglio con le didascalie illustra il significato simbolico di ciascuno: devozione, fertilità, scongiuro, rigenerazione, salute, sonno, sapienza… Quello di Bes, per esempio, doveva garantire profilassi, maternità e sonno, mentre quello a forma di pesce prosperità e rigenerazione.
Un video interattivo permette di scoprire cosa c’è “dentro” le mummie di alcuni animali. Tanto per cominciare quella del coccodrillo è in realtà una “finta mummia”, dato che il suo “corpo” nasconde un supporto fatto probabilmente di nervature di foglie di palma.
Se invece vi incuriosisce la mummia di gatto che sembra un bambolotto esposta in vetrina, cliccate sull’icona del micio per vedere come gli imbalsamatori si sono occupati del felino. L’incredibile “zoo” ha però un’unica pecca: è completamente afono.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Uccelli in volo sopra le paludi
© Museo del Louvre, dist. RMN-GP / Georges Poncet - Statua di gatta assisa
© Museo del Louvre, dist. RMN-GP / Hervé - Frammento di cartonnage di Padiuf
© Museo del Louvre, dist. RMN-GP /
Georges Poncet
ANIMALI E FARAONI
Il regno animale nell’antico Egitto
Dal 1° aprile al 23 agosto 2015
CaixaForum Madrid
Paseo del Prado 36
Madrid
Orari: tutti i giorni 10.00 – 20.00
Biglietto: 4 € (gratis sotto i 16 anni)
Informazioni:
www.lacaixa.es