Chi è il coniglio viola? Un amico di Alice nel Paese delle Meraviglie? Un amico dei bambini? Un’alternativa all’usuale coniglio rosa di playboy? Forse sì! Un coniglio sbarazzino, un po’ bizzarro un po’ pirata? Un diavolo a forma di animale che si aggira per mari in cerca di consenso? O semplicemente un intraprendente artista che ha voglia di giocare e desidera colorare la città? A volte è in un modo, a volte è in un altro. Sì! È questo il coniglio viola e stupisce proprio per la sua poliedricità, per le sue multi-sfaccettate inclinazioni. Dunque, coloro che sono rimasti incuriositi sono inviati al PAC (Padiglione d’arte contemporanea, Via Palestro 16), dal 3 al 13 ottobre, all’esibizione partecipa anche Brice coniglio, il personaggio principale del gruppo Coniglio Viola (e in mostra Viola Valentino) che ha un suo sogno e che durante la visione potrà essere vissuto anche dallo spettatore, come entrando in uno specchio magico: dalla video-arte, al teatro sperimentale, dalla fotografia alle performance.
Sono un pirata, sono un signore, questo è il titolo della mostra ideata come reminiscenza dell’attacco pirata alla Biennale di Venezia del 2007.
In realtà, il Coniglio Viola era stato creato per la Biennale dei giovani artisti di Napoli; aveva il pancino verde ed era aperto ad incontri affettuosi, trasformandosi in una tana per amanti.
Oggi Coniglio viola è cresciuto: è un incontro di più animali in corpi polimorfi, di bambini nel paese di Lucignolo, di mostri tremendi, a volte confinanti con fantasie erotiche e perversioni: corpi che si annodano e si tramutano in rami elettronici, nuovi Dei che proteggono semi- vivi canori. La carnalità della donna viene omessa a volte in favore di una sua immagine più singolare, più oggettiva, in quanto oggetto; altre volte viene esclusa intenzionalmente e sostituita con un’immagine maschile come a dimostrazione del fatto che in ogni individuo esistano sia il maschile che il femminile.

Un po’ surrealista, un po’ trash, un po’ tetro, un po’ favoloso, un po’ chic, coniglio viola girovaga per mare e per terra, fino a raggiungere la luna, ricalcando perfettamente le sfere artistiche del contemporaneo: “Dopo questa vita che si dimentica di te, dopo questo cielo senza arcobaleno, dopo la malinconia che mi prende a ogni bugia dopo tutta questa voglia di sereno, dimmi che ci sarà”.
Valentina Cavera