Lo spazio di Agorarte a Milano si popola di “opere indigene”, ovvero opere che ripercorrono pensieri rupestri, alla ricerca di un orizzonte di segno arcaico dove il divino si ricollega all’umano, dove le sorgenti della vita zampillano dall’origine. I sentieri delle origini: questo è il titolo della personale di Emmanuel Rocco-Cuzzi, artista argentino di soli 34 anni, nativo di Buenos Aires. Simona Vigo, gallerista e critica di successo sollecita gli osservatori ad ascoltare il suono che proviene dalle opere, un suono di tamburi che ci porta nel cuore di una foresta a caccia della primordiale luce dell’origine.
I quadri di Rocco-Cuzzi si trasformano in altari davanti ai quali lo spettatore è invitato a pregare, dove ritrovare il femminile e il maschile… altari come “monoliti solidi”, dove la pietra scalfita contiene oscuri codici di preghiera che l’artista ha potuto osservare e conoscere viaggiando all’interno della Patagonia ed entrando in contatto con la popolazione indigena dei Mapuche. Rocco-Cuzzi ci trasporta nell’infinito fino alla trascendenza dove codici da lui stesso inventati ci riconnettono alla primordialità in noi stessi presente anche se dimenticata e dove Cristo lascia una sua testimonianza; la sua testa a forma di mezzaluna, come coppa del Santo Graal, invoca l’ascesi mistica
Le opere non sono solo dipinti ma carte e sculture tridimensionali, come totem. La mostra è strutturata in rapporto ai quattro elementi: aria e acqua, dove i blu e colori cerulei si assemblano nelle diversità dei quadri; fuoco, dove il rosso delle fiamme si mescola al rosso sanguineo; terra, dipinta usando il color ruggine. Vi sono carte appese direttamente sul muro, una zona dedicata a un altare con piccole opere disposte l’una accanto all’altra, come una protezione contro spiriti malvagi.
I dipinti di Emmanuel Rocco-Cuzzi vivono nella dualità di un piano di concretezza, disegnato con tecniche informali, e di un altro legato alla spiritualità, dove spesso la piuma è presente come il simbolo della leggerezza; egli usa per arricchire le sue opere anche elementi della natura come pezzi di corteccia mangiati dal mare, chiodi arrugginiti, rame e rifiuti della materia. 
Vi sono quadri che contengono messaggi più mistici rispetto ad altri, alcuni, ad esempio, hanno dei riferimenti biblici ben precisi: l’ultima cena, il sacrificio, il messaggio di pace, Madre Teresa. Mentre negli oggetti si ritrova una certa etnicità, un legame forte a terre ancestrali e selvagge.
Valentina Cavera
Galleria Agorarte
via Filippetti 41 (entrata Spazio Fitzacarraldo)
Milano
MM 3 Porta Romana
Tel. 02.53584715; 335.329794
Orari: martedì e giovedì 15.00-22.00; mercoledì e venerdì 10.00-19.00; lunedì su appuntamento
Ultimo giorno domenica 11 ottobre dalle 12.00 alle 17.00