Il Museo Jacquemart-André di Parigi ospita fino al prossimo 21 giugno la mostra Da Siena a Firenze. I primitivi italiani, dedicata ai grandi maestri della pittura italiana dal XIII al XV secolo. I dipinti, una cinquantina, provengono dalla collezione del barone tedesco Bernard von Lindenau che la mise insieme al principio del XIX secolo. Sono già stati esposti in Italia, mentre è la prima volta che sono visibili al pubblico nella capitale francese.
Il percorso della mostra si snoda in un arco di tempo che va dal 1280 agli inizi del Quattrocento e squaderna capolavori di Masaccio, Filippo Lippi, Sandro Botticelli e Guido da Siena, Beato Angelico e Giotto. Lindenau, di cui è esposto in mostra un ritratto dipinto da Luise Seidler nel 1811, era un attento collezionista oltre che un eminente uomo politico e filantropo. Oggi il suo nome è poco noto perché la sua raccolta ha subito un lungo oblio sotto il regime comunista e il museo di Altenbourg (a sud di Dresda, nell’allora Germania dell’Est) è rimasto chiuso ai visitatori per decenni, tanto da venir dimenticato; solo con la riunificazione della Germania gli studiosi hanno potuto riavvicinarsi ai capolavori che custodisce.
Ma anche il Museo Jacquemart-André costituisce una vera e propria scoperta per la maggior parte degli Italiani che vi arrivano per visitare la mostra. Eppure i tesori che questo scrigno racchiude sono di livello eccelso e su tutti spiccano quelli esposti nella pinacoteca italiana: opere di Donatello, dei Della Robbia, il San Giorgio e il drago di Paolo Uccello, il busto di Isabella d’Aragona di Francesco Laurana, il ritratto di Capillata Colleoni di Gian Cristoforo Romano, quello di Ludovico il Moro di Benedetto Briosco, la Fuga in Egitto del Botticelli. Sono presenti anche “giganti” come Mantegna, Carpaccio, Bernardino Luini e Giovanni Bellini. Insomma: il Museo merita una visita anche senza la “scusa” di una mostra. Ma torniamo all’esposizione sui Primitivi italiani. Chi comprende il francese farà bene a scaricarsi l’audio guida disponibile gratuitamente sul sito del Museo: potrà così gustarsi il percorso espositivo facendo tesoro di interessanti informazioni non fornite dai pannelli didattici.
Tra i protagonisti va segnalato senza dubbio Guido da Siena, ritenuto da alcuni il vero fondatore della scuola senese, prima di Duccio. Sono esposti alcuni suoi pannelli di pala d’altare che mostrano chiaramente l’influenza che ebbe su di lui l’arte bizantina. Nella presentazione al Tempio, per esempio, si noti la lampada dalle forme chiaramente bizantine (la recente mostra londinese su Bisanzio era introdotta proprio da un monumentale lampadario di questo tipo). Si possono individuare altri elementi bizantini nelle pieghe a forma di lische di pesce nel mantello della Vergine, nelle montagne a forma di pan di zucchero, nella postura sdraiata della Madonna dell’umiltà e nel particolare piuttosto raro della salita di Cristo alla croce mediante una scala. Nella Flagellazione Cristo “abbraccia” una colonnetta esile di marmo verde screziato, quasi a sottolineare la volontarietà della passione.
In questa mostra guardare non è sufficiente: bisogna osservare attentamente. Gli allestitori hanno collocato la Vergine in trono di Deodato Orlando (1290-1300) accanto alla Vergine con Bambino di Lippo Memmi (1320) per sollecitare il confronto: la prima è ancora bizantina, mentre la seconda è già gotica. In mezzo hanno esposto il Cristo di Pietà di Pietro Lorenzetti (1340-5), con il Risorto che esce da un sepolcro in marmo policromo.
Alla metà del XV secolo Siena importa da Firenze l’interesse per la realtà. Nella nascita di San Nicola, per esempio, Pietro di Giovanni d’Ambrogio arricchisce l’ingresso in Gerusalemme con il particolare “boccaccesco” di un uomo che attraversa una porta mostrando le mutande.
Decisamente più auliche sono le scene di musica rappresentate da Sano di Pietro nei quattro pannelli dedicati all’Assunzione della Vergine e al suo sposalizio. Nella piccola sala vengono diffuse note di musica sacra che costituiscono un perfetto sottofondo per la visione dei dipinti esposti. Nella libreria del museo si può acquistare la biografia di Edouard André scritta da Virginie Monnier. Si tratta di un vasto e assai interessante affresco sull’epoca del Secondo Impero (il protagonista faceva parte della jeunesse dorée riunita attorno alla corte di Napoleone III), con pagine dedicate alla formazione della collezione appena visitata.
Saul Stucchi
Informazioni
Da Siena a Firenze. I primitivi italiani
Museo Jacquemart-André
Boulevard Haussmann 158
Parigi
Orari: 10.00-18.00
Biglietto: intero 10,00 € ; ridotto 7,50 €
Informazioni: www.musee-jacquemart-andre.com
Il Museo si trova a 400 m dalla piazza Charles de Gaulle-Étoile
Metro: Saint-Augustin, Miromesnil o Saint-Philippe du Roule
RER: Charles de Gaulle-Étoile
Autobus: 22, 43, 52, 54, 28, 80, 83, 84, 93
Didascalie:
Lippo Memmi
Vergine con Bambino
1320-1322
Tempera
51×34,3 cm
© Bernd Sinterhauf, Lindenau Museum, Altenburg, 2008
Fra Angelico
La prova del fuoco di San Francesco
1429
Tempera
27,7×31,4 cm
© Bernd Sinterhauf, Lindenau Museum, Altenburg, 2008
Liberale di Verona
Vergine con Bambino
1470 ca
Tempera su legno
47×38 cm
© Bernd Sinterhauf, Lindenau Museum, Altenburg, 2008
Sano di Pietro
Maria di ritorno dal Tempio
1448-1452
Tempera su legno
31,7×47,4 cm
© Bernd Sinterhauf, Lindenau Museum, Altenburg, 2008