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Voi siete qui: Mondo » Gerusalemme, Gerusalemme 3

12 Febbraio 2007 Scritto da Saul Stucchi

Gerusalemme, Gerusalemme 3

Gerusalemme, Gerusalemme 3

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La città vecchia

Gerusalemme è una città in cui il concetto di normalità assume nuove forme, profondamente diverse dalla nostre. In Israele la normalità è che in aeroporto ti interroghino come se tu stessi cercando di ingannarli, che ti perquisiscano come fossi un criminale, ma dopo ti chiedano scusa per l’atteggiamento diffidente che devono assumere: in fondo anche loro sono persone come noi e sono i primi a sentirsi a disagio per il disagio che ci hanno arrecato.

La normalità è vedere militari spiegati dappertutto; la normalità è sapere che probabilmente qualcuno dei servizi segreti ti sta seguendo ed osservando; la normalità è la consapevolezza che noi stranieri non passiamo comunque inosservati; la normalità è vedere i ragazzi del servizio militare (poco meno che ventenni) girare la sera per le strade del centro, col mitra in una mano e il cellulare nell’altra; la normalità è sapere che qualche Israeliano o qualche Palestinese oggi potrebbe fare una gran bella stupidaggine; la normalità è incontrare per le strade e nei locali gente dall’apparenza “bizzarra”, dall’ebreo ultraortodosso col cappellaccio nero e le treccine, alla donna mussulmana col burqa. L'importante, quando si è lì, è rendersi conto che tutto questo è normalità, fa parte dello “status quo”, (espressione molto adoperata per indicare i delicati equilibri fra le varie parti) e la si vive con la stessa serenità (o quasi) con cui noi in occidente viviamo la nostra quotidianità.
Gerusalemme, al giorno d’oggi, si presenta separata in due parti distinte: la città vecchia e la città nuova. A loro volta ciascuna di esse è divisa in una zona palestinese e in una israeliana.
La città vecchia è delimitata da grosse mura di cinta e vi si accede tramite alcune enormi porte. Al di fuori di tali mura si estende la città nuova.

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Il Muro del Pianto

La città vecchia non va confusa con la città antica, cioè, per intenderci, quella della tradizione ebraica, quella dei tempi di Gesù, distrutta poi dai Romani e conquistata dagli Ottomani che la hanno ridotta sino ai confini attuali.
La città vecchia è un enorme guazzabuglio. Tutto ammassato, tutto mischiato, territorio arabo a tutti gli effetti, fatta eccezione per un quartiere ebraico e uno armeno. Al suo interno, persi in quel dedalo di stradette e stradine, ci sono i luoghi della tradizione (o per esser più corretti delle tradizioni) affidati, o meglio, spartiti tra vari popoli, confessioni, ordini religiosi di questo mondo. In realtà nulla di quel che si vede è esattamente quel che era un tempo perché è stato conteso e il padrone di turno ne ha lasciato un’impronta evidente. Sopra le reliquie dei luoghi sacri sono state erette enormi cattedrali, o sinagoghe, o moschee che ben poco hanno a che vedere con il luogo originale. Questo, se da un lato ne ha deturpato l’estetica e in certi casi violato la funzione, dall’altro ha reso possibile che questi luoghi arrivassero più o meno integri sino ai giorni nostri. Perciò, in fondo, è poco male. (3 – segue)

Stefano

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