Al principio del settimo libro Atena e Apollo si incontrano “sotto la quercia” di Troia; ai tempi non c’era Foursquare, ma uomini e divinità riuscivano comunque (mirabile dictu!) a trovarsi per scambiare due parole. Il piano di Apollo è semplice – s’interrompa la battaglia ed Ettore sfidi a duello qualcuno degli Achei – e passa in breve dall’ideazione alla realizzazione pratica. I due fratelli divini, come telespettatori poltronati in occasione del derby, “si posarono, come avvoltoi, sull’alta quercia sacra a Zeus armato dell’egida, per godersi lo spettacolo dei combattenti. Gli Achei dimostrano di essere spavaldi soprattutto a parole e la sfida di Ettore riceve un assordante silenzio come risposta. Ci pensa Menelao a infrangere la cortina d’imbarazzo che si è creata nel campo acheo, candidandosi come sfidante. Ma Nestore propone il più “democratico” sistema di tirare a sorte e il “fortunato” è Aiace, proprio come tutti si auguravano.
Ettore e Aiace ci danno dentro, ma interviene la notte a porre fine al duello, e il troiano, cavallerescamente, propone uno scambio di doni “perché sia i Troiani che i Greci possano dire: si sono affrontati in una lotta mortale, ma si sono separati riconciliandosi in amicizia”. Il codice del guerriero omerico impone il massimo rispetto per il nemico!

Gli Achei banchettano, mentre dall’altra parte (sono splendidi, in Omero, i cambi di scena: da maestro del cinema) i Troiani dibattono in “un’assemblea dura e agitata”. Antenore propone di restituire Elena, ma Paride si rifiuta categoricamente, arrivando soltanto a concedere di rendere il resto del bottino con l’aggiunta di altri doni. All’alba il messaggero Ideo va nel campo degli Achei e li trova riuniti in assemblea. È curioso come i Troiani prima discutano e poi banchettino, mentre gli Achei seguano l’ordine inverso, pensando prima di tutto a mangiare. Che abbia origine da quell’abitudine la crisi che attanaglia i loro lontanissimi discendenti?
Diomede comunque propone di rifiutare la mezza concessione di Paride. Achei e Troiani si occupano di raccogliere i rispettivi morti e di cercare la legna per le pire funebri. Poi i Greci si impegnano nella costruzione di torri e di un fossato a protezione dell’accampamento, suscitando la gelosia di Poseidone che si lamenta con Zeus perché nessuno si ricorderà più delle mura di Troia che lui e Apollo hanno realizzato per Laomedonte. Zeus lo tranquillizza: quando gli Achei torneranno in patria, Poseidone abbatterà il muro e ne ricoprirà i resti di sabbia (forse una motivazione avanzata dal poeta per spiegare l’assenza di tracce di mura ai suoi tempi?).
Saul Stucchi
I versi più belli:
“E un giorno anche un uomo delle generazioni future,
navigando sul mare oscuro, su una nave dai molti remi,
potrà dire:
«Questa è la tomba di un guerriero morto tanto tempo fa:
primeggiava fra tutti, ma lo uccise lo splendido Ettore».
Così dirà qualcuno, e la mia gloria non morirà”. (VI, 87-91)
Omero
ILIADE
Traduzione di Dora Marinari
Commento di Giulia Capo
Prefazione di Eva Cantarella
Con testo greco a piè di pagina
La Lepre Edizioni
2010, pp. 1074
28 €
www.lalepreedizioni.com