Lo dichiaro subito: mai stato a HOMI prima delle visite compiute durante lo scorso weekend. Dunque per me Il Salone degli stili di vita (in corso alla Fiera di Milano fino al 15 settembre 2015) era un universo completamente inesplorato, dal quale non sapevo bene cosa aspettarmi.
La prima impressione concorda con le sensazioni provate nelle fiere settoriali degli ultimi anni, a cominciare dalla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo: i segni di ridimensionamento imposti dalla crisi sono evidenti. Lo dimostrano i grandi spazi lasciati vuoti.
La fiumana di gente che percorreva il nastro di cemento in senso opposto verso l’EXPO dava inoltre (icasticamente, mi verrebbe da dire) il segno del divario nella risposta del pubblico alle due manifestazioni. L’Esposizione Universale si mangia quasi tutta la torta. Naturalmente si tratta di due eventi che non possono essere comparati, né per tematica, né per durata né tantomeno per le risorse spese nell’organizzazione. Tuttavia la prossimità fisica e la contemporaneità temporale porta immediatamente a fare un confronto.
Detto questo, ho notato nella giornata di domenica un sensibile aumento, rispetto al sabato, del numero di persone tra i “padiglioni”, che in questo caso si chiamano più propriamente “satelliti”.
Ma quali sono le tendenze? Dove va il settore “casa”? Da assoluto profano non posso dare risposte, ma al massimo esprimere qualche timida osservazione, disponibile ad accogliere critiche, smentite e osservazioni di segno contrario (purché formulate in modo educato, va da sé).
Per prima cosa mi è parso che si stia imponendo una certa tendenza a uniformare lo stile. Predominano i colori pastello, i materiali “caldi”; le decorazioni guardano piuttosto al passato (anche se non remoto) che al futuro; gli ambienti sono immaginati o senza limiti (dimore principesche) o ridotti agli spazi di un monolocale (anche questa un’evidenza della crisi – mortale? – del ceto medio?).
Nel “satellite” Living Habits riservato al lusso il panorama cambia aspetto. I visitatori sono in buona parte stranieri: dei paesi del Golfo, orientali, russi. S’impone lo sfarzo che non teme il kitsch, almeno ai miei occhi; le decorazioni celebrano una natura sempre al massimo del rigoglio e dell’esuberanza produttiva. Le dimensioni dei complementi d’arredo si allarga fino a ingigantirsi, mentre la materia s’impreziosisce. E anche qui ho notato un particolare che sempre mi colpisce nelle fiere: all’inglese internazionale i nostri produttori/rivenditori alternano spesso il vernacolo cittadino. Siamo a casa: il Made in Italy è (anche) questo.
Saul Stucchi
HOMI
Il Salone degli stili di vita
12-15 settembre 2015
Fiera di Milano
www.homimilano.com