Quando si sono spente le luci, non ce l’ho fatta ad applaudire. Ho preferito aspettare che Bebo Storti gettasse via la giacca militare e tornasse ad essere, da personaggio, attore. Solo allora mi sono unito al secondo, caloroso applauso che il pubblico gli ha tributato al termine di uno spettacolo che fa male. Ancora adesso, mentre scrivo, lo stomaco non si è rilassato e le viscere rimangono avvilupate in un doloroso groviglio suscitato da un testo che qualcuno chiamerebbe di “teatro civile”, mentre io sono di quelli che ritengono che il teatro o è civile, o semplicemente non è teatro. Quindi preferisco definirlo “teso, tagliente, affilato, rovente e a tratti invece gelido”.
Non a caso ho scelto termini che alludono al campo della tortura: Mai morti di Renato Sarti, in programma al Teatro Tieffe Menotti di Milano fino al prossimo 10 ottobre, è uno spettacolo sulla tortura e insieme una tortura vera e propria. Ovviamente non nella banale accezione di “recita malriuscita imposta agli spettatori”, quanto invece di dolorosa discesa negli inferi del fascismo che non muore mai.
Un mese fa ho visto La nave fantasma, recitato dal duo Sarti-Storti all’aperto sui verdi colli della Brianza. Anche quello spettacolo mi ha colpito al cuore, ma nonostante il tema sia pura cronaca (nera), lì la sofferenza ha un qualcosa di naturale nel senso di ineludibile (ma temo che il discorso sia troppo complicato per essere espresso in questa recensione). La violenza umana che provoca e gestisce a livello imprenditoriale l’immigrazione clandestina non è per nulla inferiore a quella esercitata da tutte le dittature, passate e presenti. Eppure c’è un surplus di violenza nel fascismo che Sarti riesce a sviscerare e Bebo Storti a incarnare in Mai morti.
E quando è sceso dal palco, quasi a dire che non c’è distanza tra lui (loro) e noi, che loro sono in mezzo a noi, ho provato un senso di paura mista a disgusto nel vederlo a dieci centimetri da me, seduto in prima fila. Quel surplus viene dalla banalità del male, dalla sua gratuità, dalla sua immotivata ferocia che guerre, resistenze e milioni di pagine di letteratura e saggistica non hanno saputo – potuto – spegnere. Il fascismo rimane una belva dal cuore di tenebra pronta ad azzannare al collo le società che si illudono di utilizzarlo come cane da guardia contro gli altri (a qualunque delle categorie del lunghissimo elenco appartengano: Rom, immigrati, omosessuali…) o che ci giocano misconoscendone la pericolosità.
Il fascismo dell’altro ieri, di Graziani e della strage del monastero copto di Debrà Libanòs (quest’estate ho letto l’omonimo romanzo breve di Luciano Marrocu, edito da Il Maestrale, godibile e utile come primo approccio all’episodio dell’ignobile massacro di pellegrini e uomini del clero), delle staffette partigiane violentate e torturate, dei bambini costretti a bastonarsi a sangue tra di loro; quello di ieri, dei golpisti nei posti chiave dell’apparato dello Stato, dei depistatori, dei bombaroli che l’hanno fatta franca. Ma anche di oggi, perché loro non muoiono mai: tutti questi fascismi tornano sul palco dopo dieci anni dalla prima, in quello che allora era L’Elfo. E non è un buon segnale questa riproposizione, anche se – mi si perdoni l’ingenuità per nulla retorica – lo spettacolo dovrebbe far parte di ogni programma scolastico. Ma mala tempora currunt.
Post scriptum forse non del tutto fuori tema: mi ha fatto una certa impressione constatare ancora una volta quanto sia desolatamente vuoto il centro di Milano, nonostante sia illuminato a giorno, e notare che le entrate della metropolitana sono già sbarrate dai cancelli ancora prima delle 22.30. E quando ho visto che nella stazione di Loreto (Loreto!) un anziano volontario si trascinava a fatica dietro un collega più giovane, entrambi vestiti di una divisa azzurra con la scritta “Milano città sicura”, non sapevo se sorridere o piangere… Intanto Priebke, indisturbato, fa la spesa nel centro di Roma.
Saul Stucchi
MAI MORTI
Testo e regia Renato Sarti
Con Bebo Storti
Dal 5 al 10 ottobre 2010
Tieffe Teatro Menotti
Via Ciro Menotti 11
Milano
Orari spettacolo: martedì 21.00; mercoledì 19.30; da giovedì a sabato 21.00; domemica 17.00
Orari biglietteria: dal lunedì al venerdì 10.00-19.00; sabato 16.00-19.00
Prenotazioni:
Tel. 02.36503744
www.tieffeteatro.it
Biglietto: intero 15 €; ridotto 8 €