Ieri sera in metropolitana, mentre andavo a teatro, mi sono letto la recensione che Ennio Flaiano scrisse su I Giganti della Montagna di Pirandello su L’Europeo dell’8 dicembre 1966 (insieme alle sue altre recensioni teatrali la potete leggere nella raccolta edita da Adelphi col titolo Lo spettatore addormentanto).
Dopo una lunga premessa che occupa più della metà dell’articolo, lo scrittore abruzzese arriva a lodare la versione messa in scena da Strehler e chiude con queste parole: “dobbiamo dunque a Strehler se un’opera la cui lettura ci aveva sempre lasciato insoddisfatti diventa finalmente teatro, un sogno chiaro e struggente in cui tutto […] si fonde sotto la sua direzione «magica» per ricordare allo spettatore che il teatro è «una somma di artifici che chiede sempre e soltanto la nostra assoluta fede di bambini»”.
Ho ripensato a queste parole quando il sipario del Carcano si è chiuso e il pubblico ha applaudito la prova di Enzo Vetrano e Stefano Randisi e il loro allestimento. Avevo appena assistito a uno spettacolo che mette in evidenza gli aspetti onirici e poetici di un testo particolarmente complesso e ambizioso. Nei Giganti il tema portante è il teatro, considerato nel suo potere seduttivo ma anche nelle miserie della pratica scenica, con attori ridotti alla povertà, larve di quello che erano stati in passato.
Da qui si dipartono altri spunti d’indagine: “ovviamente” l’amore (di cos’altro si può parlare a teatro, se non d’amore?), poi la verità (la sua essenza e la sua “dicibilità”) e il suo rapporto con la fantasia. In molti passi i riferimenti ai classici emergono in superficie quasi con la stessa evidenza di citazioni, ma è soprattutto il teatro nel teatro a interessare all’autore.
E i due registi hanno costruito uno spettacolo in cui le due compagnie della Contessa e degli Scalognati si parlano, si temono e si deridono vicendevolmente senza però arrivare a mescolarsi. Ai movimenti degli uni, corrispondono spostamenti simmetrici degli altri. Dopo l’intervallo, la seconda parte si apre su quella che si può riconoscere come “citazione” della Classe morta di Kantor: tre attori siedono su tre file di banchi in mezzo a dei fantocci e recitano in modo farsesco.
A tenere unito il tutto, nella sua veste di doppio regista, c’è il Mago Vetrano, particolarmente convincente e commovente nei monologhi poetici – e platonici, anzi socratici – sulla natura dell’anima. Davvero la sua Villa ricorda la caverna del mito. Degne di menzione anche le prove delle gemelle Ester e Maria Cucinotti che sdoppiano e duplicano l’angosciata e sofferente contessa Ilse.
Saul Stucchi
I Giganti della Montagna
di Luigi Pirandello
Regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
Scene di Marc’Antonio Brandolini
Luci di Maurizio Viani
Costumi Mela Dell’Erba
Interpreti e personaggi
La Compagnia della Contessa: Ester Cucinotti e Maria Cucinotti (Ilse, detta ancora La Contessa), Stefano Randisi (Il Conte, suo marito), Marika Pugliatti (Diamante, la seconda Donna), Giovanni Moschella (Cromo, il Caratterista), Giuliano Brunazzi (Spizzi, l’Attor Giovane), Luigi Tabita (Battaglia, generico-donna), Enzo Vetrano (Cotrone, detto il Mago)
Gli Scalognati: Antonio Lo Presti (Duccio Doccia e il nano Quaquèo), Margherita Smedile (La Sgricia), Eleonora Giua (Mara-Mara), Paolo Baietta (Milordino)
Dal 12 al 23 gennaio 2011
Teatro Carcano
Corso di Porta Romana 63
Milano
www.teatrocarcano.com
Spettacoli: feriali ore 20.30; domenica 15.30
Lunedì riposo
Biglietto: poltronissima 34 €; balconata 25 €
Prenotazioni: tel. 02.55181377; 02.55181362