“L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana al Palazzo Ducale di Mantova.
Attenzione: leggere l’aggiornamento del 24 gennaio 2022 in calce all’articolo!
Per una serie di circostanze, a volte eccezionali altre solo particolari, nelle ultime mie visite al Palazzo Ducale di Mantova ho avuto il privilegio di trovarmi da solo, per una manciata di minuti, nella Camera degli Sposi o Camera Picta. Senza alcun intento delittuoso, si capisce, ma ben consapevole della fortuna che mi capitava.
Ho così potuto ammirare in tutta tranquillità uno dei cicli pittorici più celebri dell’arte italiana e indagarlo con lo sguardo in cerca di dettagli curiosi. Da ogni visita esco con una lista di particolari che intendo approfondire, salvo poi dimenticarla in un cassetto e ricominciare da capo alla visita successiva. Questa volta, però, ho deciso di soffermarmi su dieci opere lungo tutto il percorso del Palazzo Ducale, con l’appendice del Museo Archeologico Nazionale.

Nel labirinto del Palazzo
- Nella Camera degli Sposi, affrescata da Andrea Mantegna per Ludovico II Gonzaga dal 1465 al 1474, mi sono concentrato sui ritratti dei cani (ché veri ritratti sono). Sotto il signore della città è accucciato il suo amato Rubino. Così ne scrive Hans Tuzzi in “Gli occhi di Rubino. Di cani, di libri, di cani nei libri” (Edizioni Sylvestre Bonnard): “A mezzo millennio dalla morte, Rubino ci sogguarda ancora con i suoi bravi, pazienti, ingenui e indifesi occhi di cane. È lì, fissato per sempre (il sempre dell’uomo…) sullo spessore d’un muro. Si può ben fare conto sul Mantegna, per la verosimiglianza, basti guardare il tartufo che ricorda nel colore il rosolaccio dei cuoi degli Andreoli, e gli occhi ambrati: Rubino era un bracco a pelo liscio di quelli un tempo selezionati nell’Europa orientale e centrale, una sorta di variante del bracco tedesco o ungherese quale lo conosciamo oggi”.
- In quella stessa pagina Tuzzi menziona Melencolia I, la più famosa incisione di Albrecht Dürer (1514), per via della bruttezza del levriero che l’artista tedesco vi ha raffigurato, “fatto orrendo dall’eccesso di realismo”. Sopra il cane è rappresentato un poliedro. Una realizzazione di quello stesso solido geometrico è esposta nella saletta che porta ai bagni, a pochi passi dal cortile interno del Castello di San Giorgio.
Interessante il pannello didascalico a corredo, da cui prendo questa citazione: “La profonda conoscenza delle leggi della prospettiva di Dürer non lascia dubbi sulla volontà di rappresentare un oggetto con precise caratteristiche geometriche: la forma allude, ma contemporaneamente se ne distacca, alle ricerche e rappresentazioni di solidi regolari e di più complesse figure stellate e absise (tagliate) da parte di artisti e scienziati del Rinascimento, da Luca Pacioli a Piero della Francesca, da Leonardo allo stesso Dürer”.

- Il complesso di Palazzo Ducale è un vero labirinto, in cui è difficile orientarsi anche con la mappa che si può prendere in biglietteria. La Camera dei Cavalli della Corte Nuova conserva un brano di parete affrescato con un paesaggio curioso: il Monte Olimpo che svetta su un labirinto acquatico, opera attribuita al pittore tedesco Dill Riemenschneider (e non Reimenschneider come riportato nel pannello didascalico). Di refusi tornerò a parlare più avanti.
- Nella Sala di Troia – che per il momento conclude il percorso nella Corte Nuova – l’attenzione viene calamitata dai maestosi affreschi di Giulio Romano. A me però piace soprattutto la fronte di sarcofago, datata alla fine del II secolo d.C., con la rappresentazione delle fatiche di Eracle. Ce ne sono in realtà dieci. La prima e l’ultima impresa dell’eroe erano sui lati corti del sarcofago: quello di sinistra è andato perduto, quello di destra è conservato alla Gliptoteca di Monaco di Baviera. L’osservatore non mancherà di notare che Eracle invecchia nel corso delle sue fatiche. Parte infatti come ragazzo imberbe e via via si fa più maturo e barbuto, per finire ad assomigliare a Fidel Castro.
Corte Vecchia
- Il cuore di Palazzo Ducale è la Corte Vecchia. Uno dei suoi gioielli artistici è la Pala della Santissima Trinità dipinta da Rubens nel 1605. Purtroppo è un gioiello che ha subito danni irreparabili da parte di un soldato dell’esercito napoleonico, nel 1801. Mi siedo sempre su uno dei comodi divanetti collocati al centro della Sala degli Arcieri per cercare di immaginare come fosse originariamente l’opera e per riflettere sulla stoltezza umana e sulla fragilità dell’arte.
- Sono tutti splendidi gli arazzi realizzati sui cartoni preparatori disegnati da Raffaello. In particolare mi soffermo davanti a quello dedicato alla Pesca miracolosa, per ammirare i riflessi delle figure di Gesù e dei pescatori sullo specchio del lago di Gennesaret. L’episodio è narrato nel Vangelo di Luca, al capitolo 5, versetti 1-11.
- Ho visitato diverse volte Palazzo Ducale, ma credo di non aver mai messo piede nel portico del cortile d’onore che ospita il piccolo lapidarium, prima di quest’ultima. Se mi consentite la freddura, il lapidarium meriterebbe un ammodernamento che ne renda più “appetibile” ai visitatori il materiale esposto. I muri sono scrostati e i pezzi trasferiti al Museo Archeologico non sono segnalati.
Della stele funeraria, datata al II secolo d.C., che Lucio Ebuzio Mariano ha dedicato alla moglie Cassia Sallustia mi hanno colpito due dettagli. La “H” davanti al saluto “Ave” (questa la forma più frequente, a cui siamo abituati: “Ave Maria” e “Ave Caesar…”) e l’omissione della “N” nella parola “coniugi” (alla moglie). Più che un errore del lapicida è probabilmente un’omissione volontaria, in una parola che l’osservatore avrebbe completato automaticamente nella lettura. Più perplesso mi lascia la “S” di Aebutius (Ebuzio), scolpita sulla cornice che inquadra il testo. Insomma: fuori dall’impaginazione. Chissà se il committente si sarà lamentato con il lapicida…
Museo Archeologico
- Al momento il Museo Archeologico Nazionale di Mantova è aperto solo parzialmente (non so se durante il weekend siano accessibili anche le sale del primo piano che non ho potuto visitare in settimana). Ho apprezzato l’allestimento delle statue che adornavano il monumento funebre dei Caepii. Occupa la parte finale del piano terra che si conclude con un’ampia vetrata dalla quale si ammira una delle quattro torri angolari del Castello di San Giorgio.

- In una teca mi ha incuriosito la testina di sacerdote isiaco in bronzo (I-II d.C.), rinvenuta a Pietole, frazione di Borgo Virgilio, a pochi chilometri dal capoluogo. Orecchie un poco sporgenti, labbra carnose, naso massiccio, testa rasata da cui spunta un ciuffetto di capelli. Sembra un pellerossa di qualche tribù di un film western.

- Ancora più misteriosi sono i due giovani “Amanti di Valdaro”. Sono gli scheletri più celebri tra quelli ritrovati nelle sepolture riportate alla luce negli scavi condotti nel 2007 a Valdaro di San Giorgio di Mantova. Lei morì forse non ancora ventenne (tra i 16 e i 20 anni, secondo le analisi antropologiche), lui più o meno alla stessa età (tra i 18 e i 22 anni).
Entrambi erano molto bassi: lei sfiorava il metro e mezzo (1,49 m), lui si fermava a 1,46 m. Ebbero una vita breve e sicuramente dura, come testimoniano le linee di ipoplasia dei denti, prova di carenze nutritive patite durante la crescita. I pannelli didascalici dedicati alla coppia e all’età neolitica in quello che poi sarebbe diventato il territorio di Mantova sono ricchi di informazioni interessanti.
Alla prossima occasione mi soffermerò su altre opere e su altri dettagli, senza però tralasciare di riguardare queste dieci, a cui ora mi sento affezionato.
Saul Stucchi
La foto della Camera degli Sposi è presa da Wikipedia
Aggiornamento del 24 gennaio 2022
Oggi è stato comunicato che il Palazzo Ducale e il Museo Archeologico Nazionale resteranno chiusi nelle mattine infrasettimanali dei giorni di febbraio. La prima fascia d’ingresso sarà alle ore 13.50. Rimarrà invece invariato l’orario di apertura per i sabati e le domeniche.
Palazzo Ducale di Mantova
InformazioniDove
Piazza Sordello 40Mantova
Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 8.15 – 19.15La biglietteria chiude un’ora prima
Dal 16 gennaio 2022 il Museo Archeologico di domenica e nei giorni festivi infrasettimanali è aperto dalle 14.00 alle 19.15
Biglietti: intero 13 €; ridotto 2 €