Secondo motivo per andare a un concerto dei Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme di Milano – dopo la musica, ovviamente – è la lettura del foglietto di sala con l’analisi dei brani a cura del musicologo Raffaele Mellace. È sempre prodigo di informazioni storiche, aneddoti e approfondimenti su quanto si ascolterà (o si è appena ascoltato).
Validissima guida si è dimostrata anche nel concerto diretto da George Pehlivanian nelle date di giovedì 23 e sabato 25 gennaio. In particolare per quanto riguarda padre Komitas, il cui apostolato per la cultura armena viene presentato da Mellace nel contesto storico del primo Novecento: “figura tragica e modernissima di monaco, assurto a simbolo dell’identità armena”.

È proprio su di lui che ha voluto soffermarsi Pehlivanian prima di dare avvio al concerto di ieri mattina. Il direttore, statunitense d’adozione, è nato a Beirut nel 1964 da una famiglia di origine armena. Ha raccontato che nel 2017 fu invitato dal presidente Erdoğan a dirigere l’orchestra nazionale turca. Molti amici tentarono di dissuaderlo, ma lui accettò l’invito e ad Ankara fece suonare proprio musiche composte da padre Komitas. Ed è scattato l’applauso del pubblico quando ha detto che la musica e la cultura sono un ponte tra i popoli. Poi la parola è passata agli strumentisti dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali che hanno suonato la Suite Armena di padre Komitas.
I suoni della storia
Pannello centrale del trittico in programma, intitolato Musica di grandi eventi, è stato il Concerto n. 2 per violino e orchestra op. 63 di Sergej Prokof’ev. Protagonista in questo caso il violinista serbo Stefan Milenkovich, dalla cui scheda biografica apprendiamo che quand’era ancora bambino (è nato nel 1977) suonò per il presidente americano Reagan e poi per il segretario del PCUS Gorbačëv nella propria città natale, Belgrado. A quattordici anni si esibì per Giovanni Paolo II. Qui a Milano, invece, ha mostrato tutto il suo talento suonando per noi un violino Guadagnini del 1783.

A chiudere il programma uno dei capolavori assoluti della storia della musica, ovvero la Sinfonia 7 di Beethoven. Il musicologo Mellace ne illustra così il quadro in cui venne composta:
Sarebbe impossibile concepire una partitura simile prescindendo dal contesto storico-culturale di un’Europa avviata a completare un secondo decennio di guerre, rivoluzionarie prima e napoleoniche poi: andranno ricondotte al rumore della Storia, meno indirettamente di quanto si potrebbe supporre, la spiccata propensione alla gestualità, le sonorità marziali, l’immagine sonora di un sublime che in quella stagione tanto inquieta non poteva se non assumere il tono d’uno stile eroico. Nacque in quel contesto la Settima sinfonia (si noti, all’avvio del Vivace che finalmente deflagra dopo l’ampia, divagante introduzione, il ruolo propulsivo del ritmo puntato): fragorosa musica di guerra, corroborata dall’ubiquo protagonismo dei fiati, in grado di trasformare il rumore della Storia in pura euforia dionisiaca”.
Quel periodo storico fu importantissimo anche per Milano. Lo racconta bene una sezione della mostra Il genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento allestita alle Gallerie d’Italia (la si potrà visitare fino al 16 marzo).
Mediterraneo a Como
“Pura euforia dionisiaca”, invece, è la sintesi perfetta per descrivere il secondo concerto a cui ho assistito ieri, ovvero Sentieri al Teatro Sociale di Como.

Giovanni Sollima al violoncello, Avi Avital al mandolino, Peppe Copia alla chitarra e alla tiorba e Alessia Tondo al canto e tamburo ci hanno dato dentro senza risparmiarsi tra musiche tradizionali del Mediterraneo e la Tarantella orientale di Eliodoro Sollima, padre del violoncellista, composta a soli dodici anni.
La metafora di Pehlivanian si può intendere anche in senso temporale: la musica e la cultura sono ponti tra generazioni. E ricco di “tramandi” – per dirla con la Tondo – è stato il programma di ieri sera che ha spinto il solitamente compassato giornalista brianzolo a cantare e agitare le mani nel gesto apotropaico che accompagna lo scongiuro “cacciala fore malencunia cacciala fore è malatia”.
Il prossimo appuntamento con i Pomeriggi Musicali è per giovedì 30 gennaio e sabato 1° febbraio – Gianna Fratta sarà alla direzione, Avery Gagliano al pianoforte – con il seguente programma:
- Pëtr Il’ič Čajkovskij, Concerto n. 2 in Sol maggiore per pianoforte e orchestra op. 44
- Gabriel Fauré, Pavane in Fa diesis minore op. 50
- Gabriel Fauré, Suite da Pelléas et Mélisande op. 80
Saul Stucchi
I Pomeriggi Musicali
Teatro Dal Verme
Via San Giovanni sul Muro 2
Milano
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