In occasione della manifestazione La Spagna a Milano, ieri sera il giornalista Marco Carminati ha presentato all’Instituto Cervantes il suo libro intitolato Las Meninas di Velázquez. Introdotto da Ignacio Angulo Ranz, direttore dell’Ente del Turismo Spagnolo e alla presenza di un folto pubblico, Carminati ha esordito rievocando la storia del celebre dipinto, una delle principali attrazioni del Museo del Prado.
La tela non è firmata, ma non si tratta di un’eccezione, bensì di una consuetudine che verrà abbandonata soltanto quando gli artisti avranno conquistato una totale indipendenza dai committenti e raggiunto la piena consapevolezza del proprio ruolo nella società. Va anche detto che il pittore era talmente famoso che non aveva bisogno di firmare le sue opere.
Velázquez nacque a Siviglia nel 1599 (era dunque coetaneo di Rubens) e fu allievo del pittore manierista Francisco Pacheco del Río. In realtà il giovane allievo guardava piuttosto alla realtà che non ai maestri, ma Pacheco non soltanto non lo ostacolò, ma addirittura gli diede in sposa la figlia e poco dopo ne divenne il primo biografo: aveva subito compreso lo straordinario talento di Diego.
Da parte sua Velázquez si rese presto conto che Siviglia era una città troppo piccola per lui, così nel 1621 si recò a Madrid dove c’era la corte per proporsi come ritrattista. Ma in quella occasione non gli riuscì di arrivare fino al re e allora puntò sul duca di Olivares che sarà per lui il tramite per entrare nelle grazie del sovrano e diventarne il pittore ufficiale. Tra i due si creò un rapporto molto profondo, tanto che alla morte del pittore Filippo IV confesserà in una lettera di essere prostrato per la sua scomparsa.
Velázquez lavorava all’interno del Palazzo Reale e il suo rango diventava ogni anno più elevato, fino a venire insignito (l’anno prima di morire) dell’ordine di Santiago. Nel 1629 si imbarcò per Genova; andò a Venezia, Ferrara, con tappa a Cento per conoscere il Guercino, poi a Roma. Nel 1640 compì un secondo viaggio in Italia, passando da Milano per proseguire a Venezia e a Modena, dove gli venne rifiutato l’accesso alla Galleria Estense per il timore che portasse via qualche capolavoro.
Tornato di nuovo in patria si vide rifiutare dal re la terza richiesta di permesso di venire in Italia e nel 1656 realizzò il suo capolavoro: Las Meninas. Non sappiamo se glielo abbia commissionato il re o se Velázquez lo abbia realizzato di sua spontanea volontà, anche se la mancanza del contratto di allogazione fa propendere per l’ipotesi che il dipinto fosse un regalo del pittore al suo re.
Grazie invece ad Antonio Palomino, scrittore spagnolo del Settecento (una specie di “Vasari iberico”) conosciamo i nomi dei personaggi ritratti sulla tela: fu lui infatti il primo a identificarli. Un’altra curiosità riguarda il titolo dell’opera, che ricevette il nome di Las Meninas soltanto molto tardi, per la precisione nel 1843. Velázquez l’avrebbe chiamato La famiglia di Filippo IV o più semplicemente La Famiglia.
Per secoli il quadro non fu visto da nessuno perché era in una sala del Palazzo Reale di esclusiva pertinenza del sovrano e quindi nessuno poté copiarlo. Il primo fu Luca Giordano che chiese a Carlo II il permesso di poterlo vedere e confuse ancora maggiormente il sovrano che già non capiva nulla dell’opera definendola “teologia della pittura”.
Saul Stucchi
Marco Carminati
Las Meninas di Velázquez
24 Ore Cultura
2012, pagine 64
19,90 €