In un precedente articolo ho raccontato la mostra sui tessuti copti allestita al Museo Mariemont a Morlanwelz, in Belgio. Qui parlerò invece della collezione egizia di Mariemont, uno dei punti di riferimento degli appassionati di antichità egizie dell’intero Belgio, insieme al Musée Art & Histoire di Bruxelles, fino all’anno scorso denominato Museo del Cinquantenario.

Era la mia prima visita a Mariemont e durante il giro delle sale (da notare che non c’è una netta separazione tra le varie sezioni e dunque nella stessa sala si trovano teche con reperti egizi e altre con oggetti greci) mi sono segnato i pezzi che più mi hanno colpito. Come per tutte le selezioni, anche in questo caso il lettore deve mettere in conto l’assoluta soggettività che l’ha determinata. Devo però aggiungere che ho cercato di variare il più possibile la tipologia dei pezzi e allargare al massimo l’arco cronologico che di fatto risulta estendersi dall’epoca predinastica a quella tolemaica.
La collezione si basa in buona parte sulla raccolta messa insieme da Raoul Warocqué (1870-1917). Chi era costui? Un pannello didattico, affiancato dalla sua silhouette che ricorda vagamente il Poirot interpretato da Peter Ustinov, ne rievoca per sommi capi la storia: ricchissimo, filantropo, collezionista e mecenate. Il visitatore deve ringraziare lui per tutto quello che ha lasciato al Belgio.
I pezzi più interessanti
Tra i pezzi più antichi si segnala uno scorpione in selce di epoca predinastica (3650-3050 a.C.), mentre tra i reperti che più mi hanno incuriosito ci sono alcuni depositi di fondazione di epoca tolemaica in faïence egiziana: sembrano dei portauovo! Come altri pezzi della raccolta, sono di proprietà della Regione della Vallonia che li lascia in deposito al Museo.
È il caso, per esempio, di un cono funerario in terracotta con iscrizione in geroglifico disposta su tre colonne. Reca il nome di Merimes o Merymose, viceré della Nubia al tempo di Amenofi III (XVIII dinastia). A questo personaggio apparteneva la tomba TT383 a Qurnet Mar’ei (TT383 sta per Theban Tomb 383). Un cono funerario riferibile allo stesso personaggio è conservato al Museo Civico Archeologico di Bologna.

Il pezzo più “ingombrante” è senza dubbio il frammento di una statua colossale in granito raffigurante una coppia con regina tolemaica, forse Cleopatra. Quello che rimane misura 3 metri in altezza, ma quand’era integra la statua doveva raggiungere gli 8 metri! Proviene da Alessandria e data al periodo ellenistico (più precisamente al I secolo a.C.).
Tra i protagonisti assoluti della collezione egizia c’è il sarcofago di Irethorerou, in legno stuccato e dipinto, proveniente da Heracleopolis Magna (risale all’Epoca Bassa). La disposizione in verticale all’interno di una teca consente di ammirarne con comodo la ricca decorazione.
La teca degli ushabti
Merita una lunga sosta la teca degli ushabti. Le statuine dei servi “rispondenti” sono infatti disposte in maniera molto originale. A prima vista sembrano fissate su spilloni come farfalle, ma guardando meglio si nota che poggiano su dei supporti in metallo. Io mi sono soffermato in particolare sugli ushabti di Seti I e di Khaemwaset, il principe “egittologo” figlio di Ramses II, ma mi ha incuriosito anche quello del faraone Taharqa della XXV dinastia. L’ushabti di Senkamanisken, in serpentinite, si è meritato la copertina nel catalogo della mostra “I faraoni neri. Sulla pista dei Quaranta Giorni”, allestita al Museo nel 2007.

La mummia e il sarcofago interno di Hor, sacerdote di Amon, da Tebe, datati alla fine della XXV dinastia (inizio del VII secolo a.C.) sono in deposito dal Rijksmuseum van Oudheden di Leida (Paesi Bassi). Grazie agli esami radiografici gli studiosi hanno potuto calcolare l’altezza del defunto: tra il metro e 65 cm e il metro e 70. Non è stato invece possibile determinare la causa della morte, sopravvenuta tra i 22 e i 44 anni d’età.
Accanto a un’egida in bronzo della dea Hathor è esposta una statuetta anch’essa bronzea di Isis lactans, datata con approssimazione tra il Terzo Periodo Intermedio e l’Epoca Bassa.
Tra i reperti più piccoli, ma allo stesso tempo più preziosi, va segnalato l’anello in faïence egiziana con il nome della regina Tiy, grande sposa reale di Amenofi III.
I vasi canopi dello scriba
Allineati uno accanto all’altro ci sono i vasi canopi in calcite dello scriba Thoutmes, datati tra il Nuovo Regno e il Terzo Periodo Intermedio. I coperchi rappresentano le teste dei quattro figli di Horus: quella del babbuino è riferita a Hapi e il vaso rispettivo conteneva i polmoni, il falco Kebehsenef chiude il vaso degli intestini, mentre Hamset dalla testa umana ricopre il vaso per il fegato e lo sciacallo Duamutef quello per lo stomaco.
Lì accanto si può ammirare una statua di gatto in bronzo della XXVI dinastia. È uno dei quattro oggetti egizi tra le 42 opere della donazione di Yves e Yolande Boël, protagonisti di una mostra monografica nel 2013, intitolata “L’Âge de l’Éternité. La Donation Boël”. La posa ieratica e l’orecchino nell’orecchio destro fanno ricordare il più celebre (e raffinato) Gatto Gayer-Anderson, uno dei capolavori della collezione egizia del British Museum.
Segnalo poi un delizioso poggiatesta in calcite risalente all’Antico Regno. È decisamente più sobrio di quelli ritrovati nella tomba di Tutankhamon, ma non è privo di eleganza (mi sono sempre chiesto se questi supporti siano davvero comodi…).
Ne rimane soltanto il volto dallo sguardo enigmatico, ma la maschera di mummia di epoca tolemaica, in tela stuccata, dipinta e dorata, è davvero intrigante. La provenienza da Fayum è solo ipotizzata dagli studiosi.

Questa breve carrellata si chiude con la piccola situla in bronzo che reca il nome di Nesnakhetiou. Proviene forse da Tebe ed è datata al 300-250 avanti Cristo. Nella fascia decorata visibile è rappresentata una scena di sacrificio a Osiride.
Altri pezzi interessanti non erano esposti al momento della mia visita. Una testa di faraone è andata in prestito per l’esposizione “François Schuiten. Le Dernier Pharaon”, mentre il gruppo scultoreo di Hetep e Mouttouy (madre e figlia) era – insieme ad altri pezzi del Museo di Mariemont – esposto alla mostra “Heliopolis. La Ville du Soleil” allestita alla Fondation Boghossian alla Villa Empain di Bruxelles. Ne parleremo in un prossimo articolo.
Saul Stucchi
Musée royal de Mariemont
Chaussée de Mariemont, 100
Morlanwelz
Belgio
Informazioni:
www.musee-mariemont.beInformazioni sulla Vallonia:
http://valloniabelgioturismo.it/