È un Magritte che sorprende quello a cui Bruxelles (finalmente viene da dire) dedica un intero museo. L’istituzione, situata nella centralissima Place Royale, è stata inaugurata pochi giorni fa e si candida a diventare uno dei poli d’attrazione per le migliaia di turisti che arrivano in città. A calamitarli ci penseranno le tele del maestro surrealista, il suo azzurro inconfondibile (al pari di quelli di Antonello da Messina e del Sassoferrato), le sue civette e, naturalmente, le sue pipe (che non sono pipe…).
Sorprende prima di tutto per l’eterogeneità degli stili con i quali si è confrontato, così come stupisce la ricchezza del materiale che il museo espone. Va subito detto che soltanto una parte, minoritaria, delle opere farà presenza fissa nel museo, mentre il resto è composto da prestiti e quindi ci sarà un turn-over che consentirà ai visitatori “di ritorno” di vedere ogni volta un museo parzialmente diverso: insomma il perfetto compromesso tra collezione permanente e mostra temporanea.
L’obiettivo che gli ideatori si erano posti, ovvero quello di proporre un percorso completo della carriera del pittore belga, si può dire comunque raggiunto. C’è tutto Magritte in questo “suo” nuovo museo e la disposizione cronologica aiuta a comprenderne l’evoluzione.

L’itinerario espositivo inizia dall’alto, anche per ragioni pratiche: essendoci un solo ascensore, è più comodo che il visitatore ricorra alle scale per scendere di piano invece che fare i gradini per salire.
Si parte dunque dal terzo piano con i pannelli che riassumono la biografia dell’artista e l’esposizione delle prime opere, per finire al primo piano con l’ultima tela (Uomo seduto a un tavolo) lasciata incompiuta per il sopraggiungere della morte nel 1967, prima di scendere ulteriormente di un livello per curiosare nella fornitissima libreria o fare un giro nelle sale che ospiteranno le mostre temporanee, senza dimenticarsi di guardare il cortometraggio realizzato con spezzoni di filmati girati dallo stesso Magritte, appassionato di fotografia e di cinema.

Magritte è il protagonista assoluto, ma non sarebbe diventato quello che diventò senza l’apporto umano, artistico e culturale degli amici e della moglie Georgette, né il museo avrebbe l’ampio respiro che ha senza la documentazione riguardante il suo “entourage”. Ecco allora gli amici, come Pierre Bourgeois, ritratto nel 1920. A lui è indirizzata una lettera datata l’anno seguente, scritta su carta intestata L. Magritte “industriel”.
Il padre Léopold faceva il sarto e commerciava in tessuti, mentre la madre si era suicidata annegandosi nella Sambre quando René aveva appena quattordici anni (1912). Il ragazzo la vide con la camicia riversa sul viso e la scena rimase impressa nel suo immaginario: il tema della donna velata sarebbe poi tornato con una certa frequenza nelle sue tele.

Per mantenersi Magritte accettò lavori pubblicitari, i cosiddetti travaux imbeciles, come la realizzazione di copertine per le partiture musicali, alcune delle quali sono esposte al museo.
Le prime opere, rivelando la fusione di più stili, come il cubismo, il dadaismo e influenze impressioniste, denunciano l’assenza, ancora, di un suo stile personale. È un altro amico, Paul Nougé, ad avvicinarlo al surrealismo, nel 1926. Nel biennio ’26-’27 Magritte realizza le prime opere a sfondo surrealista, stile che fino ad allora aveva rifiutato. Una frase del 1927, riportata sulla parete di una sala, testimonia la sua piena adesione: “Il surrealismo è la conoscenza immediata del reale”. Paul Nougé lo vediamo in un ritratto “doppio” realizzato in quello stesso anno, a cui risale anche la donna pantera di Découverte: qui compare il tema ricorrente della metamorfosi.
È anche l’anno della prima esposizione personale in una galleria di Bruxelles che ebbe però scarso successo. Magritte decide di trasferirsi a Parigi dove resterà fino al 1930, quando rientrerà a Bruxelles. Questi anni sono molto produttivi dal punto di vista artistico, ma il pittore non si trova a suo agio in un ambiente che reputa troppo snob. In patria continuano tuttavia i problemi economici che lo spingono a fondare, insieme al fratello, un’agenzia pubblicitaria. 
È la cerchia di amici a dargli una mano, commissionandogli dei lavori, tra cui dei ritratti. È il caso per esempio di quello che raffigura Adrienne Crowet, dipinto nel 1940. Magritte realizzerà poi tre ritratti della figlia Anne-Marie. Il percorso espositivo prosegue con le opere del cosiddetto periodo del surrealismo in pieno sole che rende palese l’influenza di Renoir.
La crisi pre-bellica influisce sul pensiero e sull’arte del maestro che muta radicalmente stile. Il cambiamento però non piacque al pubblico né ai critici. Dopo la guerra si nota un ulteriore cambiamento (denominato periode vache, ovvero periodo “vacca” dagli storici dell’arte): appartengono a questa fase opere che meritano la definizione di “scandalose”, come Carestia che svela l’influenza di James Ensor. Sono spie del suo animo depresso e disorientato. Anche su richiesta di Georgette, Magritte torna al vecchio stile che gli darà la fama internazionale. Alcuni detrattori, tuttavia, non cessano di criticarlo, accusandolo di piegarsi ai gusti del mercato. 
In realtà (e le opere esposte al museo lo testimoniano) Magritte ha sempre subito l’influenza non solo della letteratura “alta”, ma anche della cultura “bassa”, quella popolare. Nel primo caso possiamo citare gli echi dei libri di Conrad nelle sue marine, mentre nel secondo non sfuggono i riferimenti agli sceneggiati radiofonici e poi televisivi, al cinema e ai romanzi gialli che avevano per protagonisti eroi come Fantomas.
Si veda per esempio la tela Uomo dal mare del 1927. Proseguendo di sala in sala aumentano le opere “note”, alcune delle quali ospitate nella recente mostra a Palazzo Reale a Milano. Ci si sofferma rapiti davanti alle sue civette, alle nuvole, ai cieli azzurro “Magritte”, a tele che sono palcoscenici su cui si recita la vita. E si ha la conferma della verità della sua frase “il n’y a pas de choix : pas d’art sans la vie”. Il nuovo museo è ora il teatro ideale per le sue rappresentazioni.
Saul Stucchi
Informazioni
The Musée Magritte Museum
Place Royale 1
Bruxelles
Orari: da martedì a domenica 10.00-17.00; mercoledì fino alle 20.00; lunedì chiuso
Biglietto: intero 8,00 €; ridotto 5,00 €
Come arrivare:
Metro: Gare Centrale o Parc (linea 1 o 5)
Treno: Central Station
Tram: 92,94
Bus: 27, 29, 38, 71, 95
Informazioni:
Tel. 0032.2.508.3211
www.musee-magritte-museum.be
Didascalie:
- La Voix du sang (part.) (1961)
Olio su tela, 90×110 cm
© Charly Herscovici, avec son aimable autorisation – c/o SABAM-ADAGP, 2009 - Le joueur secret (1927)
Olio su tela, 152×195 cm
© Charly Herscovici, avec son aimable autorisation – c/o SABAM-ADAGP, 2009 - La Magie Noire (1945)
Olio su tela, 80×60 cm
© Charly Herscovici, avec son aimable autorisation – c/o SABAM-ADAGP, 2009 - Découverte (1927)
Olio su tela, 65,2×50,3 cm
© Charly Herscovici, avec son aimable autorisation – c/o SABAM-ADAGP, 2009 - Le galet (1948)
Olio su tela, 100×81 cm
© Charly Herscovici, avec son aimable autorisation – c/o SABAM-ADAGP, 2009 - Le Retour (1940)
Olio su tela, 50×65 cm
© Charly Herscovici, avec son aimable autorisation – c/o SABAM-ADAGP, 2009