“Non credete alla felicità di un uomo finché questi non abbia oltrepassato il traguardo della vita senza aver patito dolore!”. Con questa esortazione del corifeo si chiude la più classica delle tragedie greche, l’Edipo Re di Sofocle, riproposta in migliaia di allestimenti diversi, ma sempre potentemente viva ed emozionante.
La versione di Antonio Calenda (basata su una nuova traduzione di Raul Montanari) punta molto sul carisma di Franco Branciaroli che riesce a stregare gli spettatori anche en travesti in guêpière, autoreggenti nere e scarpe rosso “peccato”.
Dietro un telo che ne scherma la presenza c’è il coro dei tebani, alle spalle di Edipo. O meglio: la comunità cittadina sembra incombere sulle spalle del sovrano che si attribuisce senza esitazioni il compito di estirpare l’impurità che ammorba Tebe. “Lotterò per trovare l’assassino di Laio come se fosse un padre per me”, si lascia scappare il re con inconsapevole e dunque tragica autoironia.
Branciaroli interpreta il protagonista, ma dà voce anche all’indovino Tiresia e a Giocasta, madre – moglie di Edipo.
L’attore non è nuovo a questo espediente: io stesso ricordo una sua splendida interpretazione in Dentro Medea, dove impersonava entambi gli antagonisti, Medea e Giasone, con il volto truccato per metà da donna e per metà da uomo.
In apertura di dramma Edipo è sdraiato sul lettino dell’analista e comanda con fare svogliato e arrogante. Non si accorge di essere disteso su di un manto purpureo che simboleggia l’origine cruenta del suo potere.
Il trono che occupa, infatti, poggia sul sangue, ma non per via lecita e diretta come legittimo discendente del sovrano che l’ha preceduto, Laio, quanto per esserne stato, a sua insaputa, l’assassino. “Voglio vedere dentro ai fatti” esclama il re nel suo ostinato tentativo di scoprire il responsabile del miasma che appesta Tebe. E chi cerca trova, è l’amara verità che verrà a galla nel corso del dramma.
Ma l’intelligenza che è servita ad Edipo per sciogliere l’enigma della Sfinge non gli ha consentito di riconoscere la trappola in cui il dio lo stava spingendo. La vera conoscenza non gli arriverà dalle proprie doti e soprattutto non gli gioverà: sarà anzi fonte inesauribile di dolore e di raccapriccio, tanto da spingerlo all’autoaccecamento.
“Sei nato sotto una cattiva stella” dice il vecchio pastore al sovrano ormai prostrato, quasi a consolarlo della malasorte che l’ha colpito. La colpa che grava più pesantemente – ci insegna Sofocle – è quella di cui non siamo direttamente e coscientemente responsabili. Ma lungi dal costituire un’attenuante, il raggiungimento di questa consapevolezza non porta al protagonista che un inasprimento del dolore.
La prova di Branciaroli vale da sola il prezzo del biglietto dello spettacolo; memorabile in particolare la serrata sticomitia tra Edipo e Tiresia, con il mattatore che si dimena sul lettino: Tiresia è la coscienza di Edipo riportata alla superficie dall’analisi introspettiva.
Molto intensa anche la scena del finale disvelamento della verità, con l’originale (e azzeccata) scelta di affidare le battute del servo ai componenti del coro che a turno si “sporgono” dal groviglio di corpi in cui sono invischiati. La compagnia nel complesso e il regista Calenda si sono meritati il caloroso applauso del pubblico.
Saul Stucchi
Regia: Antonio Calenda
Taduzione: Raul Montanari
Interpreti: Franco Branciaroli, Giancarlo Cortesi, Alfonso Veneroso, Emanuele Fortunati, Livio Bisignano, Tino Calabrò, Angelo Campolo, Filippo De Toro, Luca Fiorino, Daniele Gonciaruk, Oreste De Pasquale, Gianfranco Quero
Scene: Pier Paolo Bisleri
Costumi: Stefano Nicolao
Musiche: Germano Mazzochetti
Luci: Gigi Saccomandi
26 marzo 2010
Teatro Sociale
Lecco
www.comune.lecco.it
Tournée
27 marzo
Teatro Comunale Alfieri
Asti
28 marzo
Teatro Testoni
Casalecchio di Reno
30-31 marzo
Teatro Goldoni
Livorno
6 aprile
Teatro delle Energie
Grottamare
7 aprile
Teatro Sanzio
Urbino
8-9 aprile
Teatro della Regina
Cattolica
10 aprile
Teatro Dada
Castelfranco Emilia
13-30 aprile
Piccolo Teatro / Teatro Strehler
Milano
4-16 maggio
Teatro Carignano
Torino
Le foto sono di Tommaso Le Pera