All’inizio del ventesimo libro dell’Iliade Zeus decide di radunare tutti gli dei in assemblea e manda Themi perché li chiami a raccolta sull’Olimpo. Al fratello Poseidone che ne ha indovinato il pensiero, Zeus dà una risposta paradossale: “a me dispiace che quelli (Achei e Troiani, ndr) muoiano, ma io resterò seduto in una valle dell’Olimpo e mi divertirò a guardarli”. Gli dei si dividono in due schieramenti: Era, Atena, Poseidone, Ermes ed Efesto vanno verso gli Achei, mentre Ares, Apollo, Artemide, Latona, il fiume Xanto e Afrodite si mettono dalla parte dei Troiani. Lo scoppiare della lotta tra divinità non distoglie Achille dal suo unico pensiero, che è quello di trovarsi di fronte a Ettore per ucciderlo e vendicare così l’amico Patroclo.
Da parte sua Apollo esorta Enea ad affrontare il figlio di Peleo, ma il capo troiano non trova esaltante l’invito divino. Gli serve la rassicurazione che un dio lo sosterrà nel confronto per convincerlo ad avanzare verso le prime file. Gli dei prendono posto in due distinti “spalti” per godersi lo spettacolo dello scontro tra Achei e Troiani, ma la tribuna d’onore è ovviamente riservata a Zeus.
Quando si trovano finalmente di fronte uno all’altro, Achille inizia una battaglia verbale contro Enea, ricordandogli il precedente inglorioso. Enea però non è impressionato dalla guerra psicologica dell’avversario e gli risponde per le rime, assicurandolo che non si sfideranno “solo a parole infantili”, salvo poi declinare tutta la sua genealogia a partire da Dardano, figlio di Zeus, e concluderla con queste sconcertanti parole:
Ora non continuiamo a parlare come bambini,
stando al centro della battaglia crudele:
sia per me che per te sarebbe possibile
pronunciare tante parole ingiuriose
che neppure una nave a cento remi potrebbe sopportarne il peso;
la lingua degli uomini è molto ricca e ci sono parole di ogni tipo:
è un grande pascolo di parole che vanno in tutte le direzioni,
e qualunque parola tu possa dire
ne potrai ascoltare un’altra simile.
Perché, dunque, noi due dovremmo litigare,
stando l’uno di fronte all’altro a insultarci,
come le donne che, eccitate dall’ira divoratrice,
vanno insultandosi per le strade,
con parole vere o false, tutte dettate dalla loro rabbia?
Alla fine della lunga tirata Enea scaglia la lancia che riesce però a trapassare soltanto due dei cinque strati dello scudo di Achille realizzato da Efesto. Neppure il colpo di Achille è fortunato, ma Poseidone è preoccupato per la sorte di Enea e invita gli altri dei a intervenire in suo aiuto perché è destino che a lui e alla sua discendenza tocchi di regnare su Troia. Era però declina l’invito e Poseidone allora scende in campo per sollevare Enea e portarlo nelle retrovie, dove gli dice chiaramente che non è cosa per lui affrontare Achille. A loro volta Achille ed Ettore spronano i rispettivi compagni allo scontro. Achille fa strage di Troiani, uccidendo anche Polidoro, il figlio più giovane di Priamo. Dopo aver assistito alla morte del fratello, Ettore abbandona ogni remora e affronta Achille, ma Atena e Apollo proteggono i rispettivi beniamini impedendo loro di ferire il nemico.
Saul Stucchi
Didascalia:
Charles-Antoine Coypel
L’ira di Achille (1737)
Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo
L’immagine è presa da Wikipedia
I versi più belli:
“Come un terribile incendio infuria nelle strette gole
di un monte inaridito
e ne arde tutta la densa foresta,
mentre il vento, soffiando forte, spinge le fiamme da ogni parte,
così da ogni parte infuriava con la sua lancia Achille simile a un dio,
inseguendo i nemici da uccidere,
mentre la terra nera si copriva di sangue” (XX, 490-494).
Omero
ILIADE
Traduzione di Dora Marinari
Commento di Giulia Capo
Prefazione di Eva Cantarella
Con testo greco a piè di pagina
La Lepre Edizioni
2010, pp. 1074
28 €
www.lalepreedizioni.com