Il cinema non dev’essere il suo forte, dato che non ha mai sentito nominare Forrest Gump. Parla però correntemente l’arabo e per la sua professione, l’egittologia, questa conoscenza risulta senza dubbio più utile di una buona preparazione cinematografica.
Incontro il professor Paolo Gallo al termine della sua conferenza all’auditorium del Louvre, durante la quale ha illustrato a un folto pubblico dieci anni di scavi da lui condotti sull’isola di Nelson, nella baia di Aboukir di fronte ad Alessandria d’Egitto. Mi invita a unirmi per il pranzo al resto della famiglia e ad alcuni colleghi: in totale siamo in dieci a prender posto nella sala interna del Café Palais Royal, sull’omonima piazza parigina.
La scelta del locale si deve al consiglio di Simone “l’iracheno”, giovane archeologo del Vicino Oriente che abita a Parigi. Di fronte abbiamo il Louvre, mentre alle spalle, a poca distanza, c’è Rue d’Aboukir: potenza del caso.
Gli appassionati dell’epopea napoleonica sono probabilmente i soli ad associare questo nome a due eventi bellici distinti ma poco distanti cronologicamente. Il primo agosto 1798 l’ammiraglio Nelson distruggeva nella succitata baia la flotta francese appena approdata in Egitto, compromettendo di fatto la spedizione del generale Bonaparte. Che un anno dopo, esattamente il 25 luglio, sconfiggeva in quel lembo di terra le armate dei Turchi ottomani. Ovviamente a questo secondo episodio la propaganda francese ha dato risalto, mentre agli Inglesi il precedente scontro navale è meglio noto come Battle of the Nile. È sull’isolotto “dedicato” a Nelson, lungo non più di 350 metri per 100 metri di larghezza (nel punto di maggior estensione), che da dieci anni ormai scava Paolo Gallo. Classe 1961, si è laureato in egittologia con Edda Bresciani e si è specializzato alla Sorbona (Paris IV) per poi conseguire il dottorato alla Sapienza. Nel 1997 ha fondato il Centro della Missione Archeologica Italiana in Egitto dell’Università di Torino.
Superato l’iniziale imbarazzo, tutto mio (non capita tutti i giorni di inaugurare una rubrica “dal vivo”), spiego al professore il motivo della mia presenza al tavolo. Confesso ai commensali il tentativo, nel 2004, di sbarcare sull’isola, vanificato dalle condizioni avverse del mare. Gli archeologi sorridono e mi spiegano che il mare grosso è un inconveniente piuttosto frequente, responsabile del rallentamento del loro lavoro. Alla domanda del cameriere, la croque Royal risulta la scelta più diffusa.
“Un grand classique” esclama la moglie del professore, Cécile Harlaut, ceramologa francese a cui è affidato lo studio dei vasi rinvenuti sull’isola. Gallo opta per questo pancarré tostato sormontato da un uovo all’occhio di bue, guarnito da insalata, che abbina con una birra chiara. Io scelgo invece un cheeseburger e se la memoria non m’inganna, dev’essere in assoluto il primo che mangio in vita mia.
Gli chiedo la sua opinione sulle restrizioni imposte dalla Marina Militare egiziana, a cui appartiene l’isolotto (che peraltro utilizza per esercitazioni durante le quali impiega materiale esplosivo). Dando dimostrazione di abilità diplomatica il professore spiega che la Marina adotta la politica del “meno peggio”. L’isola di Nelson è troppo piccola per ospitare un posto di guardia fisso e insieme troppo grande per non offrire possibilità di attracco e sbarco a pescatori e contrabbandieri. È anche un avamposto e lì passa una sorta di frontiera che ogni volta gli archeologi devono varcare per andare a scavare, come se uscissero dal paese e poi vi rientrassero, non più tardi delle quattro del pomeriggio. In questi anni si sono verificati diversi casi di furto che costringono gli egittologi a ricoprire di terra quanto è stato scavato durante la giornata. Ma non è questo il problema che angustia Paolo Gallo e neppure le condizioni tutt’altro che agevoli in cui si trova a lavorare. Durante la proiezione delle immagini degli scavi, ho notato sul desktop del suo portatile una cartella denominata Rendiconto X (con il nome di un celebre istituto bancario): ecco il suo tormento. La ricerca dei fondi indispensabili per avviare una campagna. L’egittologo spiega che non è il “big boss” il problema; sono piuttosto i piccoli contabili a frenare le procedure e a guastargli il fegato, con la loro richiesta di sapere come vengono spesi i soldi, euro per euro. Senza però sapere un bel nulla (ma il termine è decisamente più tranchant) di come si effettui una campagna di scavo. Il professore s’infervora e svela la stanchezza che prova per questo lavoro nel lavoro. “Mi sto ammalando”, dice, “nella ricerca di fondi che diventano sempre più difficili da reperire”. Ritrova il sorriso parlando dell’eccezionalità del sito che ha permesso di far luce sulla fase macedone, dato che ad Alessandria quello che è rimasto è solo di epoca romana (si veda la presentazione alla Fiera del Libro di Torino: Gallo e Tiradritti: dieci anni di scoperte archeologiche in Egitto). Sottolinea il fatto che un egittologo “classico” non saprebbe come interpretare i reperti che lui ha trovato. Ci vuole una cultura mista, un approccio multiculturale per “leggere” le testimonianze che sono riemerse. Tutt’altro che ingenuo, Gallo ha dimostrato in questi anni una caparbietà alla Forrest Gump.
Simone “l’iracheno” era senza dubbio il più affamato e l’ha dimostrato finendo il piatto per primo, con largo anticipo sugli altri commensali. Da veri italiani, ci dividiamo in almeno tre scuole di pensiero al momento dell’ordinazione del caffè, che il professore non prende.
L’indomani sono tornato al Café Palais Royal per togliermi lo sfizio di assaggiare la croque (migliore del cheeseburger), evitando però l’errore di ordinare un caffè noisette.
Saul Stucchi
Postfazione a mo’ di premessa
“ALMUERZO CON…” è un aperto omaggio all’omonima rubrica che appare quotidianamente (tranne la domenica) sull’ultima pagina del quotidiano spagnolo El País. A sua volta quest’ultima è nata su “ispirazione” della rubrica “Lunch with the FT”, pubblicata sull’inserto culturale del Financial Times. Scopo di tutte queste rubriche, compresa la nostra, è quello di conoscere meglio una persona (non necessariamente un personaggio) attraverso un’intervista condotta in modo informale durante un pranzo o una colazione.
Café Palais Royal
202 Rue St-Honoré
Parigi
– Croque Royal
– 1 birra
– cheeseburger
– acqua naturale
– 1 caffè “noisette”
Conto: 15 € testa
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