Ho visto Johan Padan a la descoverta de le Americhe molti anni fa, interpretato dal grande Dario Fo. È stato inevitabile, dunque, confrontare la recitazione di Mario Pirovano con quella dell’autore, regista dello spettacolo che è in scena al Teatro Carcano di Milano fino a domenica 10 ottobre. Inevitabile e sicuramente scontato il confronto, tuttavia mi è parso che l’attore stesso abbia scelto la strada della riproposizione “filologica”, dell’imitazione il più fedele possibile all’originale. Da questo punto di vista l’obiettivo è stato sicuramente centrato perché Pirovano gesticola, si muove, danza e saltella come Dario Fo e a una distanza piuttosto ravvicinata (io ero seduto nella settima fila della platea) ci si stupisce di quanto somigli fisicamente al “maestro”. Di Fo ricordo però le improvvise impennate di tono che invece Pirovano accantona per mantenere una continuità tonale, come se si concentrasse più sul testo (e sulla storia) che non sulla sua resa scenica.
La mia impressione personale è che l’attore non osi confrontarsi in modo “competitivo” col modello, preferendo seguirne le orme. Insomma: Pirovano fa Dario Fo che recita il Johan Padan, più che recitare il Johan Padan. Ma sia chiaro: quello che ne risulta è uno spettacolo godibilissimo, sempre pungente e graffiante, e l’abilità mimetica di Pirovano l’ha reso giustamente celebre e apprezzato, anche all’estero come testimonia la recente tournée inglese.
A chi non conosce la storia diciamo in breve che Johan Padan è un anti-eroe che finisce del tutto involontariamente nelle Americhe, per fuggire da Venezia e dalla Spagna, “illuminate” dai fuochi delle pire della Santa Inquisizione. Scampa a mille pericoli e gliene capitano di tutti i colori, tanto che arriva – lui bestemmiatore miscredente – a catechizzare gli Indios secondo la dottrina di Santa Romana Ecclesia. Testo nato in occasione del cinquecentenario della scoperta dell’America, in Johan Padan Fo dà voce agli sconfitti, ai conquistati, alle vittime di quello che più propriamente andrebbe definito genocidio. Senza scadere in patetismi, anzi sottolineando l’aspetto di ingenuo stupore con cui i nativi reagivano ai comportamenti davvero strambi degli Europei. Il tutto in una lingua – la mezcla, realmente utilizzata fino al Settecento come lingua franca nel Mediterraneo – che Fo reinventa e plasma in modo magistrale (i – pochi per fortuna – detrattori che ai tempi hanno criticato l’assegnazione del Nobel al Nostro non capiscono nulla di teatro, né di letteratura).
Saul Stucchi
Mario Pirovano, da alcuni anni assiduo frequentatore del cartellone del Carcano, reinterpreta i testi di Fo con assoluta fedeltà, riuscendo tuttavia a far sempre emergere la sua personale carica espressiva. Nel suo percorso artistico alterna piazze italiane a prestigiosi teatri esteri passando con facilità dai dialetti padani all’italiano, allo spagnolo, all’inglese. A settembre ha effettuato una tournée in Inghilterra, dove ha presentato la sua versione inglese de Lu Santo Jullare Francesco (Francis the Holy Jester) e, per una replica eccezionale all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, Mistero buffo. Ad agosto 2009 il suo spettacolo su San Francesco era stato presentato con grandissimo successo al Fringe Festival di Edimburgo.
Mario Pirovano in
Johan Padan a la descoverta de le Americhe
Testo e regia di Dario Fo
Dal 7 al 10 ottobre 2010
Teatro Carcano
Corso di Porta Romana 63
Milano
www.teatrocarcano.com
Durata: 1 ore e 45 minuti + intervallo
Spettacoli: feriali ore 20.30; domenica 15.30
Lunedì riposo
Biglietto: poltronissima 34 €; balconata 25 €
Prenotazioni: tel. 02.55181377; 02.55181362