
L’occasione di un viaggio avventuroso gliela offrì nel 1808 l’Associazione per la Promozione della Scoperta delle Parti Interiori dell’Africa (il cui nome bastava già a scoraggiare i più pavidi): la sua missione era esplorare l’Africa centrale alla ricerca di metalli preziosi. Da Malta giunse ad Aleppo e in Siria affinò il suo arabo. Desta sorpresa venire a sapere che Burckhardt visitò Petra quasi per caso. Era partito infatti da Il Cairo per il cuore del continente, ma alle carovane dirette a Timbuctù era stato imposto il blocco per evitare il propagarsi di un’epidemia che era scoppiata. Il nostro però temeva più di tutto l’inoperosità, per combattere la quale si trasferì in Nubia, nel Sinai e in Arabia. A piedi, a cavallo o su un cammello percorse migliaia di chilometri e alla fine il suo fisico dovette risentire di tutto quello sforzo: rientrato a Il Cairo il 15 ottobre del 1817, infatti, morì di dissenteria ad appena trentatré anni.


Poi ci si addentra nella storia dei Nabatei e nella loro cultura (come parlavano e scrivevano), prima di scendere ancora percorrendo una sorta di canale che conduce davanti alla gigantografia del cosiddetto Tesoro, il monumento più celebre e fotografato di Petra. In una sezione è affrontato il problema dell’acqua nella città, poi l’attenzione si concentra su Petra come capitale dei Nabatei, attraverso l’esposizione di oggetti di uso quotidiano e di elementi architettonici, come alcuni spettacolari capitelli. In alcuni box è invece possibile visionare dei video in cui gli archeologi raccontano i risultati degli scavi più recenti, destinati a chiarire diversi aspetti della storia del sito rimasti finora oscuri.


Nella mia personale lista dei memorabilia mi sono segnato la stele votiva che potete vedere qui sopra; la statuetta in terracotta del gruppo di tre musicisti; la statua marmorea di Dedalo; i capitelli con gli elefanti e quelli floreali, con testa maschile e con pigna; il piccolo busto di Iside, in alabastro (purtroppo collocato troppo in basso); il rilievo architettonico con busto di Melpomene e quello con sfinge; la testa colossale di Marco Aurelio; il frammento di rilievo con la rappresentazione del dio Sole; il manico di coltello con testa di leone, in osso; ma sono molto belle anche le gigantografie, come quella che mostra in tutta la sua magnificenza la scalinata del Grande Tempio.
Saul Stucchi
Didascalie:
– Busto di una dea pesce.
– Manico di coltello con testa di leone.
– Rilievo votivo con iscrizione.
Sulle tracce di J.L. Burckhardt alias Cheikh Ibrahim
Fino al 20 maggio 2013 (in origine fino al 17 marzo 2013)
Basilea (Svizzera)
Orari: dal martedì alla domenica 10.00-17.00; lunedì chiuso
Informazioni: