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Voi siete qui: Biblioteca » “Ore di Spagna” di Sciascia: un viaggio nella memoria

28 Aprile 2020

“Ore di Spagna” di Sciascia: un viaggio nella memoria

Quattro temi a me cari sono riuniti nel libro “Ore di Spagna” di Leonardo Sciascia, illustrato dalle fotografie di Ferdinando Scianna. Pubblicato nel 1988 da Pungitopo e poi nel 2000 da Bompiani, nel 2016 l’ha riproposto Contrasto in una bella edizione dalla copertina rigida. Lo acquistai nell’estate del 2017 alla Galleria Forma Meravigli di Milano, dopo aver visitato la mostra “Istanti di luoghi” dello stesso Scianna.

Leonardo Sciascia, Ore di Spagna, Contrasto (copertina)

La mia recensione dell’esposizione si concludeva proprio con un riferimento a questo libro. E da lì è allora il caso di iniziare quest’altra recensione. Davvero un viaggio è “Ore di Spagna”, un viaggio che si articola in dieci testi che sono altrettante tappe. L’ho pensato subito, molto prima di arrivare alla nota finale di Natale Tedesco:

In dieci capitoli acuti e fervidi, che incuriosiscono e appassionano, Leonardo Sciascia attraversa il mondo spagnolo, rivisitandolo, ri-conoscendolo, con una lettura che senza voler essere totale risulta tuttavia esemplare. Se nel testo di Sciascia le cose e i personaggi diventano parola, bellezza, a riscontro, nelle fotografie di Ferdinando Scianna, con autonoma originalità, le persone, gli oggetti, i luoghi, diventano figure, altra bellezza”.

E che bellezza! Basterebbe ammirare la donna velata ritratta nell’ultima pagina che infatti si meritava la copertina dell’edizione Pungitopo. Aveva ragione Sciascia, come sempre, nel ricordare la bellezza delle donne in processione durante la Semana santa andalusa: “di suprema eleganza nel nero dei vestiti e delle mantiglie, alcune con vistosa ma velata scollatura, tutte con l’alto pettine da cui la mantiglia scende. Appaiono belle anche le brutte. E bellissime le belle”.

Dicevo di quattro temi a me cari. Sono Sciascia, la Spagna, la fotografia e i libri. Se ne amate anche solo uno, difficilmente sarete insensibili agli altri tre. Dunque “Ore di Spagna” è un tesoro che vi consiglio caldamente. E non ho usato a caso il termine “temi”. Parola centrale nell’opera (nelle “Obras”) di José Ortega y Gasset, possiamo dire che lo sia altrettanto in quella dello scrittore siciliano che sulle pagine di Ortega imparò lo spagnolo ma soprattutto a leggere il mondo, a interpretarne i fatti.

Grazie a queste pagine invece il lettore viaggia nella Spagna del secondo Novecento e più indietro nella sua storia degli ultimi secoli, tra Inquisizione e sentimento religioso popolare (compreso al meglio da Murillo), memoria e oblio, Franco e Pio Cabanillas, Azaña e Unamuno. Spesso ne emergono contrapposte due Spagne che possiamo vedere anche in alcuni scatti di Scianna: da una parte i manifestanti franchisti per le strade di Madrid nel 1985 (decennale della morte del Generalissimo), dall’altra i reduci della battaglia dell’Ebro, immortalati davanti al monolite del Tossal del Deu, sopra Balaguer, in Catalogna. Ma a ben vedere, anche nella contrapposizione tra don Chisciotte in primo piano e il toro di Osborne che svetta sullo sfondo, nella foto qui proposta.

Piana di don Chisciotte, 1984
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

Don Chisciotte è uno dei protagonisti di “Ore di Spagna”, quello di Cervantes e quello “reinventato” da Unamuno. Il testo a lui dedicato è uno dei più intensi della raccolta. Il lettore si troverà a leggere Sciascia che legge Borges che legge Wordsworth che legge Cervantes! Una catena molto borgesiana e profondamente sciasciana, da percorrere avanti e indietro a piacimento, con gioia, augurandosi di avere il tempo e lo spirito del “desocupado lector” a cui si rivolge Cervantes.

Le foto di Scianna ci mostrano volti segnati dal tempo o dalla povertà, città distrutte dalla guerra civile (una delle foto più belle ritrae Sciascia in una strada di Belchite nel 1984), momenti di festa o di riti laici altrettanto radicati di quelli religiosi, come la lunga sosta alla “barra”. E poi Dolores Ibárruri la Pasionaria e il generale Enrique Lister, i campi dell’Andalusia e gli immancabili tori. La foto scattata in Galizia nel 1969 sembra fatta sul set del film “Il giorno della civetta”, uscito giusto l’anno prima (mentre il libro venne pubblicato nel 1961).

Settimana Santa, Granada, 1984
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

Nonostante la secolare reciproca estraneità, “andare per la Spagna è, per un siciliano, un continuo insorgere della memoria storica, un continuo affiorare di legami, di corrispondenze, di «cristallizzazioni»”. Eppure la toponomastica della Guerra civile, da Santander a Guadalajara, è ripercorsa nella memoria e nei libri (su tutti Malraux ed Hemingway) più che sul terreno.

Quando cerca un riscontro nella geografia del presente, Sciascia non lo trova. Esemplare è l’aneddoto dei contadini incontrati nei pressi di quello che era stato il Palacio de Ibarra: “Quello che sapevano lo avevano appreso dagli italiani che ci andavano per ricordare” i fatti (e i misfatti) della Guerra civile.

Aveva la Spagna nel cuore, Sciascia. E l’aveva nella sua libreria. E noi la ritroviamo nei suoi libri. Chiuso “Ore di Spagna”, ho riaperto “Nero su nero” e vi ho trovato quel “trasversale giuoco di specchi” per cui la Sicilia si riflette nella Spagna e viceversa, come scrive Natale. Nel rievocare lo sgradevole incontro con alcuni notabili della sua terra a proposito di uno scrittore da loro sminuito e disprezzato, Sciascia scrive:

Mi affiorano alla mente dei versi che Luis Cernuda scrisse in una situazione quasi uguale: « La sua vita gli si può perdonare, poiché è morto del tutto; il suo lavoro ora conta, addomesticato al loro mondo, come altro oggetto vano, altro ornamento inutile… Meglio la distruzione, il fuoco». La Spagna, la Sicilia. Gracián diceva l’invidia malignidad hispanica: un male spagnuolo. Un male siciliano. Ma è soltanto invidia il sentimento che da vivo, qui, riscuote lo scrittore, l’artista? Non c’è anche, più profonda, l’avversione per colui che ora rompe il silenzio?”.

Non sappiamo. Crediamo però di sapere che Sciascia sarebbe d’accordo con Machado quando dice: “Cuando hablo de España, estoy hablando del Hombre”.

Saul Stucchi

Didascalie:

  • Piana di don Chisciotte, 1984
    © Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto
  • Settimana Santa, Granada, 1984
    © Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

Leonardo Sciascia
Ore di Spagna
Fotografie di Ferdinando Scianna
Contrasto
2016, 152 pagine
19,90 €

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