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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Al Teatro Filodrammatici “Utoya”: cuore di tenebra norvegese

10 Gennaio 2018

Al Teatro Filodrammatici “Utoya”: cuore di tenebra norvegese

State leggeri all’aperitivo prima di andare a teatro a vedere “Utøya”, in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino al prossimo 14 gennaio. State leggeri perché poi vi si torceranno le budella.

Seduti in poltrona proverete un senso di claustrofobia e di impotenza, mescolate ad angoscia, rabbia e profonda, infinita, tristezza. I calorosi applausi al termine dello spettacolo e i sorrisi degli attori, raggiunti sul palcoscenico ieri sera alla prima da tutto il gruppo di lavoro, scioglieranno solo in parte questa tensione che vi accompagnerà nel tragitto verso casa.

Arianna Scommegna e Mattia Fabris nello spettacolo "Utoya"Questa co-produzione ATIR Teatro Ringhiera e Teatro Metastasio di Prato, che ha il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia, si basa su un testo di Edoardo Erba che si è avvalso della consulenza del giornalista Luca Mariani, autore de “Il silenzio sugli innocenti” (Ediesse). La regia è di Serena Sinigaglia, le scene di Maria Spazzi, le luci di Roberto Innocenti.

[codice-adsense-float]Com’è diversa l’atmosfera da quella notte estiva dello scorso giugno al Castello Sforzesco in cui la Sinigaglia raccontava in “Di a da in con su per tra fra… Shakespeare” il suo rapporto con il padre e il teatro! Qui in scena ci sono solo tronchi di legno divisi a metà, forse un richiamo al progetto di monumento in memoria delle vittime proposto dall’artista svedese Jonas Dalhberg, consistente in un netto taglio nella roccia della penisola di Sørbråten, di fronte all’isola di Utøya. Ho letto però che il “Memory Wound” non verrà realizzato. Quella separazione ha finito per dividere i Norvegesi. E la divisione, a ben guardare, è il tema dello spettacolo.

Arianna Scommegna e Mattia Fabris in "Utoya"Arianna Scommegna e Mattia Fabris impersonano con tutta l’intensità del talento che hanno (che è tantissimo!) tre coppie che alternandosi raccontano la terribile vicenda delle stragi di Oslo e di Utøya dai rispettivi punti di vista: due genitori in crisi che hanno mandato la figlia quindicenne al campus organizzato del Partito Laburista; due fratelli campagnoli (lui un po’ ritardato, ma non tanto da non accorgersi di cose che agli altri sono invece, purtroppo, sfuggite) e due appartenenti alle forze di polizia, quella polizia che in Norvegia gira disarmata e ha bisogno di un’apposita autorizzazione per prendere le armi, quella polizia di cui l’attentatore (che non nomineremo, perché ha ragione la sorella: quel nome non va nemmeno pronunciato) ha indossato la divisa per agire indisturbato e conquistare la fiducia di quelli che stava per massacrare.


Il marito, tra frustrazione e rabbia, spiega alla moglie di aver deciso di mandare la figlia al campeggio perché la ragazza “ha perso il senso della realtà”, interessata solo allo shopping. In verità tutti i sei personaggi lo hanno fatto. La realtà intorno a loro è cambiata negli anni e ancora cambierà dopo gli attentati del 22 luglio 2011 che hanno fatto 8 vittime a Oslo e 69 (tra giovani e giovanissimi) sull’isola di Utøya, dove l’attentatore “ha fatto il tiro a segno per più di un’ora”.

Sono mutati i punti di riferimento e si sono spente le ideologie. Che cosa può colmare il vuoto che hanno lasciato? La fede nel laburismo accampata dal marito trova la risposta aspra e pungente della moglie (gran bel pezzo di scrittura, questo in particolare).

Tra spaesamento e stupore (“Una bomba? Dove? Qui? A Oslo?!” – “Ma non è Oslo. La conosco, Oslo. È Baghdad!”) si scoprono i nervi, lo straniero diventa nemico, il male della quotidianità (dei soprusi di un superiore, delle meschinerie di coppia, del cattivo vicinato) si mescola con il Male assoluto.

La banalità del sistema che impone obbedienza e risponde con colpevole ritardo all’emergenza si intreccia a quella dell’organizzazione paramilitare ramificata a livello globale. Un cuore di tenebra pulsa nel petto della nostra società. Lo sentite battere?
Saul Stucchi

Dal 9 al 14 gennaio 2018

UTØYA

  • di Edoardo Erba
  • con la consulenza di Luca Mariani, autore de “Il silenzio sugli innocenti”
  • regia Serena Sinigaglia
  • scene Maria Spazzi
  • luci Roberto Innocenti
  • con Arianna Scommegna e Mattia Fabris
  • co-produzione ATIR Teatro Ringhiera, Teatro Metastasio di Prato
  • con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia

Orari:

  • martedì, giovedì, sabato 21.00
  • mercoledì, venerdì 19.30
  • domenica 16.00 e replica straordinaria alle 19.00

Biglietti: intero 22.00 €, ridotti 18 / 16 / 11 / 10 €

Mercoledì 10 gennaio alle ore 21.00, dopo lo spettacolo, si terrà un incontro dal titolo “Utøya: un caso isolato o un’isola caso-studio?”. Insieme a Luca Mariani, autore del libro “Il silenzio sugli innocenti”, ci saranno Serena Sinigaglia, Arianna Scommegna e Mattia Fabris, e Tommaso Amadio, direttore artistico del Teatro Filodrammatici. Ingresso libero con registrazione obbligatoria.

Teatro Filodrammatici
via Filodrammatici 1
Milano

Informazioni:
tel. 02.36727551
www.teatrofilodrammatici.eu

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