Nel campo acheo dormono tutti, tranne Agamennone “che aveva la mente agitata da troppi pensieri”: è sulla sua insonnia che si apre il decimo libro, tutto di ambientazione notturna. Il re è sveglio e geme dalla disperazione, finché non decide di andare da Nestore. Anche Menelao non riesce a prendere sonno ed esce dalla tenda per recarsi dal fratello; Agamennone gli chiede di andare a svegliare Aiace e Idomeneo, anzi: svegli tutti quelli che incontrerà nell’accampamento. Agamennone e Nestore, da parte loro, provvedono a destare i capi, a cominciare da Odisseo e Diomede. Quest’ultimo non reagisce proprio benissimo, tanto che rimbecca il vecchio domandandogli se non ci fossero combattenti più giovani a cui affidare il compito che si è sobbarcato lui. Certo! Ma la situazione è drammatica, risponde Nestore: “siamo proprio sulla lama di un rasoio”.
Ben sveglie sono invece le sentinelle poste a guardia contro eventuali attacchi notturni dei Troiani. Nella nuova assemblea dei capi Nestore chiede se non ci sia qualcuno così coraggioso da penetrare tra le file nemiche per intercettare qualche segreto sulle prossime mosse. Si meriterebbe da ciascuno “una pecora femmina col suo agnello”: un premione che vale il rischio della propria pelle! Si propone Diomede che domanda un compagno e tra quelli disposti ad andare con lui sceglie Odisseo: “accompagnato da lui, potrei salvarmi anche dal fuoco ardente” (se ne ricorderà Dante che unisce i due eroi nella stessa fiammata (foco) che divampa nella bolgia dei fraudolenti). Nella scena in cui descrive la preparazione per la missione, Omero riesce magistralmente a intagliare un piccolo cammeo sulla storia dell’elmo del re di Itaca.

Intanto nel campo troiano la situazione è del tutto simile, come se rispecchiasse quella vissuta dagli Achei. Ettore non lascia dormire i suoi, ma cerca un volontario che vada a spiare tra i nemici.
Il premio per il suo coraggio sarà un carro con due cavalli; immaginiamo, dunque, che il montepremi sia più “interessante” di quello messo in palio da Agamennone, eppure la risposta che ottiene Ettore è un imbarazzante silenzio. A romperlo ci pensa il giovane Dolone che però ha l’ardire di chiedere i cavalli di Achille.
Il suo travestimento da lupo non gli gioverà però a nulla: Odisseo e Diomede lo intercettano subito e lo catturano con facilità. Dolone spiffera tutto, anzi, spontaneamente fornisce preziose informazioni su Reso, l’ultimo alleato giunto a difesa di Troia (a questa vicenda è dedicata la tragedia dello Pseudo-Euripide).
Diomede non ha pietà e uccide il giovane che invano lo stava implorando di avere in salvo la vita in cambio di un riscatto. Penetrati nell’accampamento dei Traci, i due fanno strage, uccidendo anche il re Reso e rubandone i cavalli che portano al campo acheo, dove raccontano lo svolgimento della fortunata missione.
Saul Stucchi
I versi più belli:
“Dopo che ebbero pregato la figlia del grande Zeus,
si mossero, come due leoni nella notte scura,
nei luoghi della strage,
sui cadaveri, tra le armi e il nero sangue.” (X, 296-299)
Omero
ILIADE
Traduzione di Dora Marinari
Commento di Giulia Capo
Prefazione di Eva Cantarella
Con testo greco a piè di pagina
La Lepre Edizioni
2010, pp. 1074
28 €
www.lalepreedizioni.com