Seconda parte dell’articolo di Laura Baldo su Danzica e conclusione del suo reportage sulla Polonia.
Vengo svegliata all’alba dalle grida acute dei gabbiani, che sono anche piacevoli quando volano sul mare, ma molto di meno quando sono fuori dalla tua finestra.
Il Castello di Malbork
Mi dirigo alla stazione, dove prendo il treno per Malbork, che dista circa mezz’ora di viaggio. Malbork, un tempo Marienburg, ospita uno dei castelli medievali più grandi e più belli d’Europa, patrimonio dell’Unesco. La costruzione iniziò nel XIII secolo, ad opera dei Cavalieri Teutonici, a cui il territorio apparteneva.

Fu teatro di molte battaglie, venne restaurato varie volte e poi distrutto quasi completamente nel 1945 a causa della guerra (come troppi altri monumenti storici in Polonia, del resto). La ricostruzione fu fatta quasi da zero, usando i materiali originali rimasti e le fotografie per ricrearlo esattamente com’era prima.

Dalla stazione della cittadina si può prendere un autobus, ma sono circa venti minuti a piedi, e come me molti altri visitatori preferiscono camminare, tanto più che il tempo è bello. Arrivo all’ingresso poco dopo le 9, hanno appena aperto ma si sta già formando la fila e ci sono un paio di comitive numerose. L’ingresso costa 45 złoty (poco più di 10 euro).
È il museo più caro che ho trovato finora, ed è comunque pochissimo per tutto quel che c’è da vedere. È un posto dove con la bella stagione si può stare anche tutto il giorno tra saloni, cortili, punti di ristoro, prati, e la fiera medievale all’esterno. Nel biglietto è compresa l’audioguida, anche in italiano, che è indispensabile per orientarsi e conoscere la storia delle diverse zone e sale del castello.

Si attraversano alcune porte e cinte di mura, tutto nei caratteristici mattoni rossi che lo rendono spettacolare. Arrivati nel cortile interno si segue l’audioguida dentro e fuori dai vari ingressi: cortili, camere, le stanze del Gran Maestro, i saloni di ricevimento, le cucine, il refettorio, la cappella, i loggiati, i giardini.

Splendide le alte volte a crociera, i pavimenti in mattonelle colorate, i vetri istoriati, i grandi portoni di legno intagliato e dipinto. Ci sono anche degli affreschi, quelli che si è riusciti a recuperare, e poi quadri, mobili, camini, ecc. È grandissimo, ma vale la pena vedere tutto, mettendo in conto minimo tre ore.
Ci sono anche dei musei. Io non ho molto tempo quindi vedo solo quello delle armi, che partono dal medioevo, con le sciabole e i set da duello, gli archi da caccia e le balestre, fino alle armi da fuoco, di fattura locale o straniera. Uno dei pezzi forti della collezione è la particolare armatura di un ussaro alato polacco del Seicento.
Prima di uscire mi fermo allo shop, dove trovo un bel libro sul castello, peccato solo che l’italiano non c’è e mi tocca prenderlo in inglese. Ci sono moltissimi giochi per bambini, riproduzioni di cavalieri, di armi, giochi di carte, tutto a tema medievale.

Sia dentro che fuori il castello ci sono tendoni dove mangiare, da cui si spande intorno un profumo di carne alla griglia. All’uscita c’è una sorta di fiera medievale, con personaggi in costume che si aggirano tra le tende, e bancarelle di souvenir e cianfrusaglie. Molti bambini corrono in giro felici con elmi e spade di plastica. È un posto ideale per famiglie, e infatti ce ne sono moltissime, oltre alle comitive. A quest’ora – quasi le 13 – c’è un grande affollamento, quindi ho fatto bene a venire presto.
Ritorno a Danzica
Torno verso la stazione e rientro a Danzica, dove mi dirigo subito verso il Centro Europeo Solidarność, un museo e centro culturale molto recente, immancabile per chi visita la città. Dalla stazione ci arrivo a piedi, perché non è lontano. La prima cosa che si nota è lo svettante monumento d’acciaio, dedicato ai caduti nella rivolta operaia dei cantieri navali del 1970. Qui infatti sono iniziati i primi fermenti della lotta contro l’opprimente regime comunista di stampo sovietico.

Il Centro Solidarność sorge dietro il monumento, nel luogo dove dieci anni dopo Lech Wałęsa iniziò un altro sciopero e fondò il sindacato e poi movimento politico Solidarność. Ammetto che di tutto ciò sapevo poco prima di venire, quindi la visita è molto interessante. L’edificio ha la facciata completamente in acciaio color ruggine, a ricordare una nave.
Dentro è spazioso e molto moderno, con un atrio gigantesco e scale mobili che portano alle sale superiori. Al momento di fare il biglietto (20 złoty) il cassiere, gentilissimo, mi chiede di dove sono, e poi mi parla in un italiano quasi perfetto (è la prima volta che trovo qualcuno qui che parla italiano, sono quasi commossa), mi dà l’audioguida e le indicazioni per il museo.
Io mi sono data al massimo un paio d’ore, ma si potrebbe starci anche di più. Nelle varie sale pannelli interattivi e reperti d’epoca – alcuni molto interessanti, come le tavole originali con le richieste sindacali dello sciopero del 1980, altri un po’ inquietanti, come la giacca insanguinata di uno degli operai morti – spiegano la storia delle proteste e del movimento, che dai cantieri navali si è esteso al resto della città e poi della nazione.
Nell’ultima sala c’è una gigantesca scritta formata da foglietti, dove i visitatori possono lasciare un messaggio. Ce ne sono in moltissime lingue, e anch’io lascio il mio contributo. Per finire la visita, si può salire fino alla terrazza, dove c’è una vista magnifica sui cantieri navali.
Concludo la giornata con un altro giro del centro storico e della fiera, per poi cercare un ristorante dove fare un pasto tranquillo e riposare un po’.
Il Museo della II Guerra Mondiale
Un punto dolente qui è la colazione. Si usa mangiare salsicce e simili, come in Germania, a partire dalle 9 di mattina. Trovare un bar che apra alle 7-8 e che abbia brioches e caffè è un’impresa. Ne trovo uno sulla via reale, dove l’unica cosa dolce è un french toast (squisito, comunque), accompagnato da un cappuccino. L’alternativa sarebbe cercare un panificio, dove si trovano i pączki (specie di krapfen) e a volte si vende caffè nei bicchieri, ma poi non ci sono molti posti dove sedersi a mangiare.

Prima delle 10, ora d’apertura, sono al Museo della Seconda guerra mondiale, un altro dei musei recenti della città e uno dei più grandi sull’argomento. C’è già molta gente e, cosa peggiore, non c’è l’audioguida in italiano. Mi tocca leggere le didascalie in inglese, ma le luci e la folla lo rendono difficoltoso. In più è grandissimo e le ultime sale mi tocca farle di corsa.
Oltre a oggetti dell’epoca nazista e della guerra, ci sono anche qui pannelli, video, sale con filmati, ecc. La cosa che mi piace di più è la ricostruzione di un pezzo di via cittadina. All’inizio del percorso la vediamo prima della guerra, con le sue botteghe dove sono esposte merci originali d’epoca: sigarette, libri, alimentari, vestiti. Alla fine del percorso c’è una sala con la stessa via dopo la guerra, con i carri armati in mezzo alle macerie. Molto d’effetto, peccato solo per l’audioguida, che servirebbe. In ogni caso un museo da vedere.
Mi sono ritagliata un’ora per andare in via Mariacka a fare spese. Da entrambi i lati della strada ci sono solo botteghe d’ambra. Dopo un po’ sembrano tutte uguali, ma scelgo un ciondolo semplicissimo a forma di goccia. La proprietaria, molto gentile, mi aiuta a scegliere un ciondolo anche per mia sorella, e mi spiega le varie differenze di prezzo. Oltre alla grandezza, se dentro l’ambra ci sono resti vegetali o animali il prezzo cresce molto (ancora di più se ci fosse un insetto intero).
A me gli insetti francamente non piacciono, quindi sono molto felice della mia goccia. I negozi in genere espongono dei certificati, ma per capire se l’ambra è vera (e non resina sintetica o altro) basta strofinarla sulla manica e poi avvicinarla a qualcosa di piccolo, tipo un pezzettino di carta. L’ambra diventa magnetica e attrae le cose. Non è un metodo infallibile però, e ce ne sarebbero altri, ma meno pratici.
Finiti gli acquisti, mi fermo a una bancarella vicino al canale, dove mangio il salmone alla griglia con patate più buono del mondo. Quindi torno di corsa a prendere la valigia in hotel per ripartire.
Avendo più tempo, ci sarebbero molte altre cose da fare e vedere qui a Danzica e dintorni: il Museo Nazionale, che conserva il famoso trittico del Giudizio Universale di Memling, il Museo Navale, l’interno del Municipio e della basilica di S. Maria, la cattedrale e il grande parco di Oliwa, il faro e molte altre. Qualche chilometro a nord ci sono anche stazioni balneari e lunghe spiagge di sabbia.
Nonostante alcune pecche organizzative, è una città davvero spettacolare e suggestiva, da vedere.
Laura Baldo
Didascalie:
- Il castello di Malbork, o Marienburg, visto dall’ingresso
- Esterno di uno dei molti edifici del complesso
- La porta d’Oro, uno dei bellissimi portali decorati e l’unica originale rimasta
- Il refettorio dei cavalieri
- Veduta del castello dal ponte sul fiume retrostante
- Il Monumento agli operai caduti nel 1970 e, dietro, il Centro Europeo Solidarność
- Il Museo della Seconda guerra mondiale
Reportage sulla Polonia
Varsavia
- Viaggio a Varsavia, la città ribelle
- Il Museo della Rivolta e il cimitero di Varsavia
- A Varsavia: commemorazioni e fontane spettacolari
Poznań
Danzica
- Viaggio in Polonia: Danzica, di mare e libertà
- Malbork e Danzica: tra corti medievali e musei storici