
In questa puntata del suo reportage su Porto Marco Grassano racconta di una passeggiata al mercato di Bolhão.
Usciti dal Centro Portoghese di Fotografia, passiamo, poco distante, di fronte al Rettorato dell’Università. Il cielo si è coperto del tutto: il maglioncino è ora necessario. Decidiamo di dare un’occhiata all’interno. Ci infiliamo sotto gli archi della facciata neoclassica, che fa pensare a una stazione ferroviaria.
Spingiamo quindi i battenti di una grande porta di legno a vetri. Un vasto atrio da cui salgono due scaloni simmetrici. In mezzo, una intimidente megascrivania argentata, tra film di Fantozzi e film di fantascienza, con un computer a schermo piatto e un paio di uscieri.
Pensando che l’accesso ai piani superiori sia riservato agli studenti, raccogliamo qualche pieghevole dal tavolone e ci portiamo a destra, nel moderno – neri scaffali metallici, lampadario centrale che pare un artropode – “negozio concettuale” pieno di libri, borse e indumenti, saponette, bigiotteria e altri oggetti artigianali, giochi, articoli per ufficio. Pensato più per turisti che per studenti, ci pare.
Nella sala dall’altra parte dell’atrio, la mostra “Il corpo trasparente – Disegno nel museo anatomico – Condivisione delle esperienze pedagogiche 2017”: i quasi 150 frequentanti il corso “Disegno 2” della laurea in Arti plastiche espongono le loro esercitazioni di anatomia umana e animale. Accanto alle tavole, si possono vedere bestie – per lo più rettili e piccoli mammiferi – dissezionate e conservate sotto formalina. Fanno impressione, a dire il vero.
Ora possiamo dirigerci al mercato di Bolhão e ai negozi di abbigliamento di Rua de Santa Catarina. Rieccoci in Rua Sá de Noronha e poi in Rua da Oliveira. All’angolo con Rua da Conceição entriamo in un bar con l’aria di essere stato aperto da poco. Si chiama Jacaré, parola brasiliana che designa una specie di alligatore. In effetti, c’è una scultura in legno di questo animale sudamericano – per fortuna, non si tratta di un esemplare imbalsamato! – sul piano del tavolino di fondo.
E dal Brasile arriva pure una delle ragazze, entrambe col berretto rosso, che si affaccendano dietro al bancone. Ordiniamo spremute di arancia e visitiamo i servizi, sul lato destro del banco. Mentre sorseggio lentamente il mio succo, sfoglio il Jornal de Notícias, quotidiano nazionale pubblicato qui a Porto che, per questo motivo, riserva una particolare attenzione alla città e alla sua grande squadra di calcio, i Dragões.
Rua da Conceição, Praça de Mompilher, Rua Ricardo Jorge, la chiesa della Trinità. Le passiamo di fronte e andiamo a imboccare la piccola Rua do Estêvão, con edifici commerciali e abitativi bassi e scalcinati sulla sinistra, e sulla destra un grande complesso architettonico grigio, dall’aspetto ordinario: linee senza attrattiva e scale di sicurezza esterne.
Svoltiamo, a destra, in Rua do Bonjardim. Continua la bipartizione tra una fila di case tradizionali e un ramo del casermone di prima. Un uomo malvestito e visibilmente sbronzo si muove goffo, come a dirigere gli spostamenti delle auto che si accingono a parcheggiare su un piccolo spazio ricavato nell’ampio marciapiede. Svoltiamo nella poco significativa e moderatamente commerciale Rua Formosa; dopo circa duecento metri, ci troviamo, sulla sinistra, il Mercato.
Entriamo dall’ingresso di Rua Aleixandre Braga e, varcato un atrio piastrellato da cui si levano, ai lati, due rampe di scale, accediamo direttamente all’area in mezzo, affollata di chioschi metallici e di compratori. I punti vendita sono disposti in file, a formare, tra l’una e l’altra, stretti vicoli coperti da ridotte tensiostrutture. Una folla vi si accalca in fluire intasato: clienti comuni che acquistano generi di consumo, turisti che gironzolano per curiosare e scattare selfies, altri turisti, come noi, che intendono anche comprare.
Ancora più eterogenee sono le offerte, probabilmente conseguenti alla molteplicità delle domande: dalla frutta e verdura ai legumi disidratati alla carne al pesce, fresco ed essiccato, ai fiori e piante – anche aromatiche – verdi o secchi, che possono interessare gli autoctoni, fino ai generi smaccatamente per stranieri, come vassoi col fondo di piastrelle e statuette di ceramica, in particolare galli di Barcelos, indumenti folcloristici, artigianato dell’inutile, vini da esportazione.
Compriamo un po’ di frutta – uva bianca, fichi grandi con la luccicante stilla di miele, grossi mirtilli – che la tarchiata bottegaia ci consegna in una resistente borsina di plastica azzurra.
Poco distante, un gatto grigio tigrato sonnecchia acciambellato su un cartone. Da una scala duplice, in fondo, passiamo al livello superiore, occupato da alcuni banchi di verdurieri e fruttivendoli. Qui non c’è ressa, e possiamo aggirarci agevolmente per osservare, affacciandoci alla balconata di ferro battuto, quanto accade sotto.
All’ingresso opposto a quello da cui siamo entrati, si esibisce ora un gruppo musicale di quattro giovani elegantemente vestiti: camicia bianca; cravatta, pantaloni e lunga giacca neri; uno di loro coi lunghi capelli raccolti a crocchia. Penso siano componenti della locale tuna universitaria; eseguono, accompagnandosi con strumenti a corda, ritmate canzoni – allegre, ma con una punta di malinconia – raccogliendo un obolo dal pubblico, come del resto è uso facciano.
Usciamo direttamente, per il livello diverso delle vie, in Rua Fernando Tomás e ci portiamo verso Rua Santa Catarina, mentre io canticchio una delle melodie studentesche appena udite abbinandovi un testo parodistico su una coppia di colleghi.
Camminiamo lentamente lungo i marciapiedi osservando le vetrine, ora da un lato ora dall’altro. Una di esse, sulla destra, espone pubblicazioni della casa editrice Paulus, con lo stesso logo della nostra San Paolo: in effetti, si fosse chiamata direttamente São Paulo, avrebbe dato l’idea sbagliata di qualcosa di brasiliano. Entriamo quindi nel negozio Pull&Bear, al civico 156, in una palazzina di metà Ottocento che ricorda vagamente quella della libreria Lello. Anche qui il pavimento è un parquet chiaro, evidentemente assai in voga nelle ristrutturazioni di questo tipo.
Esamino una pila di maglie in offerta a 10 euro e ne estraggo una di un gradevole verdazzurro, ma Ester mi dice che è un modello da donna. Non capisco sulla base di quali caratteristiche lo sia, ma mi conformo. Proseguo verso le casse. Un vecchio furgoncino Volkswagen smontato, ridipinto e trasformato in una scaffalatura per le scarpe. Un altro cumulo di maglioncini di cotone, stavolta inequivocabilmente nel settore maschile, ma dal prezzo doppio. Ne scelgo uno bianco e grigio, una creazione abbastanza fine. Mia figlia decide per una felpa e dei jeans elasticizzati.
Paghiamo col solito bancomat e usciamo dirigendoci verso la parte di via che ancora non conosciamo: solo parzialmente pedonale, con l’accesso dei veicoli interdetto da bitte di metallo che possono però essere fatte rientrare nella pavimentazione di autobloccanti se il conducente dispone del necessario telecomando. Per il resto, non è dissimile, nei marciapiedi e nell’offerta di vetrine, dal tratto già noto, anche dopo l’incrocio con Rua da Firmeza. Soltanto a partire dall’innesto di Rua Guedes de Azevedo si fa selciata e si riempie di macchine, come tutte le altre.
Rifacciamo il percorso fino alla chiesa della Trinità. L’ubriaco aspirante a parcheggiatore o a vigile è ancora in azione. Essendo ormai ora di pranzo, ci portiamo verso il Municipio, in cerca di qualche locale appetibile. Nell’Avenida dos Aliados, che costeggia la piazza del Comune, la parte inferiore di un edificio è coperta dalla foto a persona intera del sindaco Rui Moreira, ricandidatosi alle prossime amministrative di ottobre, e da un telo con la scritta O nosso partido é o Porto – “Il nostro partito è Porto” (Moreira si presenta infatti in una lista civica). Davanti all’entrata, chiacchierando, alcuni giovani esibiscono sul petto vistosi adesivi turchini e tondi, che riportano, in bianco, lo stesso slogan.
PS: Rui Moreira è stato poi rieletto con maggioranza assoluta, superando molti altri concorrenti. In Portogallo, non è previsto il turno di ballottaggio.
Diciannovesima parte – Segue.
Marco Grassano
Foto di M. Ester Grassano
Didascalie:
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- Il mercato di Bolhão
- I musicisti della “tuna” universitaria mentre si esibiscono al mercato