
Il monastero “dei passi”
Il monastero di Hosoviotissa costituisce uno dei luoghi più singolari e interessanti dell’isola. Arroccato tra le montagne, può essere raggiunto soltanto a piedi, o al massimo a dorso di mulo, percorrendo la lunga salita di mille scalini che si inerpicano sulla roccia. All’interno custodisce un piccolo tesoro, un trittico di splendide icone dedicate alla Vergine Maria, le stesse che ogni anno vengono portate in processione lungo tutta l’isola durante il periodo pasquale. Il rito, che dura due settimane, rappresenta il più importante evento religioso cui gli abitanti del luogo partecipano, mentre quelli che risiedono fuori da Amorgos ritornano per l’occasione. Le immagini sacre vengono portate, con tre differenti cortei, in altrettante chiese dell’isola, dove rimarranno per una settimana circa salvo poi essere ricondotte all’interno del monastero la domenica successiva alla Pasqua. Molto suggestivo è il percorso di una delle icone, che, durante il cammino di rientro, dopo essere partita dalla piccola chiesa di Panagia, a Langada, passa per Potamos e il piccolo santuario Aghios Georgios situato nel bel bezzo delle montagne. La processione si svolge nel pieno rispetto di alcuni riti tradizionali, come la distribuzione del pane benedetto prima della partenza o lo scampanellare delle campane che accompagna l’uscita del sacerdote che porta a spalla l’icona circondato dai fedeli. L’intero cammino per i diversi edifici religiosi dura diversi giorni, circa due per ogni chiesa, al termine dei quali l’immagine prende la strada della montagna: una lunga salita che, dopo circa sei ore, porta a Hosoviotissa. Ad accogliere i fedeli ci sono i monaci che, dopo la celebrazione, distribuiscono i lukumia, zuccherini aromatizzati alla rosa, e il rakomelo, una bevanda molto dolce e alcolica, come segno della loro ospitalità.
Khora
Allontanandosi dal monastero il primo paese che si incontra lungo la strada è Khora, il centro più grande e il cuore di Amorgos, un tempo rifugio per le popolazioni dei paesi vicini durante le numerose invasioni che funestarono l’isola nel corso della sua storia. Nonostante il borgo sia un della principali mete scelte dai turisti, conserva un carattere fortemente tradizionale, a cominciare dalle attività su cui fonda la propria economia, come l’allevamento e l’apicoltura. Khora è un intricato gioco di viuzze che si snodano tra le case bianche e basse, e i patii ricoperti dalle foglie di vite e dai giacinti, con il quartiere del castro e i vicoli labirintici che conducono alla fortezza che si innalza fiera sopra il paese dall’alto dei suoi sessantacinque metri.
Il fortino di Ghisi risale al periodo medievale e venne realizzato dai conquistatori veneziani di Naxos intorno al XIII secolo, sopra una precedente torre tolemaica, perché costituisse un avamposto difensivo contro eventuali invasori.
Ai piedi della fortezza vale la pena di visitare la piccola chiesa di Kera Léoussa, che si ritiene venne costruita quindici secoli fa ed è la più antica dell’isola, l’unica tra l’altro ad essere dotata del pronaos e di altri elementi paleocristiani. Da questo punto la vista è meravigliosa; se da un alto si può ammirare il vicino porto di Katapola, dall’altro la collina dei mulini, ce ne sono addirittura diciotto risalenti al XIX secolo, che si ergono maestosi e silenziosi, nonostante un tempo fossero la principale fonte di sostentamento e sopravvivenza del luogo.
Katapola
Scendendo da Khora verso il mare si incontra Katapola, kato polis, la città bassa, il porto principale di Amorgos costruita davanti al vecchio insediamento di Minoa, il più antico e grande insediamento dell’isola. Il borgo, che con tutte le piccole frazioni circostanti si dispiega per tutto l’intero golfo, costituisce l’agglomerato commerciale dell’isola per eccellenza e vanta una storia gloriosa alle sue spalle.
Un tempo, soprattutto durante la dominazione bizantina, il porto costituiva uno dei più nevralgici centri commerciali dell’arcipelago, nonché una della basi da cui i pirati partivano per le loro incursioni nelle isole circostanti.
Oggi Katapola è un posto prettamente turistico, pieno di alberghi, ristoranti negozi, e la sua vera essenza può essere colta soltanto spingendosi più all’interno, ammirando bellezze come la famosa fontana di Katapola la cui acqua viene portata dalla sorgente di Moundouliae viene portata attraverso un antico acquedotto costruito dai veneziani. Un piccolo sentiero conduce verso la parte alta e più pittoresca del borgo, dove tra gli alberi di limoni, aranci e cipressi si trova Apano Ghitonia, il quartiere alto, con le sue vecchie casette con i portoni colorati e gli stretti cunicoli e i passaggi semi nascosti tra le case. Qui non è difficile, girovagando tra i giardini, ritrovare, custoditi nei cortili delle case, antichi reperti, orci, vasi conservati accanto ai robusti gerani che crescono da queste parti. Ridiscendendo verso la costiera si incontra Panaghia Katapolitani, la chiesa di Nostra Signora di Katapola, un antico monumento di origine cretese. Al suo interno, intatta, è conservata la sua fattura architettonica tipicamente cicladica, riadattata su una precedente base di una grande basilica risalente alla prima fase del cristianesimo.
Nei dintorni di Katapola si trovano numerose spiagge e baie isolate, immerse nel silenzio più totale. Sono raggiungibili soltanto servendosi dei sea taxis o a piedi, partendo da Xylokeratidhi. Molto carino e caratteristico il piccolo quartiere che ancora conserva l’aspetto di antico borgo di pescatori, dove si può mangiare dell’ottimo pesce fresco, come nell’altro porto dell’isola, quello di Aighiali.
Simona Silvestri
prima parte. Segue: Seconda parte del reportage su Amorgos, perla bianca delle Cicladi