Seconda e ultima parte del reportage di Marco Grassano su Saint-Rémy-de-Provence (leggi la prima parte).
A poche decine di metri verso il paese, svolto a destra in un viale di pini che, tagliando un uliveto, conduce al Convento di San Paolo e all’annessa Casa della salute, dove Van Gogh si fece ricoverare quando se ne andò da Arles. Con altri visitatori di varia madrelingua imbocco la stradina pedonale di accesso al giardino, sul quale si affacciano gli edifici religiosi e quelli sanitari (tuttora attivi con quella funzione). Leggo nelle Lettres à son frère Théo, che mi sono portato, alcune righe della missiva datata 25 maggio 1889:
“Quando ti manderò le 4 tele del giardino a cui sto lavorando vedrai che non è così triste, tenendo conto che la vita si svolge soprattutto in giardino. Ieri ho disegnato un’enorme farfalla notturna che si chiama testa di morto, con una colorazione di una raffinatezza strabiliante: nero, grigio, bianco, sfumato e con riflessi carmini o che virano vagamente al verde oliva”.
Acquistato il biglietto alla portineria, proseguo tra due file di piante più o meno esotiche corredate, ognuna, di un cartiglio coi relativi dati botanici. Nel convento osservo e fotografo la cucina d’epoca e il chiostro, e poi salgo al piano superiore, dove è stata ricostruita la cameretta dell’artista. Leggo ancora, nella stessa lettera:
“Ho una stanzetta con carta da parati grigioverde e due tendine verde acqua a disegni di rose pallidissime, ravvivate da sottili tratti rosso sangue. Queste tende, probabilmente resti di un ricco caduto in rovina e defunto, sono di un disegno molto bello. Della stessa provenienza è, probabilmente, una poltrona assai logora, ricoperta da un tessuto macchiettato alla Diaz o alla Monticelli, bruno, rosso, bianco, panna, nero, azzurro miosotide e verde bottiglia; attraverso la finestra con le inferriate scorgo un campetto di frumento in un podere recintato, una prospettiva alla Van Goyen sulla quale, al mattino, vedo il sole sorgere nella sua gloria”.
Fotografo anche la stanza e la vista dalla finestra, e passo nella cameretta di fronte, dove mi inquieta non poco una vasca da bagno in metallo, coperta da una tavola di legno nella quale è stata praticata un’apertura semicircolare per la testa del paziente, in modo da mantenerla fuori dall’acqua ma, al contempo, da non consentire al corpo di uscirne. Leggo nei fogli illustrativi alle pareti che si trattava di metodi di cura dell’epoca, abbastanza brutali, devo dire, e non mi rassicura affatto quanto scrive in proposito il pittore, con un’apparente indifferenza ignoro quanto sincera:
“Ora, due volte la settimana faccio un bagno nel quale rimango due ore, poi lo stomaco va infinitamente meglio di un anno fa, dunque devo solo continuare, per quanto ne so”.
Scendo quindi (assieme a una famiglia di giapponesi biancovestiti) a passeggiare nel “podere recintato”, illuminato da strisce di lavanda in fiore e fiancheggiato, sul lato sud, da riproduzioni in ceramica di diversi quadri vangoghiani qui realizzati.
Me ne torno in paese, dove cammino ancora un po’ lungo i vicoli a nord, non frequentati dai visitatori, mi mangio un’altra pesca davanti al museo di arte moderna Estrine, senza visitarlo, e poi riprendo la macchina verso casa, poiché mi attende, a Salon, lo spettacolo sulle canzoni di Brel. Per tornare, percorro un tratto di Boulevard Victor Hugo e imbocco la strada per Cavaillon, che si allontana dall’abitato fra un duplice filare di platani. Mi fermo a fare benzina al self service di un grande distributore, poi svolto per Orgon, da dove raggiungo facilmente Sénas e quindi, attraverso strette ma ordinate stradine comunali che si srotolano nella campagna, Alleins. Le indicazioni, ad ogni incrocio, sono impeccabili.
Al Castello, una volta fatta la doccia e seduto comodamente al tavolo della colazione, mi rilasso con un fresco bicchiere di vin rosé deliziosamente fruttato, offertomi in degustazione dalla padrona. Le repos du guerrier: ma purtroppo senza Brigitte Bardot – e senza neppure la mia attrice francese preferita, Audrey Tautou…
(seconda parte – fine)
Marco Grassano
Didascalie delle foto:
– La camera di Van Gogh
– La vasca da bagno per le “cure”
– Il “podere recintato” che si vede dalla finestra del pittore
– Un giorno a Saint-Rémy-de-Provence tra Virgilio e Van Gogh – 1