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Voi siete qui: Biblioteca » Riassunto del secondo libro dell’Anabasi di Senofonte

13 Aprile 2020

Riassunto del secondo libro dell’Anabasi di Senofonte

1. Le richieste del Gran Re

Il nuovo giorno porta ai Greci la notizia della morte di Ciro, trasmessa da Procle e Glu che informano anche della fuga di Arieo. Quest’ultimo è disposto ad aspettarli per un giorno, poi tornerà nella Ionia da cui è venuto. Clearco congeda gli ambasciatori con questo messaggio: loro hanno sconfitto il Gran Re e sono pronti a mettere sul trono Arieo. I Greci si sfamano con quanto rimasto e trovato sul campo di battaglia.

Jean Adrien Guignet, Ritirata dei Diecimila alla battaglia di Cunassa

Arrivano gli araldi del Gran Re con la richiesta ai capi greci di consegnare le armi e di chiedere clemenza al sovrano. Clearco e gli altri capi sono insofferenti. Prosseno risponde a Falino, l’unico greco venuto insieme agli araldi del Gran Re: se questi chiede le armi come vincitore, perché non viene a prendersele? (Ricorda la risposta di Leonida alle Termopili).

Falino ribatte che Artaserse si considera vincitore perché ha ucciso Ciro. A questo punto prende la parola Senofonte: ai Greci rimangono solo le armi e il coraggio. Ma senza le armi, rischiano di perdere la vita stessa. Falino risponde sprezzante “Mi sembri proprio un filosofo, ragazzino”, poi chiede a Clearco di esprimere la sua opinione.

Clearco rigira a lui la domanda, chiedendone il consiglio: per i secoli a venire la sua risposta verrà ricordata! Ma Falino elude a sua volta la risposta e Clearco resta ancora ambiguo. Sembra una partita a scacchi in cui i due giocatori non vogliano scoprire troppo presto il proprio gioco.

2. Le mosse di Clearco

Dal campo di Arieo arrivano Procle e Chirisofo per riferire l’opinione di Arieo: i Persiani non lo vorrebbero come re. Se i mercenari vogliono partire con lui, devono raggiungerlo subito perché domani se ne andrà. Clearco mantiene segreta la propria volontà e convoca i generali. I sacrifici sono negativi riguardo l’attacco contro il Gran Re. Il Tigri è attraversabile solo con imbarcazioni che loro non hanno, ma non possono neppure stare lì perché sono senza scorte. Devono dunque prepararsi alla partenza.

Clearco dà ordini e si comporta come comandante anche se non è stato esplicitamente nominato a quel ruolo: “era il solo a possedere la mentalità del capo”, annota Senofonte. Intanto il trace Miltocite diserta con il suo contingente.

Clearco conduce le truppe al campo di Arieo. Qui avviene il giuramento tra i capi greci e gli ufficiali di Arieo di non tradirsi mai. Clearco chiede il parere di Arieo: tornare lungo lo stesso percorso dell’andata o su una nuova via? Arieo risponde che il percorso dell’andata è impossibile: morirebbero di fame. Va invece messa della distanza tra loro e il Gran Re per impedire che questi li insegua.

Quel primo giorno le truppe fanno tappa a poca distanza dall’accampamento del re. La segnalazione degli espedienti usati da Clearco per tenere alto il morale dei soldati ne rivela la psicologia.

3. Il ruolo di Tissaferne

Il Gran Re è impressionato dai movimenti dei mercenari greci e manda araldi per trattare. Clearco fa disporre al meglio l’esercito e si fa scortare al colloquio. Psicologia: impressionare. Prende tempo per dare impressione di forza. Raccolta viveri. Prove di capacità di comando: severità con i lavativi, impegno personale. Sosta di tre giorni per rifocillarsi.

Tissaferne e altri capi persiani arrivano per parlamentare. Discorso di Tissaferne: lui stesso si è proposto al Re di ricondurre in patria i mercenari greci. Clearco scarica su Ciro la colpa della spedizione. Una volta seguitolo, i mercenari non se la sono sentita di abbandonarlo. Ora vogliono tornare a casa e non intendono creare danni al Gran Re. Tissaferne va a riferire e torna dopo un giorno, facendo già preoccupare i Greci (diplomazia e psicologia non sono armi del solo Clearco).

Il Gran Re concede a Tissaferne di ricondurre in Grecia i mercenari. Loro si devono impegnare ad attraversare il paese da amici, acquistando e non razziando le vettovaglie. Proposta accettata e consacrata da un giuramento.

4. In marcia

Lunga attesa. I capi chiedono a Clearco perché attendere ancora che il Gran Re raduni l’esercito e li attacchi. Clearco espone i motivi che sconsigliano la partenza senza il consenso del Gran Re. Torna finalmente Tissaferne con Oronta (ma non era morto nel primo libro dell’Anabasi?!).

Partono i distaccamenti, guidati da Tissaferne, Oronta e Arieo; distanziati i Greci. Diffidenze e momenti di tensione accrescono la reciproca ostilità. Arrivo al fiume Tigri nei pressi di Sittace. Arieo fa avvisare i Greci di stare all’erta contro un possibile attacco notturno. Clearco è preso dallo sgomento, ma un giovane (lo stesso Senofonte?) mette in mostra la sua abilità di logico per smontare il pericolo delle minacce.

La notte trascorre senza attacchi. All’alba i Greci attraversano il ponte, anche qui senza incidenti. La marcia prosegue con l’attraversamento del fiume Fisco presso Opi. Lo spettacolo dell’esercito greco in doppia fila mette sgomento al fratellastro del Gran Re. Attraversamento della Media.

5. La strage dei capi

Arrivo al fiume Zapata. Clearco incontra Tissaferne per eliminare ogni reciproca diffidenza. Ricorda i giuramenti fatti: chi li viola non può sfuggire agli dei. Tissaferne è guida e alleato prezioso, anzi indispensabile e se Clearco per stupidità decidesse di eliminarlo, si ritroverebbe ad affrontare direttamente il Gran Re. Clearco vuole invece l’amicizia di Tissaferne e gli propone di assoggettare per lui i Misi, i Pisidi e altri popoli.

La replica di Tissaferne sembra la canzone di Marvin Gaye “Ain’t No Mountain High Enough”: non ci sono montagne così alte, né fiumi così larghi da consentire ai Greci di fuggire contro la volontà dei Persiani. Peraltro neppure i Greci hanno ragione di diffidare: non mancherebbero ai Persiani né occasioni né forze né modi per distruggere i mercenari. Tissaferne allude poi al vantaggio principale per se stesso: usare i mercenari per sottrarsi al potere del Gran Re. Clearco e Tissaferne si svelano i rispettivi calunniatori e poi fanno una cena a due.

Cinque generali vanno da Tissaferne: Prosseno, Menone, Agia, Clearco e Socrate. Vengono arrestati e i comandanti rimasti fuori dalla tenda massacrati subito. Pur ferito, Nicarco riesce a dare l’allarme. Si teme l’attacco che però non avviene. Arieo con altri due capi e trecento armati si presenta a riferire le disposizioni del Gran Re, davanti a Cleanore, Sofeneto e Senofonte.

Arieo comunica che Clearco è stato giustiziato perché spergiuro. Prosseno e Menone, invece, sono vivi e rispettati perché sinceri. Il Gran Re ordina la consegna delle armi. Cleanore risponde che Arieo è spregevole e rivolge contro i Persiani l’accusa di spergiuro. Senofonte chiede che Prosseno e Menone tornino nel campo greco.

6. Clearco, Prosseno e Menone

In questo capitolo Senofonte delinea i ritratti di Clearco, Prosseno e Menone. Inizia rievocando la carriera di Clearco e il suo incontro con Ciro. Descrive la sua passione per la guerra, la severità e il coraggio. I suoi soldati lo temevano e avevano con lui lo stesso rapporto dei ragazzi con il maestro. Aveva circa 50 anni al momento della morte.

Prosseno era stato allievo di Gorgia. Amava la giustizia ma non sapeva infondere soggezione nei suoi soldati. Era debole di carattere e amato solo dagli onesti, mentre i disonesti tramavano contro di lui. Morì attorno ai 30 anni.

Menone era bramoso di ricchezze, spregevole e falso. Ricorreva a ogni mezzo per ottenere quello che voleva. Viene giustiziato in modo diverso rispetto agli altri capi greci catturati.

Agia e Socrate si meritano un paio di righe soltanto, come per l’annuncio della morte di Rosencrantz e Guildenstern nell’Amleto di Shakespeare.

Saul Stucchi
Immagine: Jean Adrien Guignet, Ritirata dei Diecimila alla battaglia di Cunassa (da Wikipedia)

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