In tempi di soggiorni forzati e di quarantene da Coronavirus può sembrare un’impresa tirare sera. Niente, però, in confronto a quanto sopportarono i mercenari greci assoldati da Ciro il Giovane. Questo articolo è dedicato al primo libro dell’Anabasi di Senofonte. Ne seguiranno altri sei, con ritmo settimanale.
Δαρείου καὶ Παρυσάτιδος γίγνονται παῖδες δύο, πρεσβύτερος μὲν Ἀρταξέρξης, νεώτερος δὲ Κῦρος: ἐπεὶ δὲ ἠσθένει Δαρεῖος καὶ ὑπώπτευε τελευτὴν τοῦ βίου, ἐβούλετο τὼ παῖδε ἀμφοτέρω παρεῖναι. Così inizia una delle opere più celebri della letteratura greca. L’incipit dell’Anabasi di Senofonte è tra i brani più tradotti nei licei classici, un “must”.
Dunque, Dario e Parisatide avevano due figli: Artaserse era il maggiore, Ciro il minore. Quando Dario si ammalò e comprese di essere prossimo alla morte volle che entrambi i figli fossero presso di lui (tra parentesi: ecco una delle non frequentissime occasioni in cui compare il duale che si studia con il dubbio che non serva a nulla…).
1. Preparativi di Ciro
Ciro risale verso l’interno, ovvero compie la sua “anabasi” (= marcia verso l’interno di un paese), con l’amico Tissaferne e 300 opliti greci comandati da Senia di Parrasia. Alla morte di Dario Tissaferne calunnia Ciro presso Artaserse (bell’amico!). La madre Parisatide ottiene la liberazione di Ciro. Questi pensa di liberarsi del fratello sul trono (dunque quella di Tissaferne non pare proprio una calunnia, tanto è vero che Plutarco parla di un attentato effettivamente progettato da Ciro contro il fratello).
Preparativi di Ciro: lusinga i cortigiani, arma i barbari, raccoglie in segreto mercenari greci, mentre Dario lascia che Ciro e Tissaferne si facciano guerra tra loro. A questo punto entra in scena l’esule spartano Clearco. Ciro ne rimane conquistato e lo assolda dandogli 10 mila darici (circa 200 mila dracme ateniesi). Recluta altri capi greci: Aristippo di Tessaglia, Prosseno il Beota, Sofeneto di Stinfalo, Socrate l’Acheo.
2. Rassegna davanti a Epiassa
Convengono tutti a Sardi con la scusa di preparare una campagna contro i Pisidi. Tissaferne subodora la macchinazione e si reca da Arstaserse. Con le truppe raccolte, Ciro lascia Sardi per attraversare la Lidia. Nella descrizione delle tappe Senofonte segnala la durata degli spostamenti e delle soste. A Celene Ciro sosta un mese intero. Qui passa in rassegna le truppe greche, composte da circa 11 mila opliti e 2 mila peltasti. I soldati reclamano la paga, in ritardo di più di 3 mesi.
Epiassa, moglie del re dei Cilici, raggiunge Ciro e gli fornisce il denaro con cui pagare 4 mesi di soldo. Si vocifera che i due abbiano una relazione. A Tirieo la regina cilicia prega Ciro di mostrarle l’esercito schierato. Ciro organizza la rassegna dei contingenti barbari e greci. I greci fanno scappare dallo spavento i barbari e la regina dei Cilici. Poi Ciro riprende la marcia passando successivamente in Licaonia, Cappadocia e Cilicia, fino a Tarso, dove sorge la reggia del re dei Cilici che viene saccheggiata. Avute garanzie, il re dei Cilici incontra Ciro e gli consegna una grossa somma di denaro per l’esercito.
3. Clearco convince i Greci
Ciro sosta 20 giorni a Tarso, poi riprende la marcia. L’esercito comprende che il Gran Re è il vero motivo della spedizione. Ne vengono malumore e azioni di protesta. Lo stesso Clearco rischia di essere lapidato. Allora cambia atteggiamento e chiama in assemblea i soldati, lasciandosi andare a piangere davanti a loro.
Senofonte introduce il primo discorso diretto dell’Anabasi. A pronunciarlo è Clearco. Dovendo scegliere tra la fedeltà all’ospite Ciro e quella ai compatrioti, il comandante greco dà la preferenza a questi ultimi. E se loro si fiutano di seguirlo, sarà lui a seguire loro. Ciro è preoccupato e manda a chiamare Clearco che però non si presenta, ma gli fa dire di continuare a fidarsi di lui.
Nel secondo discorso Clearco espone la situazione ai soldati, prospettando i pericoli di abbandonare Ciro, e li lascia liberi di decidere. Qualcuno fa proposte spronato dallo stesso Clearco, mettendo in evidenza le difficoltà logistiche della partenza, con o senza il consenso di Ciro. Clearco dice che comunque lui non guiderebbe l’esercito, ma starebbe agli ordini del nuovo capo. Viene avanzata la proposta di chiedere a Ciro spiegazioni sulla vera missione della spedizione. Poi i soldati decideranno il da farsi. La proposta è approvata. Da notare che l’assemblea finisce per ratificare il piano già deciso da Clearco che si serve di essa strumentalmente.
Adesso Ciro dice che lo scopo è muovere contro il suo nemico Abrocoma che si trova presso l’Eufrate. I greci continuano a sospettare che il vero obiettivo sia il Gran Re, ma decidono di seguire Ciro, chiedendogli però un aumento del soldo. Ottengono un aumento del 50%: un darico e mezzo al mese al posto di un darico.
4. Il passaggio dell’Eufrate
La marcia riprende a tappe fino a Isso, ultima città della Cilicia. Alcuni mercenari greci abbandonano Abrocoma per passare a Ciro. Abrocoma cambia i suoi piani e si dirige verso il Gran Re portandosi i suoi 300.000 uomini. Senia l’arcade e Pasione megarese se ne vanno con una nave sulla quale hanno imbarcato gli oggetti più preziosi. Ciro afferma che potrebbe inseguirli e catturarli, ma decide di lasciarli andare per dimostrare la sua magnanimità di fronte alla loro meschinità.
Arrivo al fiume Eufrate, presso la città di Tapsaco. Qui Ciro rivela ai capi greci il vero scopo della spedizione. I capi riferiscono all’esercito che non reagisce bene.
Discorso di Menone ai suoi: propone di attraversare per primi l’Eufrate per guadagnarsi la lode di Ciro. Così fanno. Ciro li elogia e promette di ricambiare, ma intanto ricompensa il solo Menone (“pare che ricevesse magnifici doni”). Anche Ciro passa il fiume, guadandolo a piedi, cosa che fino ad allora non era stata possibile. Il fatto viene interpretato come presagio favorevole a che diventi Gran Re.
5. Tappe nel deserto
La spedizione di Ciro prosegue con alcune tappe nel deserto, durante le quali l’esercito si dà alla caccia di asini e struzzi (ma nessuno di questi ultimi viene catturato). Cominciano a scarseggiare le vettovaglie e intanto Ciro esprime le sue considerazioni sui punti di forza e di debolezza del Gran Re.
A Carmanda avviene l’attraversamento dell’Eufrate, effettuato su zattere. Qui l’esercito può fare rifornimento presso il mercato locale. La lite tra un soldato di Clearco e uno di Menone rischia di degenerare nello scontro tra le due armate. Lo stesso Clearco rischia la pelle quando passa a cavallo nell’accampamento di Menone. Ciro interviene a riportare la calma tra gli schieramenti greci.
6. Il tradimento di Oronta
L’esercito incontra le tracce dei nemici, sotto forma di escrementi di cavallo. Il persiano Oronta, parente del Gran Re, macchina un complotto contro Ciro, ma la sua lettera ad Artaserse viene intercettata e il piano svelato a Ciro che gli intenta contro un processo, a cui assiste anche Clearco.
Ciro rinfaccia a Oronta ben tre tradimenti nei suoi confronti. Richiesto del suo parere, Clearco dice che Oronta deve morire. Gli altri presenti sono d’accordo. Oronta viene introdotto nella tenda di Artapate, il più fidato dei dignitari di Ciro, e da quel momento non si sa più che fine abbia fatto.
7. Ciro si prepara allo scontro
Ciro attraversa la regione di Babilonia e si prepara allo scontro con il Gran Re, passando in rassegna le truppe. Allocuzione di Ciro. Un certo Gaulite gli risponde che le sue sono solo promesse, al che Ciro ribatte che se vince, teme di non avere abbastanza amici da ricompensare piuttosto che gli manchino ricchezze per ricompensare gli amici.
Le forze a disposizione di Ciro sono composte da 10.400 opliti e 2.500 peltasti per i Greci e da 10.000 uomini con 20 carri falcati per i barbari. Il campo nemico vede agli ordini del Gran Re 1.200.000 uomini con 200 carri falcati e 6.000 cavalieri. Quattro sono i comandanti dell’esercito regio: Abrocoma, Tissaferne, Gobria e Arbace. Ma Abrocoma e la sua armata arriveranno soltanto cinque giorni dopo la battaglia di Cunassa. Ciro è convinto che il Gran Re dia battaglia quel giorno stesso, ma così non avviene.
8. La battaglia di Cunassa
La notizia dell’avvicinamento dell’esercito del Gran Re porta scompiglio tra le truppe di Ciro che poi si mettono in posizione. Clearco guida l’ala destra (con Menone a capo dell’ala sinistra del contingente greco), Arieo tiene l’ala sinistra dell’intero esercito e Ciro sta al centro dello schieramento con i suoi 600 cavalieri.
Nel primo pomeriggio una nube di polvere annuncia l’appressarsi dei nemici. Descrizione della disposizione delle truppe del Gran Re, divise per nazionalità, in formazione quadrata. Davanti procedono i carri falcati.
Ciro ordina a Clearco di attaccare il centro nemico perché lì deve trovarsi il Gran Re, ma Clearco è di diversa opinione perché teme di finire accerchiato, considerata la sproporzione di forze in campo.
Per la prima volta compare nel racconto lo stesso Senofonte che scorto Ciro, gli chiede se abbia degli ordini. Ciro risponde di far sapere a tutti che i sacrifici hanno dato presagi propizi e poi vuol conoscere la parola d’ordine che sta passando proprio in quel momento tra i Greci, ovvero “Zeus salvatore e vittoria”.
I Greci intonano il peana e muovono all’attacco, mettendo in fuga e inseguendo i barbari. Eroismo di Ciro che – pare – uccide di sua mano il Artagerse, il comandante del contingente a protezione del Gran Re. Poi scorge il fratello e gli si getta contro, ferendolo. Ma proprio in quel momento viene a sua volta colpito da un giavellotto. Ciro muore insieme a otto dei più insigni del suo seguito, compreso Artapate che aveva tentato di proteggerlo.
9. Elogio di Ciro
Elogio di Ciro, “il più degno di regnare e di comandare”. Senofonte ne ripercorre la vita e ne esalta virtù, doti e passioni: modesto, obbediente verso gli anziani, amante dei cavalli, eccellente arciere, fedele e generoso con amici e collaboratori, severo ma giusto.
Nessuno aveva a disposizione aiutanti più validi dei suoi, felici di lavorare per lui. Riempiva di doni e di attenzioni quelli a lui cari. Molti disertarono dal Gran Re per passare dalla sua parte, mentre il solo Oronta lo abbandonò per Artaserse.
L’unico “commensale” di Ciro che gli sopravvisse fu Arieo, a capo della cavalleria sull’ala sinistra, che fuggì con il contingente che comandava quando seppe della sua morte.
10. Il saccheggio dell’accampamento
Il cadavere di Ciro viene oltraggiato con il taglio della testa e della mano destra. Il Gran Re fa irruzione nell’accampamento di Ciro, mettendo in fuga le truppe di Arieo. Saccheggio dell’accampamento e cattura delle due concubine di Ciro, di cui una, però, riesce a scappare per rifugiarsi presso i Greci.
Nel parapiglia generale Clearco e Prosseno fanno il punto della situazione, mentre Tissaferne si ricongiunge con il Gran Re, compattando l’esercito. Nuovo assalto del contingente greco che mette in fuga i nemici, fino al villaggio di Cunassa (il nome della località non è menzionato da Senofonte. Da Plutarco sappiamo che il villaggio si trovava a 500 stadi da Babilonia, pari a circa 90 km). I cavalieri del Gran Re che occupano l’altura sopra il villaggio la abbandonano, ritirandosi.
Al tramonto i Greci depongono le armi e si riposano, ma non possono cenare perché tutte le vettovaglie sono state saccheggiate. Ancora ignorano la morte di Ciro che credono partito all’inseguimento del Gran Re.
Saul Stucchi
Nell’immagine (presa da Wikipedia) un busto di Senofonte.