Ero lì che stavo cercando una aggancio fra “Mystic River” e “Pulp Fiction”, quando mi capita sotto gli occhi questa notizia: “25 maggio 1994. Festival di Cannes: “Pulp Fiction” si aggiudica la Palma d’Oro”. E chi c’è a presiedere la giuria? Un certo Clint Eastwood, che si batte perché vinca Quentin Tarantino.

Dopo più di venticinque anni, possiamo dire che – nonostante ci fossero in concorso grandi registi (i fratelli Coen, Krzysztof Kieslowski, Nanni Moretti, Abbas Kiarostami, fra gli altri) – la giuria aveva visto giusto. Non solo perché viene esaltato un autore che darà prova della sua grandezza con i film successivi, ma perché “Pulp Fiction”, comunque lo si voglia giudicare, rimane un momento di passaggio importante nella storia della settima arte.
Spiego meglio. La pellicola presenta alcune caratteristiche che hanno in seguito forgiato un’intera generazione di cineasti e influenzato in modo innegabile la cinematografia mondiale.
Le “tarantinate”
Queste “tarantinate” sono: la struttura a storie intrecciate e cronologicamente non sequenziale; i dialoghi iper-realistici; una rappresentazione quasi fumettistica dei personaggi; una violenza esplicita ed eccessiva, capace di suscitare più ilarità che raccapriccio e la esagerata ossessione per la cultura pop.
Alla base, comunque, c’è sempre una scrittura perfetta: quello che ancora oggi fa la differenza fra Quentin e i suoi tanti sodali o emulatori, resta la sceneggiatura.
…Non odi tutto questo? I silenzi che mettono a disagio. Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci di più a nostro agio? È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella c***o di bocca e per un momento condividere il silenzio in santa pace…” [Mia]
D’altra parte, il regista americano (Knoxville, Tennessee, 1963) è un vero e proprio cinefilo. Oltre ad aver studiato recitazione, ha lavorato per cinque anni nel “Manhattan Beach Video Archive” a Los Angeles e ha potuto in questo modo approfondire la sua conoscenza cinematografica. Tarantino non apprezza solo i grandi capolavori del passato, ma anche le produzioni minori (i cosiddetti B-movies) e lo dimostra ampiamente nei suoi lavori, rievocando o dando nuova vita a generi di nicchia.

Apro una parentesi. Fra i critici si è spesso dibattuto su quale sia il limite fra plagio e citazione. Tarantino non ha mai negato tutti i suoi riferimenti ad altre pellicole e – parafrasando Igor’ Fedorovic Stravinskij – ha affermato che “i grandi artisti non copiano, rubano”.
Nei nove film da lui girati, ha citato gli spaghetti western italiani, l’exploitation, il blaxploitation, lo splatter, la chambara ecc. (vedi nel glossario pubblicato in calce a questa recensione), sempre rivestendoli di nuovi colori e facendoli assurgere al rango di film d’autore.
Come per altri registi che ho già trattato, anche Tarantino ha trovato il suo trampolino di lancio nel Sundance Film Festival. Sempre più apprezzato, viene chiamato nel 2004 a presiedere la giuria del Festival di Cannes e, nel 2010, anche quella del Festival di Venezia.
Note e curiosità
Come aveva già fatto con il suo primo lungometraggio (“Le iene”) e come farà nei suoi lavori successivi, Quentin, in “Pulp Fiction” si è ritagliato un ruolo (Jimmie Dimmick), seguendo le orme di grandi registi come Alfred Hitchcock, famoso per essere apparso in molti dei propri film.
Nel dialogo con Brett e nella scena finale all’Hawthorne Grill, Jules spiega che – ogni volta che uccide una persona – recita un passaggio dalla Bibbia: Ezechiele 25.17. In realtà, questo passaggio nella Bibbia è diverso e la citazione che utilizza Tarantino è ripresa dai film “Bodygaado Kiba” e “Karate Kiba” (1976), con protagonista Sonny Chiba.
Per tutto il film ci si chiede cosa contenga la valigetta che Jules porta con sé. Sono state date le risposte più varie, ma la più esatta è stata fornita dallo stesso Tarantino, in un’intervista del 2003: “Il misterioso contenuto della valigetta è qualunque cosa lo spettatore voglia che sia”.
[In un corto del 2012 (soggetto e regia di Bianca Turati), del quale ero uno dei protagonisti, era presente una valigetta con contenuto misterioso cha arrivava da un presunto mago. Una volta apertala, senza ovviamente vederne il contenuto, essa cambiava in meglio la vita delle persone.]
L S D
Glossario
- Exploitation: genere che porta in scena elementi piuttosto forti, con esibizione di scene di sesso e di violenza
- Blaxploitation: dalla fusione di due parole (black “nero” ed exploitation “sfruttamento”) indica un tipo di film a basso costo che ha come pubblico di riferimento gli afroamericani.
- Splatter: nasce dai film horror e consiste nell’estremo realismo degli effetti speciali (“schizzare” in inglese to splat del sangue o lacerazione del corpo umano). L’esasperazione dello splatter ha portato a volgere in comico l’effetto orrorifico [vedi “La casa” di Sam Raimi]. In campo politico-sociale, ha rappresentato una piccola rivolta contro l’edonismo e la scultorea perfezione dei corpi cominciata negli anni Ottanta del secolo scorso.
- Chamabara (o chanbara), che letteralmente significa “combattimento con la spada” si riferisce in genere ai film di cappa e spada giapponesi.
Pulp Fiction
regia: Quentin Tarantino
interpreti: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Bruce Willis, Tim Roth e Amanda Plummer