“L’ALIBI della domenica” di questa settimana è dedicato alla seconda inchiesta dell’Ispettore Morse.
Lo scorso 17 gennaio ho pubblicato un articolo sul primo caso dell’Ispettore Morse, l’investigatore creato dallo scrittore inglese Colin Dexter (1930-2017). Eccomi al secondo appuntamento della serie che, nei miei piani, racconterà i tredici romanzi gialli nel corso dell’anno 2021, al ritmo di un titolo al mese (con l’eccezione di una doppia presentazione).
Oggi parlerò di “Al momento della scomparsa la ragazza indossava” (titolo originale “Last seen wearing”), pubblicato nel 1976, ovvero l’anno dopo de “L’ultima corsa per Woodstock”.
Come ho detto nel precedente articolo, tutti i casi dell’Ispettore Morse sono pubblicati da Sellerio nella collana “La memoria”, con traduzione di Luisa Nera. È a questa edizione che faccio riferimento, anche se alcuni titoli sono stati precedentemente pubblicati da Mondadori.
Le citazioni
In “Al momento della scomparsa la ragazza indossava” compaiono per la prima volta le citazioni a esergo di ogni capitolo, che saranno poi una caratteristica dei romanzi gialli di Dexter. Hanno provenienze molto disparate: dalle anonime scritte sulle pareti dei bagni al celeberrimo incipit di “Anna Karenina” di Tolstoj, dalle canzoni popolari a Virgilio.
Il capitolo Quarantuno si apre con il versetto 18,38 del Vangelo di Giovanni: “Pilato gli disse: Che cos’è la verità?”. Domanda che arrovella la mente dell’Ispettore Morse lungo tutto lo svolgimento delle indagini su un caso che è particolarmente ostico. Il capitolo Quattordici riporta invece un versetto di Matteo (8,9) e nel Ventuno c’è addirittura una parodia della Parabola delle mine, raccontata da Luca (simile a quella dei talenti riportata da Matteo). Nel capitolo Venti, invece, leggiamo la definizione di ALIBI dell’Oxford English Dictionary!
Anche se questa non è, né vuole essere, una recensione classica, quanto piuttosto una segnalazione di curiosità, posso comunque dire che nel romanzo ci sono alcuni colpi di scena – e contro colpi – davvero magistrali: a voi scoprirli e deliziarvene. Le menti più acute potrebbero anche trovare quella che sembra essere un’allusione al misterioso nome dell’Ispettore Morse, svelato soltanto nel penultimo caso, “La morte mi è vicina”.
Dieci curiosità
- Diversi sono i riferimenti, più o meno espliciti, a Sherlock Holmes. Per esempio a pagina 117 leggiamo: “Morse ebbe un’illuminazione. «’Elementare’. Lewis, lei è un genio». Sherlock Holmes riprese in mano il Times, scrisse la soluzione e guardò raggiante il suo «Watson». Il testo originale ha un anagramma intraducibile in italiano (Saw Not = Watson): “The light dawned in Morse’s eyes. ‘You’re a genius. SAW NOT.’ Sherlock Holmes picked up The Times again, wrote in the answer and beamed at his own Doctor Watson”.
A pagina 222 Dexter si concede una feroce stoccata ironica sull’amato Sherlock: “Forse avrebbe dovuto concentrarsi su quel coltello. Eh sì, il coltello! Ma che diavolo avrebbe dovuto farci con quel coltello? Se Sherlock Holmes fosse passato da quelle parti ne avrebbe di sicuro dedotto che l’assassino era alto uno e settanta, aveva il gomito del tennista e probabilmente mangiava il roast beef una domenica sì e una no. Ma lui, cosa avrebbe dovuto dedurne?”. “Ma che diavolo” traduce l’espressione originale “What the dickens”.
Il capitolo Trentadue si apre a pagina 298 con una citazione da “Il segno dei quattro”.
Una citazione occulta ma abbastanza facile da individuare è a pagina 346: “Fatti, fatti, fatti!”. Rimanda a un’esclamazione che Sherlock Holmes rivolge al dottor Watson ne “L’avventura dei Faggi Rossi” (“The Adventure of the Copper Beeches”): “«Data! data! data!» he cried impatiently. «I can’t make bricks without clay»”. “«Fatti! Fatti! Fatti!» gridò con impazienza. «Non posso costruire i mattoni senza l’argilla»”. - Numerosi sono anche i riferimenti a Shakespeare, dalla citazione che apre il primo capitolo, tratta dall’Atto V di “Romeo e Giulietta” a quella del capitolo Ventotto, presa da “Come vi piace” (Atto 5, Scena 4). Citazioni scespiriane anche per i capitoli Trentuno (dall’“Otello”) e Trentasette (dall’“Enrico IV, Parte II”).
Non va tralasciato l’aneddoto sulla strana coincidenza secondo la quale la 46esima parola dall’inizio e la 46esima parola dalla fine del Salmo 46 della Bibbia di Re Giacomo formano la parola “Shakespear”.
“William Shakespeare” è la strafottente risposta che il giovanotto all’ingresso del club a luci rosse dà all’Ispettore Morse quando questi gli chiede il nome (siamo a pag. 97). - Nel capitolo Tredici, introdotto dalla citazione di un proverbio tedesco, Morse non trova la parola giusta per definire la “componente di tetra soddisfazione nell’osservare le inadeguatezze altrui e un tranquillo godimento per le loro disgrazie” provata da uno dei sospettati. Ricorre allora alla lingua di Goethe: “I tedeschi la chiamavano Schadenfreude“. Facendo una veloce ricerca in Rete mi sono imbattuto nel saggio “Declinare wandern sull’esempio di Erich Kästner e Paolo Cognetti” di Luisa Giacoma che scrive: “La presenza di una realtà in entrambe le culture, ma lessicalizzata solo in una, potrebbe essere definita lessicalizzazione monolaterale. Si pensi ad esempio alla Schadenfreude, ovvero il gioire delle disgrazie altrui, non lessicalizzata in italiano ma certamente presente come sentimento negativo anche al di qua delle Alpi”.
- Nel capitolo Diciotto Dexter fa una veloce incursione nel panorama culturale del suo eroe. “Morse non era un lettore sistematico, era un assaggiatore. Guardò la piccola pila di libri che teneva sul comodino, sotto la sveglia. La strada per Xanadu, Raccolta di racconti brevi di Kipling, La vita di Richard Wagner e un’antologia degli scritti in prosa di A.E. Housman”.
Housman ricorre nella citazione che apre il capitolo Quaranta. “Amor di donne” è il racconto di Kipling preferito da Morse: sarà il caso che mi decida a leggerlo! Intanto noto che l’Ispettore ha la mia stessa abitudine di segnalare i passi interessanti “tracciando a margine una riga verticale”, non ricorrendo alla sottolineatura. - A pagina 207 leggiamo che uno dei sospettati dice di aver assistito alla “Giovanna d’Arco” al Playhouse di Oxford. Si tratta probabilmente dell’opera teatrale “Saint Joan” di George Bernard Shaw, messa in scena per la prima volta nel 1923. Nel 1973 si celebrava dunque il suo cinquantesimo anniversario.
- A pagina 220 Morse legge sul Times che “i capi delle superpotenze si erano accordati per un incontro a Vladivostok”. Il summit si tenne in effetti dal 23 al 24 novembre 1974 nella città russa dell’Estremo Oriente. Il presidente statunitense Gerald Ford e il segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica Leonid Bréžnev firmarono un accordo nell’ambito dei “Negoziati per la limitazione delle armi strategiche” (SALT II).
- Ascoltando il notiziario radio mentre guida (siamo all’inizio del capitolo Venticinque), l’Ispettore Morse viene sommerso da una pioggia di cattive notizie, tra cui “il ritrovamento del cadavere di un membro della Camera dei Lord, precedentemente scomparso, in un lago dell’Essex orientale”. Questo fatto di cronaca nera viene menzionato di nuovo nella pagina seguente (248) e poi ancora più avanti (261).
Dexter fa forse allusione al misterioso caso di “Richard John Bingham, VII conte di Lucan”, scomparso nel novembre del 1974 e dichiarato “presunto morto” soltanto nel 2016 (rimando alla voce di Wikipedia chi voglia conoscere i dettagli di questa strana vicenda). La “sparizione di Lord Lucan” viene menzionata in apertura del capitolo Dodici de “Il giorno del rimorso” accanto alla ricerca del Sacro Graal e “al destino del cavallo da corsa Shergar”, rapito in Irlanda nel 1983 e mai più ritrovato: altro che i cani di Lady Gaga! - A proposito di musica: a pagina 248 leggiamo che Morse cambia canale per sintonizzarsi su BBC Radio 3 che in quel momento sta trasmettendo il “Concerto Brandeburghese N. 5 in re maggiore” di Johan Sebastian Bach (opera BWV 1050). L’Ispettore invece non apprezza il quartetto d’archi di Arnold Schönberg, tanto che spegne la radio piuttosto che ascoltarlo. L’autore non specifica quale opera del compositore austriaco, naturalizzato poi statunitense, fosse.
- Nella pagina seguente (la 249) Morse passa davanti al “Lloyd George Museum di Llanystumdwy”. Chi era David Lloyd George? Anche in questo caso rimando i lettori all’esauriente (forse addirittura prolissa) voce di Wikipedia.
Poco più avanti Morse si ritrova a riflettere: “Che sciocchezza! Che enorme sciocchezza! Anche i grandi avevano le loro debolezze, altro che! Bastava pensare al vecchio Lloyd George. Cosa non si diceva di lui. Ed era stato primo ministro…”. La fama di donnaiolo gli era valsa il soprannome di “capro” (The Goat). Non è a caso, dunque, che Morse si senta “lascivo come un fauno” (pag. 251): nell’originale Dexter usa il termine “billy-goat”, appunto “caprone”. - Chiudiamo salendo decisamente di tono. A pagina 262 Morse canta “il primo e unico verso che ricordasse dell’inno «Conducimi tu, luce gentile»”. L’inno “Lead, Kindly Light” fu scritto da John Henry Newman, cardinale cattolico, teologo e filosofo inglese (1801-1890). È stato proclamato santo nel 2019 da Papa Francesco.
Il prossimo appuntamento sarà con “Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn”. Intanto, buona lettura!
Saul Stucchi
Colin Dexter
Al momento della scomparsa la ragazza indossava
Traduzione di Luisa Nera
Sellerio
Collana La memoria
2011, 404 pagine
14 €