Al Teatro Franco Parenti di Milano si può vedere in questi giorni, fino al prossimo 7 febbraio, lo spettacolo Medea tratto dal romanzo di Christa Wolf.
In scena c’è solo Elisabetta Vergani che ne cura la drammaturgia insieme a Maurizio Schmidt. La scenografia è ridotta a pochi elementi che alludono allo scafo della nave Argo, con la quale gli eroi Argonauti fecero l’impresa della conquista del Vello d’Oro. Ma rimandano anche alle strutture civiche di Corinto, ribaltando un’allegoria già presente nella lirica greca.
Mettendo o togliendo un capo d’abbigliamento o un accessorio, l’attrice dipinge con la recitazione un polittico in undici tavole (se non ricordo male), una storia concatenata in episodi raccontati a turno da uno dei protagonisti, alcuni dei quali tornano a prendere la parola: Acamante, Medea, Giasone, Agameda, Frisso… Sono l’espressione dei rispettivi punti di vista, ma è inevitabile che lo spettatore si metta nei panni di Medea e ne compatisca la sorte di straniera reietta e di amante tradita.
Il ritmo mi è parso non ancora completamente scorrevole e la Vergani scivola per tre volte sullo sdrucciolo “persuàdere”.
Medea è la bella selvaggia che ha irretito Giasone e che nei primi tempi dal suo arrivo in città riempiva il palazzo della sua sonora risata. Ma Corinto, pur civilizzata e mille miglia lontana dall’arretrata Colchide, è essa stessa un recinto di bestie, pronte a scatenarsi nella più selvaggia delle cacce non appena si sparga la paura.
I tempi antichi, così lodati da qualcuno già in epoche remote, in contrapposizione ai contemporanei, erano invece scenario di tragedie disumane. Nulla di nuovo sotto il sole, nemmeno la lode dei bei tempi andati.
E se il tempo non lascia spazio a illusioni, nemmeno lo spazio consente spiragli di speranza. Corinto e la Colchide si rispecchiano l’una nell’altra.
Da immigrata Medea vive la separazione, l’incomprensione e la diffidenza che scivola velocemente nell’aperta ostilità.
Incontra anche l’amore, dopo l’abbandono del pavido Giasone, a cui la Vergani dà le pose di un inconsistente sbarbatello in giubbotto di pelle, non all’altezza del ruolo di uomo, tantomeno di quello di eroe salvatore. Ma per lei sarà soltanto un breve momento di pace e di accoglienza prima della catastrofe…
Saul Stucchi
MEDEA
- di Christa Wolf
- traduzione Anita Raja
- drammaturgia Elisabetta Vergani, Maurizio Schmidt
- regia Maurizio Schmidt
- assistente alla regia Gabriele Gerets Albanese
- con Elisabetta Vergani
- musiche Ramberto Ciammarughi
- scene e oggetti Marco Muzzolon
- disegno luci Paolo Latini
Dal 28 gennaio al 7 febbraio 2016
Orari:
- lunedì riposo
- martedì 20.00
- mercoledì e venerdì 19.15
- giovedì 20.30
- sabato 21.00
- domenica 16.00
Biglietti: intero 25 €; ridotti 14 – 17.50 €
Teatro Franco Parenti
Sala 3
Via Pier Lombardo 14 Milano
Informazioni:
www.teatrofrancoparenti.it