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Voi siete qui: Teatro & Cinema » “Io e Annie” di Woody Allen ovvero la forza dell’amore

9 Maggio 2016

“Io e Annie” di Woody Allen ovvero la forza dell’amore

Un'immagine del film Io e Annie di Woody Allen presa da Wikipedia“Non avrei mai pensato di mettermi con una che usa espressioni come la di da…”. Una citazione a caso (e non la più famosa) fra le tante che costellano il film “Io e Annie” di Woody Allen. Però spiega bene quanto possa essere imponderabile e irrazionale il momento in cui scegliamo la persona con cui stare.

La follia d’innamorarsi

La pellicola è infatti la storia (per gran parte autobiografica) del rapporto tra Alvy e Annie. Potrebbe essere, e forse lo è, una banale storia come tante altre, ma il “genio” di Woody riesce a trarne uno spettacolo divertente e accattivante. Mette in scena la follia stupenda di innamorarsi: speranze e delusioni, incomprensioni, piccole tragedie quotidiane, distacchi e ritorni, ansie, sofferenze e infine tutta quella serie di momenti felici che fanno sostanzialmente la differenza nella nostra vita.

La sceneggiatura, scritta a quattro mani con Marshall Brickman, è di fondamentale importanza. Ma, per quanto possano essere frizzanti i dialoghi e le battute, con questo suo settimo film, Allen dimostra di avere ben compreso anche la grammatica cinematografica. Uno dei quattro Oscar assegnati a “Io e Annie”, è appunto quello per la migliore regia.

Le tecniche del film

La pellicola comincia con un piano sequenza fisso introdotto da una voce fuori campo (espediente che il nostro utilizzerà spesso nei lavori successivi). Il racconto prosegue, ma in modo non lineare: ci sono continui flashback e flashforward; lo split-screen (che è il frazionare lo schermo con diverse inquadrature); inserti di animazione; il camera look (cioè il guardare in camera parlando direttamente agli spettatori), fino ad arrivare ai sottotitoli che svelano i pensieri dei personaggi (pensieri ben diversi da ciò che stanno dicendo ad alta voce).

Preziosa risulta anche la collaborazione con Gordon Willis, direttore della fotografia ne “Il Padrino” I e II: gli esterni di New York sono grigiastri, la California è abbagliante e i ricordi dell’infanzia hanno una luce dorata.

Analisi freudiana

“Io e Annie” è stato esaminato anche da un punto di vista psicoanalitico. Molti hanno visto nel film un vero e proprio percorso entro l’analisi di stampo freudiano. Allen proietta il suo inconscio, crea protagonisti che hanno le caratteristiche delle sue fobie, delle sue nevrosi, delle sue paure.

Ci chiarifica il quadro psicologico del personaggio, ci descrive perfettamente le sue debolezze e, facendo così, sembra quasi che abbia raggiunto un risultato, per il solo fatto di averlo mostrato.

Ah, dimenticavo… nella recensione precedente avevo lasciato un “continua”. Credo sia facile capire che, mettendo insieme “Le conseguenze dell’amore” con “Io e Annie”, venga fuori che l’elemento che scompagina l’ignavia, non può che essere l’amore, imprevedibile e privo di una qualsiasi logica: “Non avrei mai pensato di mettermi con qualcuno che usa espressioni come la di da…”

Curiosità

Woody Allen (vero nome Allan Stewart Königsberg) assume il nome d’arte che conosciamo all’età di diciassette anni, in onore del celebre clarinettista jazz, Woody Herman. Coltiva per tutta la vita la passione per questo tipo di musica e, con la sua “New Orleans Jazz Band”, suona – a partire dagli anni Settanta – tutti i lunedì sera al Café Carlyle di Manhattan (al Michael’s Pub fino al 1997). Non volendo partecipare alle serate in cui venivano assegnati gli Oscar, ha sfruttato la scusa di essere impegnato a suonare per non lasciare l’amata New York e per non raggiungere la detestata California.

Nota: Diane Keaton nasce Diane Hall. Scelse il cognome d’arte Keaton per tre ragioni: perché era il cognome da nubile di sua madre; perché negli albi degli attori era presente già un’altra Diane Hall e perché il suo primo agente la indusse, per avere successo, a fingere una parentela con l’attore Buster Keaton.

Il titolo originale del film è “Annie Hall”. Come già detto, si racconta di vicende realmente accadute: per sottolineare ancor più quanto il film sia un omaggio a quella che in quegli anni fu la sua musa, basti ricordare che Hall è il cognome vero della Keaton e Annie è il soprannome con cui Woody chiamava la sua compagna. Allen, anche dopo il suo matrimonio con Soon-Yi Previn, ha sempre definito Diane Keaton il grande amore della sua vita.

L D S

L’immagine è presa da Wikipedia

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