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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Siamo diventati “The Truman Show” di Peter Weir

15 Agosto 2022

Siamo diventati “The Truman Show” di Peter Weir

Continuo e concludo il discorso che ho iniziato con “Natural Born Killers” sull’invadenza dei media nella nostra vita, con il film di Peter Weir “The Truman Show”.

Se nel film di Stone le notizie e le informazioni sono soggette alla dura legge dell’audience, per cui più un fatto viene presentato come eclatante, come drammatico, più “vende”, in “The Truman Show” tocchiamo un punto di non ritorno: l’annullamento della realtà.

Io ho dato a Truman l’opportunità di vivere una vita normale. Il mondo – il posto dove vivi tu – quello sì che è malato. Seeheaven è come il mondo dovrebbe essere”.

Christof

Il buon vecchio (è un modo di dire) Truman vive un’esistenza tranquilla, in un piccolo paese, tra gente cortese e ben educata; ha una moglie, un amico fidato, dei vicini simpatici, ecc… Tutto bene, tutto perfetto, non fosse che la gente, il piccolo paese, il lavoro, la moglie, non esistono: è una enorme, fantasmagorica creazione, finta. L’unico che non reciti una parte è proprio lui, inconsapevole di essere seguito in televisione, 24 ore su 24, da milioni di spettatori.

Un'inquadratura del film "The Truman Show" di Peter Weir

È facile a questo punto – con il senno di poi – riportare la storia ai vari reality show che hanno contrassegnato gli ultimi anni della televisione in tutto il mondo. Ma non ho scritto a caso con il senno di poi, dal momento che questa pellicola esce nelle sale nel 1998 e sembra quasi prevedere quanto accadrà.

La storia del film

Al passaggio nelle sale “The Truman Show” fu oggetto delle più svariate interpretazioni, persino di ordine teologico od ontologico. Ho trovato su internet anche una curiosa allegoria opera dei “cristiani anarchici”: il cammino che Truman percorre non è altro se non la ricerca della verità e della libertà da qualsiasi potere terrestre; se il mondo nel quale viviamo è un’illusione, l’importante è scappare e arrivare al Regno dei cieli.

Ascoltami, Truman: là fuori non troverai più verità di quanta ne esiste nel mondo che ho creato per te…la stesse ipocrisie, gli stessi inganni. Ma, nel mio mondo tu non hai niente da temere…io ti conosco meglio di te stesso!”.

Chistof

La sceneggiatura del film ha origine da un breve trattamento di Andrew Niccol, del 1991: si intitola “The Malcom Show” ed è un thriller di fantascienza ambientata in una cupa New York. Il soggetto viene acquistato dalla Paramount Pictures e, considerato il budget piuttosto alto (circa 80 milioni di dollari), si rinuncia alla regia di Niccol: prima di arrivare a Weir, vengono scartati diversi nomi importanti (De Palma, Burton, Gilliam, Sommenfeld e Spielberg).

Niccol riscrive la sceneggiatura sedici volte, per adeguarla al tono più leggero richiesto dal regista, regista che vuole fortemente Jim Carrey nel ruolo principale.

America da cartolina

Particolare importanza viene data alla ricostruzione di un’America “da cartolina”, rappresentata dalla cittadina di Seeheaven: i costumi (Marilyn Matthews, Brad Wilder e Ron Berkeley), la scenografia (Denis Gassner, Richard L. Johnson e Nancy Haigh), la fotografia (Peter Biziou) riproducono esattamente l’immagine che tutti abbiamo in testa quando pensiamo a un posto idilliaco.

Aggiungiamo gli effetti speciali (Larz Anderson e Michael J. McAlister) e la musica (Philip Glass, Burkhard Dallwitz e Wojciech Kilar) e comprendiamo il motivo per cui la pellicola è costata tanto. Detto tra parentesi, “The Truman Show” ha incassato 264.118.201 dollari, pur non ottenendo nessun premio Oscar.

Sottolineo un altro aspetto, oltre quanto dicevo all’inizio. È vero che “The Truman Show” scimmiotteggia la televisione, la pubblicità (finta) che paga per trasmettere lo show, ma è altrettanto vero che il film se la prende anche contro un pubblico pronto a ‘bere’ qualsiasi suggerimento arrivi dalla scatoletta magica.

Siamo veramente stanchi di vedere attori che ci danno false emozioni, esauriti da spettacoli pirotecnici o effetti speciali. Anche se il mondo in cui si muove è per certi versi falso, simulato, non troverete nulla in Truman che non sia veritiero. Non c’è copione, non esistono gobbi, Non sarà sempre Shakespeare, ma è autentico. È la sua vita”.

Christof

Passiamo al regista. Con Peter Weir, per la prima volta, parlo di un autore australiano. Nato a Sydney nel 1944, prima di “The Truman Show” ha firmato un interessante “Picnic ad Hanging rock” (1975), ma la notorietà gli arriva con “Witness – il testimone” (1985) e “Dead poets society” (1989: in italiano “L’attimo fuggente”). Le pellicole successive non sono sempre all’altezza dei primi lavori.

E, visto che sono in Oceania, due parole anche su Andrew Niccol. Nasce a Paraparumu (Nuova Zelanda) nel 1964 e oltre che come sceneggiatore, si è fatto notare anche come regista: “Gattaca – la porta dell’universo” (1997) e “S1mOne” (2002).

Note e curiosità

Tanto Weir insistette per avere Jim Carrey come protagonista, che costrinse la produzione ad attendere un anno, poiché l’attore aveva impegni con altri due film. Carrey, da parte sua, accettò di lavorare con una paga più bassa rispetto a quella cui era abituato, pur di cimentarsi per la prima volta in un ruolo drammatico.

Anzi, una vera curiosità è che al cast e agli addetti ai lavori per tutta la durata delle riprese era proibito pronunciare frasi appartenenti ai film comici girati da Carrey.

Nel 1968, Paul Bartel (1938-2000), con il suo cortometraggio d’esordio (“Secret Cinema”), aveva anticipato alcuni dei temi di “The Truman Show”. Vi si raccontava di una ragazza che scopriva che la sua vita quotidiana era filmata dai suoi amici.

L’idea di un mondo chiuso e controllato dall’esterno, risale al 1791, al “Panopticon” del filosofo Jeremy Bentham. In questo caso, a differenza di Seeheaven, abbiamo una creazione negativa: un carcere in cui basta un solo sorvegliante per osservare tutti i reclusi. Il nome “Panopticon” (“che vede ogni cosa”) deriva dalla mitologia greca: si riferisce ad Argo Panoptes, il gigante con cento occhi, messo da Era a vigilare su Io, la sacerdotessa amata da Zeus che era stata trasformata in una giovenca.

Un capitolo particolare andrebbe riservato ai nomi che ricorrono nel film. A cominciare dal protagonista: Tru-man, cioè, uomo vero; Christof, il creatore dell’universo di Truman, evidente allusione a Cristo; le strade e le piazze della città che portano il nome di attori; See-heaven, infine, è composto da mare e paradiso: nella targa dell’auto di Truman si legge “Seeheaven – il posto migliore in cui vivere”.

L S D

The Truman Show

  • Regia: Peter Weir
  • Sceneggiatura: Andrew Niccol
  • Interpreti: Jim Carrey, Ed Harris, Laura Linney, Noah Emmerich, Natascha McElhone, Holland Taylor, Brian Delate
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