Stalker di Tarkovskij è una vera e propria “sfida”… Ma quanta soddisfazione se, superate tutte le difficoltà, si raggiunge il risultato sperato! C’è solo bisogno di attenzione, concentrazione e impegno per affrontare un film come questo. Con una simile disposizione d’animo possiamo intraprendere un’emozionante e poetica riflessione sul senso della vita, accompagnata da un’affascinante suggestione visiva.
La vicenda è raccontata con un ritmo lento e tempi cinematografici dilatati: ma non è proprio così che ci immaginiamo un percorso dentro noi stessi?
Stalker racconta un viaggio all’interno di una misteriosa “zona” (imprecisato luogo forse contaminato da non si sa bene cosa), in cui si dice che esista una stanza in cui vengono esauditi i desideri. Protagonisti del viaggio sono lo stalker (cioè la guida che sa come muoversi entro questo luogo), uno scienziato e uno scrittore. Il cammino diventa man mano un’esplorazione verso la propria anima.
Lo sviluppo narrativo è assolutamente essenziale, quasi inesistente, ma il film è uno dei più suggestivi girati da Andrej Tarkovskij. Lentissime carrellate su pavimenti d’acqua, dialoghi filosofici e un’atmosfera da apocalisse post-atomica, che impregna ogni immagine, rendono il film enigmatico e sfuggente.
Il regista russo riesce, senza l’utilizzo di alcun effetto speciale e senza mai mostrare nulla di strano o futuristico, a trafiggere lo spettatore con emozioni e pensieri profondissimi, facendogli provare, allo stesso tempo, incertezza, angoscia, dubbio, fino alla tristezza e alla rassegnazione.
I tre protagonisti sono uomini perdenti, battuti dalla vita; le parole e le domande che si scambiano, sono solo sprazzi di speranze e ricordi di sconfitte.
Molte sono le chiavi di lettura possibili di questa pellicola, non ultima, quella psicoanalitica. Ci addentriamo in un viaggio alla scoperta di noi stessi, preda di emozioni in conflitto perenne l’una contro l’altra, emozioni che si confondono, che condizionano ogni nostro passo: il desiderio di affrontare le nostre paure e i nostri tabù più sepolti, ma anche il paralizzante terrore di vincerli davvero, di scoprire cosa c’è “oltre”, e di venire a contatto con la nostra vera natura.
Da un punto di vista tecnico, il film presenta almeno tre aspetti fondamentali: la fotografia, la musica e la sceneggiatura. Per quanto concerne la fotografia e la musica, sia i colori, i quadri desolati, che i rumori e la colonna sonora, sono perfettamente in sintonia con il percorso che i tre protagonisti stanno compiendo.
È curioso notare come la “zona” sia colorata, mentre la realtà, quella di tutti i giorni, ha la tonalità anonima del bianco e nero.
La storia è liberamente tratta da un racconto dei fratelli russi Arkadij e Boris Strugackij (“Picnic sul ciglio della strada”), gli stessi che hanno collaborato alla stesura della sceneggiatura con Tarkovskij. Il 29 dicembre di questo 2016, saranno esattamente 30 anni dalla scomparsa del grande regista russo.
Curiosità: la società ucraina GSC Game World, a partire dal 2007, ha immesso sul mercato una serie di videogiochi (prodotti esclusivamente per Microsoft Windows) composta da tre capitoli, con il titolo di S.T.A.L.K.E.R. L’aspetto interessante del gioco è che unisce “il viaggio” dello stalker di Tarkovskij al disastro nella centrale nucleare di Černobyl’, luogo in cui si è realizzata davvero una “zona” contaminata.
L.D.S.