“L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a un romanzo del grande Sim.
Georges Simenon scrisse “Il dottor Bergelon” a Nieul-sur-Mer, a pochi chilometri da La Rochelle, nel 1939, lo stesso anno in cui nacque il suo primogenito Marc. Il romanzo uscì poi nel 1941. In Italia venne pubblicato da Mondadori soltanto nel 1964, con la traduzione di Elena Cantini. Da poco l’ha ripubblicato Adelphi per la sua collana Biblioteca Adelphi, questa volta nella traduzione di Laura Frausin Guarino.

In due parole la trama, per quel poco che basti a dare un’idea della vicenda che vi è raccontata senza però rovinare il piacere della lettura che consiste soprattutto – è qui il marchio di fabbrica di Simenon – nel lento dipanarsi della ragnatela in cui cadrà (forse) la vittima.
Ma chi è la vittima? Élie Bergelon, il protagonista, è un dottorino di provincia. Il romanzo si apre su di lui che, appena sveglio, accusa i sintomi di una sbornia. Anche se – o proprio perché – il vizio del bere accomunava suo padre a suo nonno, il dottore indulge raramente al piacere dell’alcol. Questa volta, però, la sbornia è stata fatale, anche se non per lui. Tanto che definire “vittima” il dottor Bergelon è forse fuorviante.
Una strana intimità
Attorno a lui scopriamo di pagina in pagina una corona di personaggi “secondari”: dalla moglie Germaine che sembra godere delle disgrazie come un profeta di sventure, ai figli, i ragazzini Émile e Annie. E poi il chirurgo Mandalin che ha messo nei guai il dottore e soprattutto il giovane Jean Cosson. È di quest’ultimo o non piuttosto di se stesso che Bergelon rischia di diventare la vittima? Tra i due si crea uno strano rapporto di dipendenza. Quello che dovrebbe mettere in allarme il dottore, in realtà lo attira e lo incuriosisce. Dovrebbe temere per la sua vita e invece sembra scoprirne una nuova, più autentica.
Cosson lo minaccia apertamente. Così gli scrive nel primo messaggio:
«Un giorno o l’altro ti farò la pelle»
Tutto qui! La firma era inutile. Anche se il dottore non avesse intravisto Cosson, avrebbe capito. La cosa più strana era che Cosson gli dava del tu, riconoscendo così che tra loro si era stabilita una certa intimità”.
Ma nella stessa pagina, poche righe sotto quelle appena citate, ecco come reagisce il protagonista alla telefonata del dottor Mandalin.
Dopo averlo chiamato «ragazzo mio», adesso Mandalin iniziava a dargli del tu, e questo a Bergelon non fece piacere”.
Una testimonianza del comportamento ondivago di Cosson e del rapporto altrettanto altalenante che questi intrattiene con la sua “vittima” è il secondo biglietto minatorio, dove il giovane vedovo torna a rivolgersi al dottore con il “lei”.
Il periplo del dottore
Tra i due personaggi s’interpone come terzo elemento di un improbabile triangolo la prostituta Cécile che Simenon descrive con un paio delle sue magistrali pennellate:
Aveva un corpo quasi mascolino, spalle larghe, fianchi stretti, seni appena accennati. Ma la pelle era bella, di grana fine e uniforme.
E il volto, i cui lineamenti non avevano niente di particolarmente degno di nota, aveva colpito il dottore solo per gli occhi color bronzo in cui a tratti scintillavano come delle pagliuzze dorate”.
Ma anche la piccola cittadina di Bugle si merita di essere descritta in più passaggi del romanzo. Simenon annota le differenze tra i vari quartieri, le botteghe e i negozi, le strade dignitose e i vicoli sordidi, le case della gente comune e le dimore dei benestanti.
Era al confine di Saint-Nicolas e già la strada non aveva più il carattere tranquillo e decoroso delle strade del suo quartiere. Era molto più affollata. Al pianterreno di tutte le case c’erano botteghe di artigiani, un tappezziere, un materassaio, un idraulico, uno che aggiustava le radio e una straordinaria libreria in cui si noleggiavano romanzi popolari a giornata”.
Le quattro pagine che Simenon dedica alla signora Portal, la moglie del birraio, sono un micro-romanzo nel romanzo. La loro “era forse la casa in cui entrava più volentieri” Bergelon. Diretto a una Trebisonda che fa venire in mente la Samarcanda di Vecchioni, il dottore compirà un periplo decisamente più lungo e pericoloso del suo consueto giro di visite.
Saul Stucchi
Georges Simenon
Il dottor Bergelon
Traduzione di Laura Frausin Guarino
Adelphi
Collana Biblioteca Adelphi, 730
2022, 195 pagine
18 €