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Voi siete qui: Teatro & Cinema » “Clerks”: i commessi repressi di Kevin Smith

24 Gennaio 2019

“Clerks”: i commessi repressi di Kevin Smith

Buon 2019! E, per la serie “un film che non può mancare in ogni videoteca che si rispetti”, eccovi “Clerks” di Kevin Smith (1994).

Voglio sperare che tra i miei quindici, venti o trenta lettori, nessuno si scandalizzi per contenuti e parole volgari. Anche a me non piace l’esibizione gratuita (come accade in questi lugubri tempi) di termini sconci che avrebbero nell’italiano un perfetto corrispettivo ben più misurato. Però sono il primo a ritenere che in alcune occasioni la volgarità o l’argomento indecente abbiano una funzione insostituibile. È appunto il caso di questa pellicola.

Un fotogramma del film "Clerks" (Commessi) di Kevin Smith

Si tratta dell’opera prima di un geniale regista del New Jersey che all’epoca aveva ventiquattro anni: Kevin Smith. Film indipendente. E non è la prima volta che in queste notarelle parlo di film indipendenti.

Spieghiamo allora un concetto – secondo me – fondamentale. Niente da eccepire sui grandi kolossal, sulle produzioni delle cosiddette Majors (cioè le grandi multinazionali del cinema: multinazionali, visto che molte di loro sono passate dalle mani americane a quelle giapponesi o cinesi), tuttavia, quello che rimprovero loro è che abbiano bisogno di guadagnare o almeno tornare in pari con il budget investito.

Questo non accade con gli autori indipendenti. Se le loro “piccole” prove fanno il botto [vedi ad esempio “La notte dei morti viventi” o “La casa”], meglio; altrimenti, ciccia. Certo, in molti casi, c’è stato chi, per produrre il “suo” film, ha raccolto fondi nei modi più impensabili [una delle leggende più accreditate, vuole che Kevin, per raccogliere i soldi per “Clerks”, abbia venduto, tra l’altro, la sua preziosa collezione di fumetti], ma il risultato – se e quando arriva – appaga ogni sforzo.

Come spiego in nota, ormai anche i film indipendenti hanno la possibilità di essere visti e apprezzati prima di uscire in sala, grazie a manifestazioni come il “Sundance Festival”.

“Clerks” è costato 27575 dollari (metà usati per riprese e produzioni e metà per l’acquisto dei diritti sui brani musicali) ma al box office U.S.A. ha incassato 1,4 milioni di dollari. Per risparmiare, il film fu girato in bianco e nero [do you remember “La notte dei morti viventi”?] e nello stesso negozio di alimentari in cui Smith all’epoca lavorava; fu girato in soli venti giorni, prevalentemente di notte e durante la chiusura del locale.
La colonna sonora, invece, è particolarmente ricca e include canzoni “alternative rock”, suonate da artisti vari.


Il paradosso di questa pellicola è che non accade quasi niente a livello di azione, che la macchina da presa non si sposta mai dal (non) luogo ove operano gli attori, e, nonostante ciò – grazie a una sceneggiatura coi fiocchi – lo spettatore viene travolto da un ritmo frenetico e da personaggi e situazioni costantemente border line. Si ricorre spesso a didascalie e cartelli e le inquadrature presentano un taglio particolare; ci vengono presentati punti di vista stranianti o inusuali, curiose profondità di campo: tutti elementi che hanno la funzione di esaltare lo spazio ristretto degli interni.

Deliziosamente politically incorrect, rimanda a una realtà americana provinciale e desolante, ben diversa da quella impomatata e vincente che spesso viene proposta agli spettatori dei cinema.

Volendo azzardare un’analisi socio-letteraria, potremmo ritornare a quanto dicevo in pellicole come “Daunbailò”, “Ho affittato un killer” o “Il grande Lebowski”, a proposito dei “reietti”. Sprofondati in un microcosmo assurdo o insensato, ci sentiamo rassicurati dal pensiero che “in fondo, è solo un film”.

È davvero duro da accettare che quei relitti umani (“repressi” li etichetta Randall nel film) siamo proprio noi, incatenati alla nostra scrivania, al nostro posticino di lavoro, per evitare di confrontarci con quel senso di vuoto che ci assale la sera prima di prendere sonno. E allora ben venga una pellicola come questa a prendere in giro la nostra insoddisfazione, i nostri “avrei voluto fare, ma non l’ho fatto”, ecc…

La nota di saggezza che vuole ispirarci “Clerks” è che bisogna smettere di piangersi addosso, bisogna accettarsi per quello che si è, cercando a tutti i costi di conservare la propria individualità in un mondo sempre più spersonalizzante.

“Ragazzi, è importante fare un lavoro che ti faccia sentire gratificato. Io, per esempio, masturbo manualmente gli animali per l’inseminazione artificiale”, come dice una cliente di passaggio al Quick Stop.

Note e curiosità

Kevin Smith nasce nel 1970 a Red Bank (New Jersey). In “Clerks” è regista, autore del soggetto, della sceneggiatura, aiuto montatore e attore (nel ruolo di Silent Bob). Dopo il clamoroso successo del suo primo lungometraggio, con i proventi ha ricomprato la sua collezione di fumetti, ma – soprattutto – ha fondato una propria casa di produzione con la quale ha prodotto i suoi film successivi e quelli di altri registi.

Le sue opere successive, pur ottenendo un discreto successo, non hanno mai eguagliato “Clerks”; e, a proposito di questo, nel 2006, è uscito l’attesissimo sequel “Clerks 2” (a colori), secondo me, non all’altezza del primo.

La grande passione per i fumetti l’ha portato a scrivere sceneggiature per accompagnare i disegni, anche per alcuni dei super eroi della Marvel. È proprietario di un negozio di fumetti a Red Bank (la sua città natale), che porta il nome di “Jay & Silent Bob’s Secret Stash”.

Il “Sundance Film Festival” (dal 1978 al 1991 chiamato “Utah/United States Film Festival”) è il più importante festival cinematografico dedicato al cinema indipendente e si svolge nel mese di gennaio a Park City, sobborgo di Salt Lake City e a Ogden, nello stato dello Utah. Dal 1981 testimonial e mecenate della manifestazione è Robert Redford: il nome Sundance deriva dal personaggio di Sundance Kid, interpretato da Redford in “Butch Cassidy” (pellicola di George Roy Hill, del 1969). Grazie a questo festival, abbiamo potuto conoscere artisti del talento di Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Jim Jarmush e altri.

Negli Stati Uniti hanno ancora così paura delle idee e delle parole che “Clerks”, con la sua corrosiva carica anarchica e la sua violenza verbale, ha avuto l’onore di spaventare i censori: la pellicola è stata etichettata come “R”, cioè vietata ai minori di 17 anni.
L S D

Nell’immagine un fotogramma del film

Clerks

Regia: Kevin Smith
Interpreti: Brian O’Halloran, Jeff Anderson, Marilyn Ghigliotti, Lisa Spoonhauer, Jason Mewes, Kevin Smith

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