È possibile cambiare vita? Sì, se a un certo punto arriva un elemento esterno a sconvolgere l’equilibrio che ci siamo costruiti. E quale può essere questo elemento, se non l’amore?
[Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell’amore.]
Così, il povero Titta Di Girolamo, protagonista del film di Paolo Sorrentino “Le conseguenze dell’amore”, deve soggiacere a una forza in grado di fargli modificare tutto quello che si era costruito.
La storia potrebbe essere divisa in due parti. Una prima, in cui ci viene presentato questo misterioso personaggio; una seconda, nella quale – un poco per volta – riusciamo a comprendere i motivi alla base della sua scelta esistenziale e quindi l’inevitabile epilogo della vicenda.
L’inizio del film è di gran lunga il più interessante. Titta Di Girolamo vive in un anonimo albergo di un’anonima cittadina della Svizzera italiana; non frequenta nessuno, non parla quasi mai e – apparentemente – non fa nulla.
Silenzioso, metodico e appartato, trascina un’esistenza al limite della non vita. Se la pellicola si fermasse qui, rimarrebbe in tutti noi la curiosità per questo comportamento e la fascinazione verso un uomo tanto distaccato dal mondo.
È doverosa a questo punto una parentesi sull’attore, Toni Servillo, perfetto, nel suo volto impassibile e nella sua impeccabile recitazione di silenzi e sentimenti accennati.
Ma piombano su di lui le conseguenze dell’amore, non l’amore stesso.
L’amore è quello per Sofia, la giovane barista dell’albergo. Non certo una storia ardente di passioni e desideri. Forse non è neppure un amore ricambiato. Forse lei non è neanche innamorata; forse, nutre solo una comprensibile curiosità.
Ma non importa: non ha assolutamente importanza se sia “amore vero”: quello che importa è l’aver visto, per un attimo, un’alternativa, una possibile via di fuga.
Il film è la seconda prova registica di Paolo Sorrentino, vincitore nel 2013 dell’Oscar come miglior film in lingua straniera, con “La grande bellezza”.
De “Le conseguenze dell’amore” firma anche il soggetto e la sceneggiatura. Sorrentino dimostra già una buona capacità nell’utilizzo della macchina da presa, riuscendo a dosare le scelte (d’inquadratura, di ritmo, di atmosfera), in un equilibrio personalissimo fra compostezza ed eccentricità.
Soprattutto, sa trarre il meglio da ogni collaborazione: la fotografia di Luca Bigazzi è perfetta; gli attori sono diretti tutti con passione, tutti nei loro limiti, pregi, peculiarità; il sonoro è curato ed espressivo.
Per concludere, sia concesso, per una volta, al vostro vecchio scriba* di aggiungere qualcosa di personale. Rivedendo questo film, ho capito perché fossi tanto affascinato dal personaggio interpretato da Toni Servillo: andando a ritroso nel tempo, mi accorgo di avere troppo spesso peccato di ignavia e, probabilmente, di esserne ancora preda. [continua…]
Nota: l’attrice che interpreta la protagonista femminile, Sofia, si chiama Olivia Magnani ed è la nipote (figlia del figlio) della grande Anna Magnani.
* Citazione affettuosa tratta dal più grande – per me – giornalista italiano: Gianni Clerici.
L.D.S.