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Voi siete qui: Biblioteca » Quattro passi manzoniani nel centro di Milano

19 Settembre 2021

Quattro passi manzoniani nel centro di Milano

“L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana al Manzoni.

Qualche giorno fa ho portato a termine la terza lettura de “I promessi sposi”, intrapresa all’inizio dell’estate e portata avanti al ritmo di dieci pagine al giorno. Mi riferisco all’edizione Quarantana, quella cioè del 1840, illustrata dalle incisioni di Francesco Gonin e terminante con la “Storia della Colonna Infame”.

Come ho scritto nell’editoriale di due settimane fa, intitolato “Leggere i Promessi sposi ai tempi del Green Pass”, questa terza lettura – che segue le due integrali in occasione di un esame di letteratura italiana all’università – mi ha profondamente segnato.

Anche perché l’ho accompagnata con la lettura di altri libri, di due dei quali voglio ora parlarvi. Il primo è “La funesta docilità” di Salvatore Silvano Nigro, pubblicato da Sellerio nella collana “La memoria”. Si apre – dopo alcune pagine a mo’ di “Viatico” – nel capitolo 0 (sic) sul racconto di un episodio della vita del Manzoni che non conoscevo. Il 6 gennaio 1873 lo scrittore aveva sbattuto la testa scivolando sulla scalinata della chiesa di San Fedele, incidente che palesava il suo decadimento fisico. Sarebbe morto qualche mese dopo, il 22 maggio.

Manzoni aveva 88 anni. Da tempo era malmesso. E malfermo. Era salito su una sedia, un giorno, per tirar giù un libro dallo scaffale della sua biblioteca. Ruzzolò. E si ruppe il femore. La fine era però cominciata con l’incidente sulla scalinata di San Fedele, «fatta in forma piramidale» precisava la Guida di Milano pubblicata da Luigi Bossi nel 1818. Sul settimo gradino, Manzoni era stato folgorato dal tenebrore che gli aveva annebbiato gli occhi”.

Piazza San Fedele

Sono andato in piazza San Fedele per salutare lo scrittore immortalato nel bronzo da Francesco Barzaghi e per vedere da vicino quella scalinata a cui non ho mai prestato attenzione prima. Ne ho contato i gradini: sono giusto sette.

Piazza San Fedele a Milano

Non so se il livello della pavimentazione fosse nel 1873 lo stesso dell’attuale. Se lo era, avrei detto che il gradino più pericoloso è certamente il primo, perché si eleva soltanto di pochi centimetri. Se non si prendono bene le misure, si rischia di non considerarlo e di inciamparci. Visto che c’ero, ne ho approfittato per visitare – un’altra prima volta per me! – l’interno della chiesa di San Fedele, dove mi sono soffermato in particolare davanti alla “Deposizione” o “Pietà” di Simone Peterzano (1584 – 1588).

La prossima volta visiterò il Museo San Fedele. Intanto ho preso nota del ciclo di incontri “Arte e bellezza, tra dolore e speranza”, organizzato da padre Andrea Dall’Asta della Compagnia di Gesù. Si aprirà giovedì 11 novembre con la presentazione e un incontro con Stefano Zuffi dal titolo “Rembrandt e il Figliol prodigo: dissipazione e ritorno al Padre”.

Gallerie d’Italia

Il secondo libro di cui voglio parlarvi è “Renzo, Lucia e io” di Marcello Fois, pubblicato da Add Editore nella collana “Incendi”. Il capitolo 6 è intitolato “Il dipinto nascosto”. In una manciata di pagine lo scrittore (che ho avuto il piacere di avere ospite alla biblioteca di Mezzago – consiglio di non perdervi il video “Marcello Fois: il mio nome è…”) – e a pranzo: “Almuerzo con Marcello Fois, cantore dell’epos barbaricino”) descrive un quadro di Giuseppe Canella, “Veduta di Sala sul lago di Como”, e racconta il motivo del suo interesse per l’opera. Vi invito a leggere il libro e il capitolo, di cui qui cito soltanto questo passaggio: “Ho sempre adorato questo modesto dipinto, per quell’oro e quell’azzurro, chiarezza e rarefazione insieme”.

Giuseppe Canella, Veduta di Sala sul Lago di Como (1847). Milano, Collezione Cariplo

Non conoscevo il dipinto, anche se ci ero passato davanti diverse volte. Si trova esposto nelle Gallerie d’Italia di Milano, per la precisione nella Sala 15, quella dedicata al paesaggio lombardo. Ci sono altre opere più “appariscenti”, anche solo per dimensioni o disposizione sulle pareti. Questa di Canella, infatti, è un po’ “sacrificata”. L’ho osservata con attenzione, prima di passare ai lavori di altri pittori come Silvio Poma, Girolamo Induno ed Ercole Calvi.

Sul pannello di sala si può leggere:

Si deve ai paesaggisti qui documentati la riscoperta della bellezza del territorio lombardo quale era emersa, per la prima volta, nelle pagine dei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Se il bergamasco Marco Gozzi, autore di una celebre serie di vedute lombarde di commissione governativa ancora conservate a Brera, ha privilegiato una fedele immagine topografica, il veronese Giuseppe Canella ha saputo invece interpretare un altro aspetto, più moderno, della visione manzoniana del paesaggio, dove la natura viene resa attraverso gli stati d’animo di chi la osserva e la percorre”.

La copia della moglie

A un osservatore più attento e preparato sicuramente non sfuggiranno altri rimandi manzoniani durante la visita della collezione di Banca Intesa. Più avanti nel percorso, io mi sono soffermato sulla tela di Giovanni Migliara “Il ritorno dei Padri Cappuccini nel convento dopo la cerca con la provisione invernale” (datato al periodo 1825 – 1830). Impossibile non ripensare a Fra Galdino (Cap. III).

La sorpresa più grande, però, è stata quella di imbattersi – se non ricordo male, nella sezione intitolata “L’immagine di Milano nella veduta e nella pittura prospettica. Il Duomo” – in una libreria nella quale è esposta una “Copia, con legatura in marocchino rosso, fregi e dorature appartenuta a Teresa Stampa, seconda moglie di Alessandro Manzoni (nota manoscritta di proprietà sul foglio di guardia)”, prestata dalla Biblioteca del Centro Nazionale Studi Manzoniani.

Mi viene la tentazione di riprendere subito in mano la “Storia milanese del secolo XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni” per affrontare la quarta lettura. Ma mi aspetta “il più bel romanzo del mondo”, secondo Italo Calvino.

Sapete di che libro sto parlando? Vi do un indizio. Inizia così: “Le 15 mai 1796, le général Bonaparte fit son entrée dans Milan à la tête de cette jeune armée qui venait de passer le pont de Lodi et d’apprendre au monde qu’après tant de siècles César et Alexandre avaient un successeur”.

Saul Stucchi

Didascalie:

  • Piazza San Fedele a Milano
    Foto di Saul Stucchi
  • Giuseppe Canella
    Veduta di Sala sul Lago di Como
    , 1847
    Olio su tela, 49 x 72 cm
    Milano, Collezione Cariplo, inv. AH01478AFC

Da leggere:

  • Salvatore Silvano Nigro
    La funesta docilità
    Sellerio
    2018, 224 pagine
    15 €
  • Marcello Fois
    Renzo, Lucia e io
    Add Editore
    2018, 144 pagine
    13 €
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