L’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a un celebre libro di Giorgio Colli: “La nascita della filosofia”.
Chi posasse lo sguardo sulla mia libreria del soggiorno, più precisamente sulla sua parte sinistra, vedrebbe sotto gli scaffali che reggono i classici della Fondazione Valla una fila di libri della collana “La memoria” di Sellerio, a cui fanno da compagni di ripiano diversi titoli della “Piccola Biblioteca” di Adelphi. Tra di loro non troverebbe “Come ordinare una biblioteca” di Roberto Calasso, di cui ho scritto la settimana scorsa. L’ho letto infatti in formato ebook (non ditelo a Calasso!). Aguzzando un poco la vista noterebbe però due copie de “La nascita della filosofia” di Giorgio Colli, n. 29 della collana.

Un doppione dovuto a un errore d’acquisto? No. La risposta è decisamente più romantica, almeno per il sottoscritto. Una copia è mia, l’altra è di mia moglie. Frequentavamo la stessa classe del liceo classico e ci saremmo fidanzati (ma già a quei tempi si diceva “mettersi insieme”) nell’ultimo anno del triennio, mentre i due anni del ginnasio li avevamo fatti in classi differenti (la mia era l’ultima sezione e al passaggio dal ginnasio al liceo io e i miei compagni eravamo stati distribuiti tra le altre classi).
Proprio al primo anno del liceo – che durò più del Governo Goria, breve parentesi tra il Fanfani VI e l’esecutivo di De Mita – il professore di filosofia ci diede da leggere questo piccolo saggio dal peso specifico ragguardevole. Pubblicato nel 1975, il libro è giunto oggi alla 27esima edizione, scopro sul sito della casa editrice.
Entrambe le nostre copie sono invece della settima edizione, datata al settembre 1986. Sono tutte e due piuttosto “vissute”, ma la mia ha il dorso rovinato poco sopra la scritta “Adelphi”. La cicatrice rivela un maldestro tentativo di catalogazione domestica – errore di gioventù! – che per fortuna abbandonai presto. I segni più evidenti li ritrovo su “Le società feudali” di Marc Bloch della PBE (peraltro mai letto completamente).

Nel 2017 avrei voluto rileggere “La nascita della filosofia” come omaggio all’autore in occasione del centenario della sua nascita, ma fui assorbito da altre letture. Ho recuperato nella settimana appena trascorsa, passando da una copia all’altra.
Sulla mia ho ritrovato l’acronimo S.D.T.C., una sigla che a distanza di oltre trent’anni non riesco più a sciogliere. E non è un bell’inizio per un libro tutto dedicato ai sapienti dell’antica Grecia, imbattibili solutori di enigmi. Ma non farò come il povero Omero che, disperato per non essere stato in grado di risolvere l’enigma postogli dai pescatori di Io, morì di scoramento.
Per i curiosi, per chi l’ha già letto e chi non ancora, riporto qui sotto l’indice del volumetto (sono un centinaio le di pagine di testo):
- La follia è la fonte della sapienza
- La signora del Labirinto
- Il dio della divinazione
- La sfida dell’enigma
- Il “pathos” del nascosto
- Misticismo e dialettica
- La ragione distruttiva
- Agonismo e retorica
- Filosofia come letteratura
Recita l’incipit: “le origini della filosofia greca, e quindi dell’intero pensiero occidentale, sono misteriose”. Chissà cosa devo aver pensato quando, sedicenne, iniziai la lettura. Ricordo bene che mi colpì molto la citazione in esergo, che infatti più tardi copiai su un cartellone bianco che appesi nella camera della mia fidanzata.
…il re del tempio,
Apollo l’obliquo,
coglie la visione
attraverso il più diritto
dei confidenti, l’occhiata
che conosce ogni cosa.
Le menzogne lui non afferra,
né dio né uomo lo inganna
con opere o con disegni”.
Nella rilettura alcune parti mi sono suonate familiari, altre era come se le leggessi per la prima volta. Mi ha colpito la complessità del tema e dell’analisi di Colli e mi ha stupito la fiducia che il nostro professore doveva in qualche modo riporre in noi, se aveva deciso di farcelo leggere. Oggi è ancora considerata una lettura alla portata di lettori sedicenni? Proverò a chiedere a qualche ex compagno che è passato dall’altra parte della cattedra.

Nelle note a margine ritrovo “traduzioni” di parole allora non presenti nel nostro dizionario quotidiano. Glosse come “evanescente” reso con “che va svanendo”, “intrinseca” per “inerente”, “sceverare” per “distinguere” e “spurio” come “falso”.
Non racconterò qui il percorso di Colli nel labirinto delle origini della filosofia greca, dunque occidentale. Lo studioso si muoveva a suo agio tra Nietzsche e Zenone, tra Dioniso e Apollo, tra Delfi ed Elea. Voglio invece soffermarmi un poco sulle prove residue di quella prima, antica lettura.
La frase che chiude per il primo capitolo, ovvero “la follia è la matrice della sapienza”, è stata sottolineata da entrambi, concordi nell’attribuirvi una grande importanza (oggi vi leggo anche una certa dose di sentenziosità). La densità del testo è testimoniata dal fatto che molte pagine hanno lunghi periodi sottolineati. Posso prendere come esempio pagina 41. Qui sotto vedete a confronto le due versioni.

Le differenze nelle sottolineature mi sembrano evidenti, nella scelta dei passaggi e nel tratto. A volte i tratti di matita sono così marcati da sembrare quasi cancellature, ingenue e inconsapevoli imitazioni dei lavori di Emilio Isgrò. Nel corso degli anni ho perso l’abitudine di sottolineare, mentre ho mantenuto quella di annotare la sigla “IMP” accanto alle righe più interessanti, quelle che ritengo, appunto, “importanti”.
Proprio qualche giorno fa mi è capitata sotto gli occhi, su una bacheca di Facebook, la foto di due pagine dell’Ulisse di Joyce completamente ricoperte di appunti da Susan Sontag. Il testo del romanzo scompare sotto la mole di annotazioni della scrittrice e filosofa. Qualcosa di simile la ritrovo sui miei libri dell’Eneide, quelli che dovevo studiare per l’esame di letteratura latina all’Università. Ma nel mio caso non si trattava di pregnanti approfondimenti e guizzanti intuizioni, quanto della prova lampante della mia ignoranza della maggior parte dei termini latini. In pratica dovevo trascrivere la traduzione di ogni singola parola…
Sulla copia di mia moglie del “Colli giallo 29” un grosso punto di domanda abbraccia le ultime cinque righe di pagina 97 e al voltarla lo ritrovo accanto alle prime cinque della 98. Evidentemente il periodo le era parso poco chiaro, mentre il seguente si era fatto più comprensibile, come testimonia la ripresa della sottolineatura. Io non devo essere arrivato fino a quella pagina. Le mie sottolineature si fermano infatti a pagina 86. Un altro mistero…
Sempre nella copia di mia moglie noto che l’appunto a matita del nome di Gorgia diventa “Giorgia”. Lapsus che forse avrebbe strappato al filosofo siceliota un sorriso divertito o comprensivo, convinto com’era dei tre punti fondamentali attorno ai quali aveva organizzato il suo pensiero: “il primo, che niente è, il secondo, che anche se qualcosa è, è inconoscibile all’uomo, il terzo, che anche se è conoscibile, non è comunicabile o spiegabile agli altri”. Punto, gioco e partita.
Saul Stucchi
Giorgio Colli
La nascita della filosofia
Piccola Biblioteca Adelphi
1975, 116 pagine
11 €