La mostra di archeologia Mito e Natura, visitabile al Palazzo Reale di Milano fino al 10 gennaio 2016, è un’esposizione eccezionale, con qualche – piccola – sbavatura. Squaderna oltre centocinquanta opere, raccolte attorno a grandi temi a cui sono stati dati i seguenti titoli:
- Lo spazio della natura
- La natura come segno e metafora
- La natura coltivata dono degli dei
- Il giardino incantato
- Dalla natura al paesaggio
- Il verde reale e il verde dipinto
- Nature morte e nature vive di Pompei.
Apre il percorso un Dioniso coronato di grappoli del I d.C. con pantera (profumata, direbbe Marcel Detienne) dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) e poi Trittòlemo che insegna agli uomini a seminare. Spettacolare per la vivacità dei colori è il bacino con la raffigurazione delle Nereidi in viaggio su mostri marini per consegnare le armi ad Achille: sembra dipinto ieri.
Crateri e vasi sono disposti in un allestimento che richiama le tombe in cui erano collocati. Ammirate Filottete in una grotta, l’infallibile arco in una mano, del Pittore di Dirce (400-375 a.C.). Per apprezzare questa e le altre scene non è necessario aver seguito un corso di archeologia dedicato alla pittura vascolare apula con la professoressa Gemma Sena Chiesa, curatrice dell’esposizione. Ma sicuramente ha aiutato il sottoscritto.
Per esempio per godere dei singoli dettagli delle raffigurazioni che impreziosiscono tre vasi (due crateri e un’idria): i fratelli Oreste e Ifigenia in Tauride, l’agguato di Oreste a Neottolemo, lo stesso Neottolemo che uccide Priamo, senza mostrare alcun segno di pietà per il nemico indifeso. Osservate bene l’idria per non perdervi il particolare del sangue del piccolo Astianatte e del vecchio Priamo. Purtroppo la posizione del vaso è un po’ infelice: non si vede bene la scena che corre lungo tutto il collo.
E subito dopo: il celeberrimo affresco della Tomba del tuffatore, più grande di quanto ricordassi. Un vero capolavoro in bilico tra naturalismo e simbolismo. Rappresenta in chiave simbolica il passaggio tra la vita e la morte, con la natura a fare da cornice a questo delicatissimo momento. Molto più piccole ma altrettanto degne di nota sono altre scene dipinte su vasi: infelici naufraghi tra i pesci; delfini e polpi; navi da guerra che avanzano sul mare; il dio Helios che esce con la quadriga dal mare popolato da delfini…
La sezione dedicata alla natura coltivata è concentrata in una sala scenografica al cui centro si erge un carro con un altissimo covone. Nelle teche molti oggetti, tra cui un cratere con Trittolemo su carro, con Demetra e la figlia Kora che compiono libagioni per la sua partenza. L’agricoltura è il più prezioso dono degli dei agli uomini. Gli immortali ci hanno insegnato a addomesticare le colture: Dioniso la vite, Atena l’ulivo, Demetra il grano.
Importanti musei hanno concesso prestiti: uno accanto all’altro vediamo per esempio pezzi arrivati dai Musei Vaticani, dal Louvre, dal Museo Archeologico di Atene, ma anche il cittadino Poldi Pezzoli ha contribuito con un kyathos, ovvero un piccolo recipiente per attingere il vino, decorato con due occhioni di Dioniso.
La sezione del giardino incantato ospita un gigantesco cratere da Ruvo di Puglia, con la rappresentazione del Giardino delle Esperidi, mentre il piede è abbellito dalla lotta tra Arimaspi e grifoni. Il serpente attorcigliato all’albero in un primo momento ci ha fatto pensare al giardino dell’Eden, ma qui c’è un’altra donna portatrice di sventure. C’è Medea che addormenta il serpente mentre Giasone conquista il vello d’oro, momento apicale delle imprese degli Argonauti.
Da alcune aperture si possono ammirare gli affreschi del giardino della Casa del Bracciale d’Oro di Pompei, così chiamata perché il corpo della sua proprietaria venne rinvenuto con ancora il prezioso monile sul braccio.
Quelli pompeiani non sono gli unici affreschi in mostra: ci sono lacerti da Roma e da Sirmione (un paesaggio con scena di pesca, dalla Villa di Catullo), mentre il paesaggio fluviale con imbarcazioni, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con il suo ipnotico sfondo nero sembra anticipare L’Isola dei Morti di Böcklin (e la colomba in volo con le ali spiegate, raffigurata nell’affresco del Casa del Bracciale, non vi ricorda il simbolo dello Spirito Santo nel Battesimo di Cristo di Piero della Francesca?).
I PEZZI PIU’ BELLI
- I già citati affreschi della Casa del Bracciale d’Oro. Il visitatore è invitato a riconoscere la flora che vi è raffigurata grazie a una fotocopia a colori distribuita in biglietteria. Come nell’Agnello Mistico di Van Eyck, natura e finzione si confondono: si tratta infatti di un assemblaggio di fioriture e provenienze diverse.
- A ciascuno il suo vaso, ma alcuni crateri sono da manuale di arte greca (e infatti vi compaiono sempre).
- Straordinarie le corone d’oro, con foglie di quercia, mirto in fiore, edera e corimbi.
- Il viridarium piantato nel cortiletto è un piccolo paradiso di corbezzoli, carpini bianchi, carole selvatiche, fichi e oleandri. Illuminato di sera, riconcilia con la frenetica Milano che corre qualche metro più in là.
- La stele del topiarius, giardiniere: “Al giardiniere Fortunato (dedicano) la moglie e l’allievo Terzio”, da Como (metà del I secolo dopo Cristo).
- L’oscillum con Eracle e la cerva (leggi la recensione alla mostra di Amburgo su Pompei).
- Eccezionale il Vaso blu dal MANN, in vetro cammeo, con Amorini che lavorano alla vendemmia, raccolta e pigiatura, intrattenuti da musica e canti.
I POCHI PUNTI DEBOLI
- Discutibili alcune scelte circa il posizionamento dei pezzi (per esempio il cratere di Trittòlemo, posto praticamente per terra: bisogna inginocchiarsi per guardarlo e risulta in ombra perché la luce arriva verticale dall’alto).
- Ho visto un po’ troppa polvere sui ripiani di vetro delle teche.
- Mancano in tutto il percorso poltroncine per sedersi un attimo e ammirare i pezzi.
- Perché inserire una copia del cratere d’argento (perduto) del Tesoro di Hildesheim? Personalmente sono contrario alle copie…
- La comunicazione della mostra invita alla condivisione sui Social Media, ma all’interno del percorso non si possono fare foto. E allora a che serve l’hashtag #MitoeNatura?
“Per rendere meno repentino il ritorno alla realtà” dice l’audioguida a conclusione del percorso, “ci immergiamo nell’arte di De Pisis”, con le sue Nature Morte. Belle, intendiamoci. Ma non reggono il confronto con le spettacolari scene viste nelle sale precedenti. Davvero una mostra da Mito.
Saul Stucchi
DIDASCALIE:
- Piatto da pesce
Ceramica apula a figure rosse, 330-310 a.C.
da Ruvo
Collezione Intesa Sanpaolo - Lastra di copertura. Necropoli di Tempa del Prete. Tomba 4. Tomba del Tuffatore
travertino spugnoso con superficie intonacata dipinta, intorno al 480 a.C.
Paestum, Museo Archeologico Nazionale
Foto del gabinetto fotografico del Museo Archeologico Nazionale Paestum – Autori: Francesco Valletta e Giovanni Grippo - Corona aurea a foglie di quercia
oro, bronzo, II sec. a.C.
Taranto, Museo Nazionale Archeologico
Su concessione del Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza Archeologica della Puglia – Archivio Fotografico (foto di P. Buscicchio)
Quali mostre a Milano nel periodo natalizio?
MITO E NATURA – DALLA GRECIA A POMPEI
Fino al 10 gennaio 2016
Palazzo Reale
Piazza del Duomo 12
Milano
Orari:
- lunedì 14.30-19.30
- martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30
- giovedì e sabato 9.30-22.30
- La biglietteria chiude un’ora prima
Orari Festività:
- Giovedì 24 dicembre: 9.30 – 14.30
- Venerdì 25 dicembre: 14.30 – 18.30
- Sabato 26 dicembre: 9.30 – 22.30
- Giovedì 31 dicembre: 9.30 – 14.30
- Venerdì 1 gennaio: 14.30 – 19.30
- Mercoledì 6 gennaio: 9.30 – 19.30
Biglietti: intero 12 €; ridotto 10 €; cumulativo con la mostra “Giotto, l’Italia” 18 €
Info e prenotazioni:
tel. 02.92800821
www.mostramitonatura.it