Qualche anno fa – per la precisione nel 2021 – avevo iniziato a raccontare i gialli di Colin Dexter che hanno per protagonista l’ispettore Morse di Oxford, non attraverso recensioni tradizionali ma piuttosto segnalando alcune curiosità per ciascun romanzo. Ho seguito l’ordine cronologico e utilizzato l’edizione Sellerio nella traduzione di Luisa Nera (collana La memoria, quella delle storie di Montalbano, per intenderci; ma per me rimane per antonomasia la collana di Sciascia).
Questi i primi quattro romanzi che ho affrontato (in parentesi sono indicate la data di pubblicazione originale e quella della prima edizione Sellerio):
- L’ultima corsa per Woodstock (1975; 2010)
- Al momento della scomparsa la ragazza indossava (1976; 2011)
- Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn (1977; 2012)
- Niente vacanze per l’ispettore Morse (1979; 2012)

Come molti dei progetti in cui mi avventuro, anche questo a un certo punto l’ho messo da parte, preso da altri impegni, con la speranza che l’interruzione sarebbe stata breve. E invece è durata oltre quattro anni. Ora, anche come omaggio per il cinquantenario dalla pubblicazione del primo caso dell’ispettore Morse, ho deciso di riprendere il progetto con l’ambizione di portarlo a compimento al ritmo di un articolo al mese. Vedremo!
La quinta non-recensione è dedicata a L’ispettore Morse e le morti di Jericho, uscito nel 1981 con il titolo di The dead of Jericho. Va chiarito subito: Jericho è un sobborgo di Oxford e non la località del Mar Morto. Il motivo del nome è forse l’unico mistero non risolto dalla “mente più lucida di Oxford”, per usare le parole con cui lo stesso Morse si autodefinisce.
Ecco allora dieci curiosità su L’ispettore Morse e le morti di Jericho.

- Il risvolto segnala che il dipinto con ritratto di donna scelto come copertina è un’elaborazione grafica di un’opera di Robert Lucy, senza aggiungere altre indicazioni se non che il quadro è proprietà di un collezionista privato di Chicago.
Cercando in Rete ho scoperto che l’elaborazione grafica è consistita nell’eliminazione del quadro alle spalle della donna, ovvero una natura morta con oggetti colorati, alcuni dei quali sono presenti anche sul tavolo a cui è appoggiata la signora.
Si tratta della pittrice Donna Tadelman, un cui autoritratto (senza titolo) del 1995 è conservato – ma non esposto, stando al sito ufficiale – al Minneapolis Institute of Art. In questo secondo quadro la donna ha lo stesso taglio di capelli e un’identica espressione, tra l’assorto e il preoccupato.
Sul sito personale di Robert Lucy si legge che l’artista vive e lavora a Woodstock. Ma non nella cittadina a poche miglia da Oxford, a cui si riferisce il titolo del primo caso di Morse, bensì nella località dello Stato di New York universalmente nota per il festival del 1969. - In un paio di occasioni nel libro viene menzionato lo storico Edward Gibbon, autore della monumentale Storia della decadenza e caduta dell’impero romano che nel 2016 ho letto e raccontato qui su ALIBI un tweet al giorno (sembra passato un secolo e invece è forse un anno che ho chiuso l’account di Twitter, diventato X, con tutte le conseguenze che conosciamo…).
«Chiunque legga Gibbon ha tutto il mio rispetto» dice l’ispettore (p. 321). Andrebbe preso come invito a dedicare più tempo ai classici e meno ai social…
L’invasione dei Goti guidati da Alarico e il sacco di Roma del 410 a cui si fa riferimento verso la fine della storia sono raccontati nel capitolo 31 del volume secondo, almeno nell’edizione italiana dei Millenni Einaudi. - All’inizio del capitolo 13 a Morse viene in mente «che in Germania la situazione forse era seria, ma non disperata, mentre in Austria era disperata ma non seria». Dexter utilizza un’espressione piuttosto diffusa che in Rete ho trovato riferita a un modo di dire viennese oppure a un non precisato proverbio veneziano.
- Tra le pagine di questo romanzo sono disseminati, come nei precedenti, diversi riferimenti alla musica classica, una delle passioni di Dexter e di riflesso del suo ispettore Morse, a cominciare dall'”amatissimo Wagner” (p. 48), passando per Liszt, Mozart e Chopin.
- La Lady Helen Gardner citata a pag. 31 come relatrice di una conferenza sul New Oxford Book of English Verse era una critica e accademica di letteratura inglese, scomparsa qualche anno dopo la pubblicazione del romanzo, nel 1986 (era nata nel 1908). Il libro menzionato, un’antologia di poeti scelti dalla curatrice Gardner, venne pubblicato a Londra e New York nel 1972.
- Tra i poeti selezionati e antologizzati dalla Gardner c’è Alfred Edward Housman, uno degli autori preferiti da Colin Dexter che nei propri romanzi ricorre spesso a citazioni dalle sue opere. Lo stesso avviene anche in questo giallo, in cui ne ho contate almeno tre, tra cui quella a sigillo dell’ultimo capitolo (il 39), tratta dai Last Poems, pubblicati nel 1922.
- Un’altra grande passione di Dexter erano le parole crociate. Il capitolo 26 si apre con una citazione dal libro Ximenes sull’arte del cruciverba di Derrick Somerset Macnutt, una sorta di Bartezzaghi d’Oltremanica.
Ximenes era lo pseudonimo usato da Macnutt per i suoi giochi pubblicati sull’Observer. Il libro venne pubblicato nel 1966 e poi riedito nel 2001, con una prefazione di… indovinate? Colin Dexter, esatto! Dexter era così preso dagli enigmi proposti da Ximenes da dare il nome del suo detective e della di lui spalla (l’agente Lewis) a due vincitori di concorsi su giochi ideati dallo stesso Ximenes, ovvero al banchiere Sir Christopher Jeremy Morse e alla signora D. W. Lewis.
Tra gli appassionati di cruciverba di Ximenes c’era il direttore d’orchestra e compositore Leonard Bernstein. - Poco dopo la metà del romanzo (pag. 185) Morse viene convocato dal vicecapo della polizia. Durante il colloquio questi dice di aver sentito che il padre di Morse facesse il tassista. Questa era l’occupazione del padre dello scrittore!
- Appena una manciata di pagine più in là – siamo alla 190 – lo scrittore menziona tre coppie i cui nomi sono automaticamente collegati gli uni agli altri. La più celebre è quella composta da John Lennon e Paul McCartney dei Beatles. Le altre due, invece, erano a me sconosciute: Gilbert e Sullivan; Moody e Sankey. Così ho cercato informazioni in Rete. I primi due, ovvero il drammaturgo William Schwenck Gilbert e il compositore Arthur Sullivan, formavano una delle coppie più celebri del teatro vittoriano. Spesso menzionati insieme erano anche l’evangelista Dwight Lyman Moody (1837 – 1899) e il compositore e cantante statunitense Ira D. Sankey (1840 – 1908).
- Ancora qualche pagina e arriviamo alla citazione del capitolo 23, presa da Genesi 37, III. La tunica in questione è quella che Giacobbe regala al suo figlio prediletto, ovvero Giuseppe, diventata subito motivo di vanto per lui e d’invidia per i fratelli.
Uno dei miei primi ricordi culturali si riferisce a un articolo di Beniamino Placido – credo per la rubrica Nautilus che teneva su Repubblica – dedicato proprio alla tunica “in technicolor” di Giuseppe.
Da quell’articolo di tanti anni fa sarebbe germogliato il mio interesse per la tetralogia di Thomas Mann (e di conseguenza per l’intera opera del romanziere tedesco) e per il tema delle riscritture delle Scritture, a cui ho dedicato due cicli d’incontri, con ospiti come il professor Piero Boitani, autore – tra i tanti suoi lavori – di Rifare la Bibbia e Riconoscere è un dio.
Non male per un articolo di giornale. Chissà che questa non-recensione non faccia scoprire Colin Dexter a qualche lettore di ALIBI…
Saul Stucchi
Colin Dexter
L’ispettore Morse e le morti di Jericho
Traduzione di Luisa Nera
Sellerio
Collana La memoria
2013, 345 pagine
14 €