A margine della doppia mostra che Lubecca dedica al rapporto tra Thomas Mann e le arti visive (qui la recensione), ALIBI Online ha intervistato il dottor Alexander Bastek, curatore dell’esposizione allestita al Museo Behnhaus Drägerhaus, nonché del catalogo che l’accompagna.
In mostra ci sono numerosi ritratti di Thomas Mann. Cambiano gli artisti e passano gli anni, ma la sua rappresentazione rimane quasi identica e dà l’idea di una persona molto compassata e sicura di sé. Che rapporto aveva Mann con la propria immagine?
Sono sicuro che Thomas Mann fosse consapevole dell’effetto che un’immagine può avere (foto od opera d’arte che sia), in particolare le immagini di sé. E naturalmente controllava le sue immagini che dovevano essere pubblicate. Nel 1905 cercò di “incontrare il gusto del grande pubblico” posando per il fotografo Philipp Kester (si veda la foto n. 12 pubblicata a pagina 55 del catalogo): notare la posa da pensatore, il libro, il ritratto di Savonarola alle spalle! Vedendo il proprio ritratto realizzato da Schwegerle (immagine n. 28, a pagina 105 del catalogo), osserva sul suo diario in data 4 novembre 1918 che si è commosso e ha provato angoscia nel vedere tanta sofferenza sul suo volto!
War von meiner Büste, die ich so lange nicht gesehen, doch sehr ergriffen. Sie ist wahrlich getroffen, und eine Menge Leiden liegt in dem Gesicht, das so außer mir zu sehen, mich erschüttert.
Quando lo scrittore posò per il ritratto di Gustav Seitz nel 1954 (si veda il catalogo al n. 204), Seitz trovò che Mann era molto sensibile, sempre attento alla parte del proprio viso che Seitz stava studiando.
Quali erano gli artisti preferiti dallo scrittore? Anche in fatto di arte suo fratello Heinrich aveva opinioni diverse?
Thomas Mann possedeva – per citare solo due artisti – una tela di Ludwig von Hofmann (La fonte, catalogo n. 51) e una xilografia di Frans Masereel. Si può dire che questi erano tra i suoi artisti preferiti. E entrambi i nomi mostrano come era diversa l’arte che emozionava Mann e anche come ci sia stato uno sviluppo nel suo apprezzamento dell’arte: da un lato la tela di Hofmann del 1913 (acquistata nel 1914), dal tema molto sensuale – d’altra parte l’opera di Masereel del 1926 (L’Adieu, catalogo n. 99), dalla tecnica tradizionale combinata però con temi moderni (Libro delle Ore!). Passare da Hofmann a Masereel significa passare dall’arte neorinascimentale del Salon di prima della prima guerra mondiale a quella democratica (e critica) degli anni Venti. Ma considerando che Masereel è già il massimo della modernità nel 1920 per Thomas, ci si fa un’idea di come ancora una volta fosse diverso dal fratello Heinrich.
La passione principale di Mann era la musica. Questa mostra ha (anche) il compito di mettere in luce un altro aspetto importante della sua vita e della sua opera?
Noi non volevamo affermare che le arti visive avessero per Mann la stessa importanza della musica, quanto piuttosto vedere che cosa egli sapesse e cosa ha detto a proposito delle arti visive. Vedere cosa possedeva e cosa lo impressionava può da una parte ampliare la nostra conoscenza sul modo di pensare di Mann, dall’altra ci consente di guardare le arti visive con altri occhi.
C’è una pagina di Giuseppe in Egitto (all’inizio del capitolo Huji e Tuji) che a me piace molto. Descrive il chiosco di delizie, rifugio dei due vecchietti. Giuseppe ammira con piacere le raffigurazioni e lo scrittore usa il termine “civiltà” per dare un nome al mondo che l’ha prodotta. C’è qualcosa (molto?) di Mann dietro questa passione di Giuseppe per il piacere raffinato?
L’esame del rapporto di Thomas Mann con le arti visive ci mostra una volta ancora che egli manteneva una posizione mediana, moderata: non all’estremo sul lato della vita, dei piaceri, dell’amore e delle raffinatezze (come Lorenzo de’ Medici o il culto neorinascimentale della Monaco di inizi Novecento) e nemmeno all’estremo sul lato della ragione (come Savonarola della sua natia Lubecca).
Quali sono le opere che lei preferisce tra quelle che ha selezionato per la mostra?
Mi piacciono quelle opere in cui il piacere di ammirarle si combina con il piacere di leggere i saggi commenti di Thomas Mann su di esse, come lo Stundenbuch (Libro delle Ore) di Masereel e le fotografie di Renger-Patzsch. E amo il Kinderkarneval (Carnevale dei bambini) di Kaulbach per il bell’aneddoto a cui è legato: Thomas Mann ne possedeva una replica sin da quando aveva 16 anni e così possedeva un’immagine di sua moglie molto prima di conoscerla di persona.
Per il futuro ci sono altri progetti su Thomas Mann?
Per il Museo Behnhaus Drägerhaus non sono previsti altri progetti su Thomas Mann. Naturalmente la Buddenbrookaus avrà invece sempre progetti su Thomas ed Heinrich Mann.
A cura di Saul Stucchi
Immagini:
Ludwig von Hofmann
La fonte (1913)
Olio su tela
Thomas-Mann-Archiv Zürich, VG Bild-Kunst, Bonn 2014 (Foto Keystone)
Friedrich August von Kaulbach
Carnevale dei bambini (1888)
Olio su tela
Collezione privata
Thomas Mann e le arti visive
Dal 13 settembre 2014 al 6 gennaio 2015
Buddenbrookhau e Museum Behnhaus / Drägerhaus
Lubecca (Germania)
Informazioni:
Buddenbrookhaus
http://buddenbrookhaus.de
Museum Behnhaus Drägerhaus
www.museum-behnhaus-draegerhaus.de