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Voi siete qui: Arte » I cavalli di Mimmo Paladino tra i capolavori del Mochi a Piacenza

13 Ottobre 2020 Scritto da Saul Stucchi

I cavalli di Mimmo Paladino tra i capolavori del Mochi a Piacenza

Dal 10 ottobre al 28 dicembre 2020 la Piazza dei Cavalli di Piacenza ospiterà l’installazione “PaladinoPiacenza” di Mimmo Paladino. Curata da Flavio Arensi e da Eugenio Gazzola, l’iniziativa trasforma radicalmente – per poco meno di tre mesi – la piazza principale della città.

Installazione di Mimmo Paladino in Piazza dei Cavalli a Piacenza (foto di Lorenzo Palmieri)

Il palcoscenico duecentesco, circondato da quinte di varie epoche successive, è un vero palinsesto che racconta le stratificazioni politiche, culturali e sociali di Piacenza. Il gruppo scultoreo di Paladino viene a confermarne la vocazione di centro attrattivo e non soltanto la funzione di ponte di passaggio tra la metropoli lombarda e l’area meridionale della pianura padana. “Crocevia di culture” è infatti il titolo del ciclo di eventi che si terranno nel biennio 2020/2021 e tema scelto per la candidatura al titolo di capitale italiana della cultura.

Ovviamente la scelta dell’artista ospite non è casuale, né tanto meno lo spazio a lui riservato. I cavalli di Paladino, infatti, si collocano al centro della piazza, tra i monumenti equestri di Alessandro Farnese e di suo figlio Ranuccio, opere di Francesco Mochi da Montevarchi (1580-1654). Già al primo sguardo si ha l’impressione che siano a casa loro.

I cavalli di Francesco Mochi

Il primo merito dell’installazione di Paladino è quello di attirare l’attenzione sui due monumenti seicenteschi, tanto familiari ai Piacentini quanto poco noti al grande pubblico del resto d’Italia. Con le spalle al Palazzo Comunale (“Gotico” per i cittadini), Alessandro Farnese siede saldo in sella al suo destriero, alla sinistra dell’osservatore. Sul lato destro della piazza si erge il monumento a Ranuccio I. Il padre tiene il bastone del comando abbassato come se stesse lanciandosi all’azione, mentre il figlio lo innalza in segno di pace.

Installazione di Mimmo Paladino a Piacenza (foto di Lorenzo Palmieri)

I due capolavori del Mochi – tra i più alti esempi della statuaria barocca – vanno ammirati da una certa distanza nelle rispettive figure intere e poi avvicinandosi il più possibile per apprezzare i dettagli più minuti delle decorazioni. Ciascun basamento è illustrato con una coppia di scene storiche a bassorilievo, anch’esse opera del Mochi (uno dei motivi per cui l’artista impiegò oltre 15 anni anni per portare a compimento la commissione, più precisamente dal 1612 al 1628).

Sul basamento del monumento di Alessandro Farnese sono rappresentati l’assedio di Anversa e l’incontro del duca con gli ambasciatori di Elisabetta I d’Inghilterra. Su quello di Ranuccio, invece, sono raffigurate l’Allegoria del Buon Governo e della Pace, a conferma della distinzione tra i due programmi iconografici. Più antica è la statua del figlio, realizzata in forme ancora decisamente classicheggianti, mentre quella di Alessandro è più dinamica e “moderna”.

I cavalli di Mimmo Paladino

Una base quadrangolare di 12 metri per lato fa da gigantesco basamento per i cavalli di Paladino, statici eppure in eterno movimento. In realtà il curatore Arensi, nel suo saggio a catalogo pubblicato da Skira, rifiuta il termine “basamento” per la base quadrata che invece considera come “struttura linguistica portante da leggere insieme a tutti gli altri aggregati”.

Mimmo Paladino in Piazza dei Cavalli a Piacenza (foto di Saul Stucchi)

Durante la presentazione alla stampa dell’installazione Arensi ha raccontato due aneddoti significativi. Mentre veniva montata l’opera qualcuno si avvicinava per “bussare” con le nocche sui cavalli di Paladino “per sentire di cosa sono fatti”. Era certo la curiosità a spingere questi cittadini, ma forse in sottofondo giocava la reminiscenza virgiliana dell’episodio del sacerdote Laocoonte: “Timeo Danaos et dona ferentes”. I Piacentini e i turisti possono stare tranquilli: i diciotto cavalli di Paladino sono realizzati in vetroresina e all’interno non nascondono soldati pronti a conquistare la città mentre è assopita.

Anche il secondo aneddoto non è male. A una cittadina che esprimeva la propria perplessità per l’innalzamento di un’opera contemporanea in una piazza antica dominata da due sculture barocche, uno degli operai ha risposto: “Ma signora, non vede che questi cavalli sono molto più antichi?”. Forse, a ben guardare, più che antichi i cavalli di Paladino sono atemporali, sottratti alla dinamica del tempo perché “ideali”. Sembrano infatti immortalare l’idea platonica di “cavallo”, ovvero la “cavallinità”.

Il duca vandalo

L’augurio sincero è che non superino soltanto le minacce del tempo (anche in senso meteorologico), ma soprattutto quelle dei vandali che sembrano aspettare l’installazione di un’opera d’arte en plein air per sfogare le proprie frustrazioni. I lavori di Paladino – purtroppo per lui e per noi che li amiamo – sono già stati vittime più volte di danneggiamenti: a Milano nel 2011, nel 2017 a Brescia e a Benevento, quest’anno a Napoli…

Si tratta di deprecabili episodi di “vandalismo dal basso”. Ma nella loro vita plurisecolare i due monumenti equestri realizzati da Francesco Mochi ne hanno viste di tutti i colori, tra guerre e tentativi di trasferimento.

Gli stemmi di Alessandro e Ranuccio Farnese

Una delle vicende più curiose riguarda un atto di “vandalismo dall’alto”. Fu niente meno che Odoardo I, quinto duca di Parma e Piacenza, a far rimuovere dallo stemma sul monumento del padre Ranuccio la collana dell’Ordine del Toson d’Oro. Ce l’aveva con i reali di Spagna e questo dispetto gli sembrò il modo migliore di manifestare la sua insofferenza.

Per evitare ritorsioni, però, fece mettere in giro la voce che fosse stato il popolino a danneggiare la statua. Vandalo e pavido, il quinto duca Odoardo! Ancora oggi al fondo dello stemma di Alessandro Farnese pende il capro del Toson d’Oro, mentre quello di Ranuccio è mutilo dell’onorificenza.

Saul Stucchi
Foto di Lorenzo Palmieri
Le foto di Mimmo Paladino e degli stemmi sono di Saul Stucchi

PaladinoPiacenza

Informazioni sulla mostra

Dove

Piazza dei Cavalli
Piacenza

Quando

Dal 10 ottobre al 28 dicembre 2020
Prorogata fino al 28 febbraio 2021

Orari e prezzi

Orari: installazione en plein air
Biglietti: accesso libero

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

www.piacenza2020.it


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