Si può raccontare l’Italia con una mostra? Certo che no! È però possibile raccontare gli effetti che il Bel Paese ha esercitato nei secoli e che – per nostra fortuna – continua a esercitare su viaggiatori, turisti e ospiti stranieri. E quando a visitare l’Italia sono gli artisti, possiamo stare certi che anche il soggiorno più fugace porti il suo frutto. Così il problema degli organizzatori della bella mostra Il fascino e il mito dell’Italia. Dal Cinquecento al Contemporaneo, visitabile alla Villa Reale di Monza fino al prossimo 6 settembre, è stato quello di individuare opere significative e belle in un oceano di dipinti, sculture e fotografie. Sandrina Bandera, Caterina Bon Valsassina, Ada Masoero e Fernando Mazzocca ne sono riemersi con un’ottantina di opere arrivate in prestito da circa sessanta enti, pubblici e privati, italiani e stranieri, dalle Collezioni del Principe del Liechtenstein alla National Gallery di Londra, passando per il Louvre, il Prado e la Galleria Borghese.
Prodotta dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Skira Editore e Cultura Domani, la mostra è prima di tutto un invito e un’occasione per visitare la reggia tornata, se non ai fasti dei Savoia, alla completa fruibilità dopo anni (e anni) di restauri (e polemiche). E poi è un viaggio nella storia, nella geografia e nell’arte italiane, organizzato in quattro tappe principali: il Cinquecento; il mito dell’Italia nell’Europa del Seicento e del Settecento; dal Neoclassicismo al Simbolismo; l’ultimo Ottocento, il Novecento e il Duemila. Basta leggere i titoli delle sezioni per provare un senso di vertigine, tanto ampio e ricco è il periodo abbracciato dalla mostra. Dalla vertigine allo stupore il passo è breve: basta inquadrare l’Eva di Lucas Cranach il Vecchio arrivata dagli Uffizi (dove è rimasto Adamo!). Le stanno accanto la statuetta lignea di Lucretia, opera di Christoph Weiditz, e la tavoletta di Adamo ed Eva in marmo rosso di Ludwig Krug. Le differenze tra queste tre opere, per tecnica, stile e materiale, sintetizza bene la ricchezza dell’esposizione. Così il Mercurio marmoreo di bottega romana risalente al II a. C. è attorniato dai bronzetti di François Duquesnoy, Mercurio e Apollo con Cupido.
Poco più avanti incontriamo uno dei picchi del percorso: il Ritratto di Geronima Adorno Brignole Sale e sua figlia Aurelia (1627) di Antoon Van Dyck fa a gara con il Ritratto di Ippolito de’ Medici vestito all’ungherese del sommo Tiziano, mentre tutta sola soletta sta la Giovanna Spinola Pavese immortalata da Rubens attorno al 1604-1608; ciascun visitatore è libero di aggiudicare la palma del ritratto più bello all’opera che preferisce, sia ben chiaro. In una sala sono invece esposte tre opere del primo Seicento che hanno evidenti debiti nei confronti di Caravaggio, ma si differenziano tra loro per il trattamento della luce (nessuno dei tre artisti si avvicina all’abilità del Nostro). Ci sono poi paesaggi (con un piccolo ma intenso nucleo di vedute di Gaspar van Wittel o Vanvitelli che dir si voglia) e bei ritratti di prelati, sui quali domina il Ritratto di papa Clemente XIII del tedesco Anton Raphael Mengs (che fu tra i primi ad accorgersi del talento di Goya).
Rimanendo nel campo della ritrattistica, non possiamo non segnalare almeno altri due appassionanti confronti, ovvero quello tra i ritratti del Colonnello William Gordon di Pompeo Batoni e di Sir William Hamilton (sì, il marito dell’amante dell’ammiraglio Nelson…) di Joshua Reynolds e quello tra i ritratti di Canova di François-Xavier Fabre e di Thorvaldsen di Friedrich Von Amerling. Peccato invece per la posizione infelice riservata alla Danae del Correggio, esposta in uno “sgabuzzino delle scope”, per usare l’efficace espressione di un’attenta osservatrice di cui rispettiamo la privacy.
E poi ancora molto altro, dai Pifferai davanti a una Madonna di Léopold Robert, al Souvenir d’Italie di Jean-Léon Gérôme, alle statue di Rodin e Matisse che rivelano la seduzione di Michelangelo, ai Picasso, alla Falce e martello di Warhol, al Monochrome bleu sans titre di Yves Klein esposto accanto ai frammenti della volta stellata della Basilica di San Francesco di Assisi di Giotto e bottega. Nel blu dipinto di blu…
Saul Stucchi
Didascalie:
Gaspar van Wittel
Il Palazzo Ducale di Venezia visto da San Giorgio (1697)
olio su tela, 98 x 174 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado
Tiziano Vecellio
Ritratto di Ippolito de’ Medici vestito all’ungherese (1532-1534)
olio su tela; 139 x 107 cm
Firenze, Galleria Palatina, Palazzo Pitti
Pompeo Batoni
Il Colonello William Gordon (1736-1816) (1765-66)
olio su tela; 259 x 187,5 cm
Edimburgo, The National Trust for Scotland
Andy Warhol
Hammer and Sickle (Falce e martello) (1977)
pittura a polimeri sintetici e serigrafia su tela; 182,9 x 218,4 cm
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
IL FASCINO E IL MITO DELL’ITALIA
Dal Cinquecento al Contemporaneo
Dal 23 aprile al 6 settembre 2015
Villa Reale
Monza
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10.00-19.00; venerdì 10.00-22.00
La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti:
da martedì a venerdì: intero 12 €; ridotto 10 €
sabato e domenica: intero 15 €; ridotto 13 €
Infoline: 199 15 11 40
www.villarealedimonza.it