Questa settimana l’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato a un piccolo grande libro e una piccola grande città.
Ci sono almeno tre categorie di libri di viaggio. Alle prime due appartengono le tradizionali guide turistiche e i reportage – realizzati negli stili e con gli esiti più vari – di scrittori e giornalisti (Patrick Leigh Fermor, Bruce Chatwin e Paolo Rumiz, sono i primi nomi di autori che mi vengono in mente).
Ma è soprattutto la terza categoria che mi sta appassionando sempre più negli ultimi anni. È composta da quei libri che sollecitano e sospingono al viaggio il lettore senza essere né guide né reportage. È il caso, per esempio, di “A Month in Siena” dello scrittore libico Hisham Matar. Lo pubblica Viking, casa editrice americana del gruppo Penguin Random House.

Prossimamente dovrebbe uscire anche in Italia per i tipi di Einaudi che ha già in catalogo “Nessuno al mondo”, “Anatomia di una scomparsa” e “Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro“: il memoir che nel 2017 gli è valso il Premio Pulitzer per la categoria “biografia”.
Un mese a Siena
In poco più di cento pagine “A Month in Siena” racconta il periodo che Matar ha trascorso nella città toscana. Vi è arrivato un po’ rocambolescamente – ma non voglio svelare i particolari – per soddisfare la sua grande passione per la pittura senese del Trecento. Rimastone folgorato durante le visite alla National Gallery di Londra, ha deciso di abbeverarsi alla fonte originaria.
Ma, dicevo in apertura, “A Month in Siena” non è un tradizionale libro di viaggi. È molto di più e di meglio. È un diario intimo che diventa pubblico, una confessione d’amore (per Siena e per la sua arte), un inno alla cultura (e al turismo culturale: ecco perché ne scrivo in questa rubrica).

A Siena Matar mette a frutto il suo particolarissimo metodo di visita, concentrandosi su un’opera d’arte alla volta. Sulle prime le custodi della Pinacoteca Nazionale provano curiosità e apprensione per questo strano visitatore che si sofferma per ore e ore davanti allo stesso quadro. Poi imparano a conoscerlo, ci si abituano e possono dimenticarsi di lui, lasciandolo libero di concentrarsi su capolavori come la “Madonna dei Francescani” di Duccio di Buoninsegna.
Al Palazzo Pubblico, invece, si sofferma su ogni scena e figura del grandioso ciclo che adorna la Sala dei Nove, opera di Ambrogio Lorenzetti. Lì il pittore ha mostrato i benefici del Buon Governo e le conseguenze nefaste del Cattivo Governo.
Frittelle in Campo
La settimana scorsa sono tornato a Siena dopo tanti anni di assenza. Ci sono andato per rivivere l’atmosfera che si respira nelle pagine del libro di Matar. Non avevo di certo la pretesa che in due giorni potessi replicare l’esperienza dell’autore. I nostri punti di vista e i percorsi personali sono ovviamente diversi e non paragonabili. Eppure in vari momenti ho sentito una forte vicinanza con lui.
Uno dei più intensi l’ho provato quando mi sono sdraiato in Piazza del Campo per gustare le frittelle appena comprate nella baracca di legno che viene allestita temporaneamente in inverno. La stessa mostrata a Matar dalla sua insegnante di italiano, Sabrina. Seduti in un bar della piazza – racconta nel libro lo scrittore – i due parlarono di Russell, Wittgenstein e… frittelle! Poi l’insegnante accennò alla recente perdita del proprio padre.

“A Month in Siena” è permeato dalla figura del padre di Hisham, fiero oppositore del regime di Gheddafi, rapito nel 1990 mentre era in esilio in Egitto e fatto sparire. Ancora oggi, a quasi dieci anni dalla caduta del dittatore, la famiglia dello scrittore non conosce la sorte di Jaballa Matar.
“Il ritorno”, dedicato alla tragica vicenda della famiglia Matar, è un libro che strazia il cuore. Anche “A Month in Siena” commuove ma riconcilia, se possibile, con la vita. Voglio citare un passaggio che ho riletto proprio mentre gustavo le frittelle:
My father often travelled alone. He never, it seemed, had a problem about his own pleasure. But at that moment, lying on my back on Il Campo, the sky open above me, I felt I had exceeded him, that the pupil had excelled his teacher.”
Sdraiato sui mattoni della piazza pensavo a Hisham e a Jaballa Matar. Pensavo a mio padre, scomparso da pochi mesi. Ma anche al principe Andrej di “Guerra e pace” che osserva con occhi nuovi il cielo e ad Aleksej de “I fratelli Karamazov” che si getta a terra per abbracciarla. Storie di padri, storie di figli, storie di anime travagliate. Storie di vite vissute intensamente, tra ferite e frittelle.
PS: Hisham Matar sarà l’ospite dell’edizione 2020 di Dedica Festival a Pordenone, dal 7 al 14 marzo 2020.
Saul Stucchi
- Hisham Matar
A Month in Siena
Viking / Penguin
2019, 128 pagine
12.99 / 9.99 £