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Voi siete qui: Europa » Due settimane in Grecia, tra spiagge, birre e didascalie

10 Agosto 2025

Due settimane in Grecia, tra spiagge, birre e didascalie

Impossibile raccontare due settimane – sedici giorni, a essere precisi – di intensa vacanza in Grecia, se non per approssimazione.

Poco più di milleduecento chilometri con partenza e ritorno ad Atene, girando nel Peloponneso, perlopiù nell’amato Mani (la punta estrema della penisola centrale). Quanti i siti archeologi e i musei visitati? In totale almeno una quindicina, ovvero uno al giorno. Senza contare le chiesette bizantine, come quella nei cui pressi sono state sepolte le ceneri di Bruce Chatwin, sopra la località di Kardamyli, dove abitava il suo amico Patrick Leigh Fermor con la moglie Joan.

Altrettanto articolata e soddisfacente la lista delle birre bevute. Come la Fix, il cui nome è la resa greca del cognome tedesco Fuchs, quello dell’imprenditore bavarese che aprì il primo birrificio nel Paese. Correva l’anno 1864 e da poco era sul trono – come re dei Greci e non più re di Grecia, come invece il predecessore Ottone I, Giorgio I.

Oppure come le Alpha, Mythos, Sparta. Per la prima volta ho gustato altre marche, come la Argos’ Star e la Nema, la prima birra della Messenia. Ho spento la sete con grande soddisfazione davanti a paesaggi incantevoli, accompagnando un boccale a souvlaki (spiedini di maiale o di pollo) o kalamarakia (frittura di calamari), quasi sempre abbinati a un piatto di insalata greca. Da lunedì sarà il caso di tornare a un regime d’alimentazione più controllato e bilanciato.

Non le ho ancora contate, né tantomeno scaricate sul computer, ma so già che le fotografie scattate sono almeno un migliaio. Ad aggravare la situazione concorre il fatto che spesso si tratta di luoghi o reperti archeologici che ho già immortalato durante i viaggi precedenti. Confesso: sono un recidivo.

A mia, almeno parziale discolpa, posso addurre una motivazione tecnica. Come giornalista culturale sono interessato alle didascalie quasi quanto le opere, a volte anzi addirittura di più. Se fatte bene, le didascalie raccontano molto degli oggetti a cui sono abbinate. Ma in ogni caso rivelano qualcosa di chi le ha realizzate, dell’epoca in cui sono state scritte, del contesto culturale. Anche attraverso sviste, refusi, errori di traduzione…

Quando, per esempio, ho girato per le sale del piccolo Museo Archeologico di Sparta, ho pensato alla visita che vi aveva fatto, più di trent’anni fa, il poeta Seamus Heaney, poco prima di ricevere la notizia dell’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura (consegnatogli nel 1995).

Nel discorso di accettazione del premio, davanti all’Accademia Svedese, il poeta nordirlandese si soffermò su un rilievo votivo che aveva attirato la sua attenzione, aggiungendo che la didascalia stessa lo aveva interessato, tanto che non solo disegnò il pannello, ma trascrisse anche il testo che quella riportava. E io a mia volta cito una riga del suo discorso: «“Votive panel”, the identification card said, “possibly set up to Orpheus by local poet. Local work of the Hellenistic period”».

Io e il poeta – di lì a poco “laureato” con il Nobel – abbiamo visto lo stesso rilievo votivo, ma abbiamo letto due didascalie diverse. Come potete verificare, quella che attualmente accompagna il reperto è totalmente diversa. Non fa alcuna menzione alla datazione all’età ellenistica, limitandosi a una sommaria descrizione della scena e a indicarne la provenienza. Il cartellino recita:

Relief depicting Orpheus, seated with a lyre, and a poet offering him a rolled manuscript. The background reminds of a cave. Many animal heads are shown.
Sparta (Acropolis)”.

Chissà quante altre storie si sono possono scoprire leggendo le didascalie! Ma anche chiacchierando con qualche vicino di tavolino – residente o turista non fa differenza: tutti, nel nostro piccolo siamo degli emuli di Ulisse, impegnato ciascuno nella propria personalissima odissea – davanti a una bella birra greca.

Parafrasando quanto diceva della tequila Chavela Vargas, che mi ha fatto scoprire recentemente Camilla Barbarito, “se sei triste, birra! Se sei allegro, birra!”. Ma potete anche sostituire la bevanda con qualcosa di non alcolico (anzi, sarebbe consigliabile). Su di me ha un effetto da madeleine proustiana la bevanda al latte e cacao Milko. Ne basta un sorso per farmi assaporare la Grecia!

Saul Stucchi

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