L’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a “Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino.
Il 25 febbraio la Stazione Centrale di Milano mostrava i primi effetti di quella che allora pareva una psicosi più che una pandemia. Nella sala d’attesa davanti ai varchi d’accesso ai binari le panchine erano vuote. Una visione davvero inconsueta che mi ha colpito più delle mascherine che già qualcuno indossava. In treno ho iniziato a leggere “Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino. Comprato diversi anni fa, sembrava che non arrivasse mai il suo turno. Ed ecco, invece…”
Così scrivevo lo scorso 29 marzo nell’editoriale intitolato “Vita da giornalista culturale: mezza giornata a Losanna”. In realtà ho finito “Diceria dell’untore” soltanto in questi giorni. Dieci mesi per terminare un romanzo breve (o racconto lungo che dir si voglia)?! “Il romanzo meglio scritto del nostro Novecento”, secondo il mio amico Andrea. Ebbene sì. Tutto quello che è successo in questo strano e funesto 2020 mi ha infatti in qualche modo bloccato, impedendomi di andare avanti nella lettura. L’ho ripresa in limine anni, solo al suo crepuscolo, perché sia di buon auspicio per quello venturo.

Ricorrerà nel 2021 il quarantesimo della pubblicazione del romanzo, uscito allora da Sellerio (io l’ho letto nell’edizione dei Tascabili Bompiani, con prefazione di Francesca Caputo e un’intervista di Leonardo Sciascia). Il 15 novembre del 2020, invece, Bufalino avrebbe compiuto cent’anni.
Nella lista dei buoni propositi per il nuovo anno ho inserito “leggere Bufalino”. Con l’ardore che sempre contraddistingue la fase progettuale dei miei piani più ambiziosi – che come i piccoli indiani di Agatha Christie cadono stecchiti uno dopo l’altro – ho fatto qualche ricerca in rete per approfondire in particolare un tema che mi incuriosisce: la passione di Bufalino per gli scacchi. L’avevo anch’io quando ero giovane e ora è tornata a farsi sentire, risvegliata proprio da “Diceria dell’untore”.
“È un matto da manuale” spiegavo al mio compagno, rassegnatamente. “Già annunziato; in tre mosse e con sacrificio di Donna, sulla falsariga dell’Immortale di Anderssen, Torneo di Londra di or sono quasi cent’anni. Vorrei solo conoscere, prima di inchinarmi e cavarmi il cappello, il nome del vincitore”
si legge a metà del secondo capitolo.
Attorno agli scacchi ruotano tre dei libri che ho letto nei dieci mesi intercorsi tra l’inizio e la conclusione della lettura di “Diceria dell’untore”. Si tratta di “Teoria delle ombre” e “La variante di Lüneburg” di Paolo Maurensig e “Novella degli scacchi” di Stefan Zweig. Ma per tornare alla mia ricerca: qui di seguito ne trovate i primi risultati. Potrebbero esservi utili, se vorrete condividere con me questo buon proposito culturale per il 2021.
Per prima cosa ho ritrovato sul sito di RaiPlayRadio il podcast della trasmissione “Ad alta voce” di Radio 3 con “Diceria dell’untore” letto in quindici puntate dall’attore Roberto Herlitzka. Nelle mie camminate per i campi attorno al borgo natio prenderà il posto del “1914” di Luciano Canfora (per “Alle otto della sera”), prima di fare a sua volta spazio a “Il deserto dei Tartari” letto da Massimo Popolizio.
Poi ho acquistato sul sito dell’editore Il Poligrafo il libro “La partita a scacchi con Dio. Per una metafisica dell’opera di Gesualdo Bufalino” di Alessandro Cinquegrani, professore associato del Dipartimento di Italianistica e Filologia Romanza dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. La monografia è stata la sua tesi di laurea, conseguita nel 2001 con il massimo dei voti e la lode.

In rete ho trovato un’altra tesi di dottorato che già dal titolo si annuncia interessante: “Con gli occhi dietro la nuca”. Scrittura e memoria visuale nell’opera di Gesualdo Bufalino. L’ha scritta Agata Maria Sciacca, studentessa di filologia all’Università degli Studi di Catania. Facendo una veloce ricerca interna ho scoperto numerosi passi dedicati al tema degli scacchi.
Avrei poi voluto acquistare una copia di “Shah mat. L’ultima partita di Capablanca”, pubblicato nel 2006 da Bompiani in collaborazione con la Fondazione Bufalino di Comiso, ma non l’ho trovato da nessuna parte, nemmeno sui siti che solitamente consulto quando cerco un libro fuori commercio.
Il professore Nunzio Zago che ne ha curato l’edizione, Direttore del comitato scientifico della Fondazione Bufalino, ha cortesemente risposto alla mia mail spiegandomene la ragione: quella fu un’edizione non venale, presto andata esaurita. Ho individuato il libro e l’ho prenotato per il prestito alla Biblioteca Sormani di Milano. Sarà una delle mie letture natalizie. Del romanzo dedicato alla figura del geniale scacchista cubano José Raúl Capablanca (campione del mondo dal 1921 al 1927, quando perse il titolo contro il russo naturalizzato francese Aleksandre Alekhine, protagonista di “Teoria delle ombre” di Maurensig) Bufalino ha fatto in tempo a scrivere soltanto i primi due capitoli…
Infine – ma solo per il momento – ho scritto una mail a Leontxo García, il giornalista che cura la rubrica di scacchi sul quotidiano spagnolo El País (a cui sono abbonato da anni). Gli ho inviato lo schema della partita giocata dal protagonista di “Diceria dell’untore” contro il Magro che ho tratto dall’appendice dell’edizione Bompiani. La riporto qui sotto:
- e4 e5
- Cf3 Cc6
- Ac4 Ac5
- 0-0 Cf6
- Te1 0-0
- c3 Te8
- d4 exd
- e5 Cg4
- Cxd Cxd
- Cxd Dh4
- Cf3 Dxf2+
- Rh1 Dg1+
- CxD Cf2 #
Mi ha così risposto García: “la decima mossa del bianco (ovvero del protagonista del romanzo, ndr) è pessima, perdente. Al suo posto sarebbe stato meglio giocare Ag5 o Axf7+”.
Non ho avuto il coraggio di dirgli come finisce il romanzo.
Saul Stucchi