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Voi siete qui: Biblioteca » 2020, 1933, 1914… Gli anni dei sentieri che si biforcano

6 Dicembre 2020

2020, 1933, 1914… Gli anni dei sentieri che si biforcano

Questa settimana l’editoriale “L’ALIBI della domenica” è dedicato a una passeggiata nella storia.

Ho visto nei giorni scorsi girare sui social la copertina di Time con l’anno 2020 barrato da una croce e la didascalia: “The Worst Year Ever”, il peggiore anno di sempre. Beh, ho qualche dubbio al proposito.

A provocarli quel poco che ho imparato studiando storia, con buona pace di Hegel e di Alessandro Morandotti. I due erano d’accordo nel constatare la scarsa utilità di quella che un tempo veniva detta “magistra vitae”. “Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente”, ha detto il filosofo tedesco a cui l’antiquario italiano ha risposto con “la storia insegna che la storia non insegna nulla”.

E invece qualche lezione dovremmo anche impararla o averla già imparata. Per esempio quella di relativizzare.

Il 1933 di Georges Simenon

Così, alla fine di questo indubbiamente funesto 2020, mi ritrovo a guardare indietro e ancora più indietro nel tempo. La prima occasione me la fornisce “Europa 33” di Georges Simenon che Adelphi ha da poco mandato in libreria con la traduzione di Federica e Lorenza Di Lella e una nota di Matteo Codignola.

Simenon, Europa 33, Adelphi

Raccoglie quattro reportage dello scrittore e appunto giornalista, pubblicati tra il 1933 e il 1934. In due giorni sono arrivato alla metà delle quasi 380 pagine che lo compongono: un evidente indizio di quanto mi stia piacendo, ma soprattutto di quanto sia interessante. Ne parlerò nei prossimi giorni più dettagliatamente, nella recensione che pubblicherò qui su ALIBI Online. Ora voglio soltanto fare un veloce accenno, citando un brano dal primo reportage che dà il nome al volume.

La neve attutisce il rumore dei passi e delle voci. Attutisce gli urti. Ha un sembiante di pace. Eppure alcuni, qua e là, sono preoccupati, fremono impercettibilmente come se… Come se domani, scioltasi la neve e tornata nera e brulicante di vita la terra, dovessero correre verso frontiere di nuovo visibili. Ma questo non mi riguarda. Io sono partito con uno scopo più modesto, quello di vedere il volto dell’Europa di oggi. C’è stata un Europa di prima del 1914, poi un’Europa squarciata dalle trincee e infine un’Europa del dopoguerra. Ma forse è ancora un’altra Europa questa Europa del 1933 che sonnecchia sotto la neve e che, come chi dorme male, è scossa da bruschi e terrificanti sussulti”.

Il 1914 di Luciano Canfora

Il 1933 di Simenon mi ha fatto pensare al 1914 di Luciano Canfora, così ho deciso di ascoltare il podcast del ciclo omonimo della trasmissione di Radio Due “Alle otto della sera”, andato in onda in venti puntate tra il gennaio e il febbraio del 2004 per la regia di Vittorio Attamante. Ho iniziato ad ascoltarle passeggiando nei campi attorno al borgo natio (no, a differenza di Chateaubriand non sento in lontananza il rumore dell’artiglieria impegnata nella battaglia di Waterloo…).

Campi di Mezzago sotto la neve

Le puntate sono poi state trascritte a formare il primo numero della omonima collana edita da Sellerio, nella quale si può trovare anche “1956. L’anno spartiacque”.

Ma torniamo al 1914. “L’anno fatale della storia europea e mondiale del XX secolo si suole indicare, appunto, nel 1914. La discussione sull’importanza epocale di questo anno è di lunghissima data e comunque, accingendosi a raccontare i fatti riguardanti quell’anno e gli eventi conseguenti a quell’anno, è opportuno ripercorrere, sia pure in breve, quella valutazione di epocalità”.

Canfora, 1914, Sellerio

Così l’abbrivo della prima puntata. Il professore inizia il lungo viaggio nell’anno fatale guidato da due scrittori – e che scrittori! – : sir Arthur Conan Doyle e Thomas Mann. Menzionerà poi gli storici Ernst Nolte (“La guerra civile europea”) e Fernand Braudel (“Il mondo attuale”), ma anche Jorge Luis Borges per il suo racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”.

Lì “Borges ricorda a noi tutti e a se stesso, agli storici e ai non-storici che ogni evento ha almeno due, tre possibili sviluppi dinnanzi a sé. I sentieri si biforcano, e per forze che è difficile sempre riconoscere compiutamente, la realtà prende poi una certa strada anziché un’altra tre le varie strade possibili”.

Ecco, ascoltando il 1914 di Canfora pensavo a quanto assomigliasse al 1933 di Simenon. Spoiler alert: l’ultima puntata del ciclo radiofonico si chiude sui giornalisti compiacenti – francesi ma non solo – presenti sul libro paga dello zar. Vi ricorda qualcosa?

Saul Stucchi

  • Georges Simenon
    Europa 33
    Adelphi
  • Luciano Canfora
    1914
    Sellerio
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